Quirinale: già partita la corsa ad eliminazione

- di: Diego Minuti
 
Chi non conosce Roma - crediamo siano ormai pochissimi - sanno che il Quirinale, oltre a essere individuato con il palazzo che ospita il presidente della Repubblica, è anche uno dei sette storici colli della capitale (per qualcuno ce ne sarebbero altri tre, ma questo poco interessa). E se si pensa ad un colle come ad una altura e che per raggiungerlo occorre fare un po' di fatica, si ha forse solo una immagine sfocata di quella che oggi è la frenetica corsa per salire al Quirinale, entrando nelle splendide sale, tutte affreschi, stucchi, arazzi - tacendo dei giardini - da successore di Sergio Mattarella.

È iniziata la corsa al Quirinale per scegliere il successore di Mattarella

La bagarre che si scatena ogni qual volta si apre ufficialmente la corsa al Quirinale è ormai entrata nella Storia, non quella ufficiale, ma non meno interessante, perché definisce il quadro della situazione politica, ma anche giochi di ruolo, strategie, ambizioni sfrenate, incapacità di capire d'essere presi in giro, ambizioni alimentate da un ego che ha poca ragione d'essere.
Ma è anche questo il gioco della politica, dove ciascuno può dire la sua, come fanno i capi autonominatisi di microscopiche quanto ininfluenti formazioni che fanno la voce grossa, sperando in una citazione, in una foto, in una ripresa, in una mini-intervista lungo le strade che portano a Montecitorio o Palazzo Madama.

Queste ore stanno vivendo la fase delle voci che, vorticosamente, si inseguono, sulle ali di mosse e contromosse, di attacchi e di parate, che sembrano sublimare la natura della politica, dove una pietra non è mai solo un sasso, ma - nelle parole di sapienti, retori o polemisti, anche oggetti atti a offendere od opere d'arte informale.
Così, in questi giorni, l'evoluzione delle trattative (presunte) per il Quirinale starebbero mostrando una partita che si gioca nel centrodestra, alimentata dalle ambizioni di Silvio Berlusconi e dalla consapevolezza dei suoi alleati che, assecondarne l'ambizione, rischia di mandare in frantumi non tanto l'alleanza, quanto la possibilità di eleggere un esponente dell'area o, almeno, ad essa gradito.
La candidatura di Berlusconi sembra un ballon d'essai, lanciato solo per saggiare da che parte vanno le preferenze di chi, alla fine, dovrà votare per eleggere il presidente della repubblica e non invece perché convinti che l'ex Cavaliere abbia reali chance di vedere coronato un sogno che coltiva da sempre.

Per questo in queste ore si racconta di un Berlusconi imbufalito alla notizia di un incontro riservato (tanto riservato che ne sono venuti a conoscenza tutti) tra Giorgia Meloni e Letizia Moratti, vicepresidente della Giunta regionale della Lombardia nonché ex ministro ed ex sindaco di Milano, che avrebbe avuto come oggetto una franco confronto sulle prossime manovre presidenziali.
Ma come dare torto a Giorgia Meloni che, in previsione dei danni che la candidatura di Berlusconi potrebbe causare al centrodestra, avrebbe deciso di sondare disponibilità diverse? In fondo il presidente di Fratelli d'Italia sa benissimo che, in seno al suo partito, non è che siano in molti a volere morire per Berlusconi-Danzica, ben sapendo che il cuore dell'ex Cavaliere lo posizione al centro molto più che a destra. E poi, ve lo immaginate Berlusconi che, pur di succedere al formale Sergio Mattarella, opta per la continenza verbale, accantonando la strabordante loquacità? Oppure che comincia a parlare in modo tale da somigliare al ''patriota'' che Giorgia Meloni anela sieda al colle?

Ma, a dispetto della sua aria giovanile e apparentemente ''scapricciata'', ''Giorgia'' calca i palcoscenici della politica da tempo immemorabile (si avvia a grandi passi verso i sedici anni da parlamentare della repubblica) e quindi ne conosce benissimo i meccanismi, così come i rischi. Ma la corsa al Quirinale ha la caratteristica di essere ad eliminazione e, alla fine, il suo esito si riduce a due possibilità, che a vincere sia un outsider o qualcuno il cui nome viene tenuto prudenzialmente segreto, per evitare di bruciarlo. Insomma, alla fine, come Highlander, non ne resterà che uno e non è detto che il suo nome sia stato già fatto.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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