I quotidiani continuano a perdere copie: ''colpa'' di Internet, ma anche di una informazione omologata

- di: Redazione
 
A guardare l'andamento delle vendite dei quotidiani italiani, ci sarebbe da restare sconvolti, se non fosse che, realisticamente, in futuro potrebbe andare molto peggio. I numeri, comunque, non mentono mai, anche se ci si potrebbe girare intorno, trovando scusanti o attenuanti. E' la crisi quasi inarrestabile dell'editoria cartacea italiana e di questo bisogna prendere atto perché, fatte rarissime eccezioni, è un fenomeno talmente generalizzato da sembrare avere imboccato una strada senza ritorno. Una strada che, per alcuni quotidiani, soprattutto locali - quindi con un potenziale bacino di acquirenti limitato -, potrebbe concludersi con una chiusura oppure, nella migliore delle ipotesi, con l'acquisizione da parte di un gruppo editoriale che, muovendosi nell'ottica di una centralizzazione della ''cucina'' del giornale, risparmierebbe sui costi. Ed è sconvolgente pensare che solo qualche decennio fa questi ''piccoli'' giornali erano il nerbo dell'editoria, perché non solo macinavano copie, ma raccoglievano parecchia pubblicità.

Continua a scendere il numero delle vendite dei quotidiani

Ma ora gli inserzionisti sembrano avere fatto scelte diverse. E quando si legge che un quotidiano oggi galleggia su pochissime migliaia di copie vendute c'è da chiedersi come riesca a tirare avanti. Ma cosa ha determinato questa situazione, che paradossalmente non frena gli enormi numeri di coloro che chiedono di esseri ammessi agli esami di idoneità professionale?
Di motivi ce ne sarebbero almeno un paio, entrambi fondati. Il primo è il moltiplicarsi delle fonti concesse dalla Rete e che sono spesso totalmente gratuite. Cosa che di per sé è una palla al piede per i quotidiani tradizionali che si sostengono soprattutto col prezzo di ciascuna copia venduta e che per ogni lettore che vira sulle notizie da Internet perdono soldi. Poco importa, a chi legge, la qualità dell'offerta informativa - che non sempre è eccelsa, conseguenza di una non rigorosa selezione di chi lavora in o per un sito -, basta che vi possa accedere senza sborsare un centesimo.

Ma questo è un macigno sulla formazione del giudizio di chi legge perché l'informazione potrebbe non essere sottoposta a controlli rigorosi, di merito e qualità. C'è anche la questione del costo di ciascuna copia di giornale. Prima veniva affrontato senza grossi problemi, ora potrebbe essere un ostacolo perché non tutti si possono permettere di togliere 45 euro al mese da una pensione o da uno stipendio medio-basso
Poi ci sarebbe un'altra questione, forse non molto considerata, ma che merita attenzione, essendo forse la principale.
Da anni, ormai, l'editoria quotidiana italiana soffre di una omologazione nei contenuti che potrebbe avere contribuito ad un distacco da parte dei lettori.
La narrativa è sempre la stessa, con argomenti, quando non addirittura titoli simili o persino uguali.

È un fronte informativa compatto, che porta avanti gli stessi argomenti e che, fatte salve le derive ideologiche del padrone, segue una sua interpretazione di quanto poi racconta o commenta.
Che sia questo che spinge il lettore-medio ad allontanarsi dai quotidiani?
Può darsi, ma nel calo delle vendite sono coinvolti anche giornali che hanno oggi un atteggiamento ''contro'', mentre sino a ieri l'altro incensavano, fino agli osanna, il presidente del consiglio di turno. Questo solo per dire che forse la linea portata avanti dai quotidiani conta fino ad un certo punto, rispetto ai contenuti tradizionali, cioè quelli legati alla cronaca e che non ricadono nella sola politica.

La gente ha dimostrato di volere non tanto di più, quanto di diverso, di cose dette con coraggio, anche andando contro ad una corrente che va sempre in un verso. Non è una equazione di facile soluzione perché quel coraggio potrebbe anche costare caro, ma almeno ci si potrebbe tentare per salvare, con la stampa quotidiana, anche una consistente parte di quella cosa di cui ci si accorge quando manca: la democrazia.
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