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Putin gioca su due tavoli: bombarda Kiev e scarica Teheran

- di: Bruno Legni
 
Putin gioca su due tavoli: bombarda Kiev e scarica Teheran
Il Cremlino bombarda l’Ucraina e nel frattempo tratta con Trump e Macron per bloccare l’arricchimento dell’uranio iraniano. Dietro la svolta, l’isolamento strategico dopo il flop con Israele.

Un doppio fronte per lo zar

Mentre i cieli sopra Kiev continuano a riempirsi di droni e missili russi, Vladimir Putin apre un nuovo fronte, più silenzioso ma non meno strategico: quello del nucleare iraniano. Il presidente russo avrebbe suggerito a Teheran di accettare un accordo che imponga lo “zero arricchimento” dell’uranio, ovvero la completa rinuncia al programma che per anni Mosca ha protetto.

Dietro questa giravolta ci sarebbe un calcolo preciso: lasciare Teheran più debole, per negoziare meglio con Donald Trump sul futuro dell’Ucraina. “Sappiamo che questo è ciò che Putin ha detto agli iraniani”, avrebbe dichiarato un ufficiale israeliano coinvolto.

L’ombra di Trump su Kiev

L’offensiva russa sull’Ucraina non si arresta. Mosca ha lanciato un attacco con 597 droni e 26 missili da crociera, colpendo infrastrutture energetiche e causando almeno quattro morti. È l’escalation più dura degli ultimi tre mesi. Ma Putin guarda già oltre.

Ha parlato con Trump e Macron. Al tycoon avrebbe prospettato un riavvicinamento sul dossier iraniano, sapendo che l’ex presidente vuole rilanciare i negoziati nucleari con Teheran. L’offerta russa potrebbe essere parte di un accordo più ampio: meno interferenze in Medio Oriente in cambio di minor pressione sull’Ucraina.

Trump ha già fatto intuire le sue intenzioni. Dopo aver bombardato siti nucleari iraniani durante la recente guerra con Teheran, punta ora a un nuovo accordo più rigido. “Lunedì farò un’importante dichiarazione su questo tema”, ha annunciato.

La delusione dell’alleato iraniano

Per l’Iran, la mossa russa ha il sapore del tradimento. Durante l’invasione dell’Ucraina, Teheran ha fornito a Mosca droni kamikaze e missili, ma nella guerra con Israele, la Russia si è limitata a dichiarazioni formali, evitando ogni azione concreta.

Il malcontento emerge ormai apertamente anche nei media vicini al regime. Le smentite ufficiali su un’eventuale rinuncia al programma nucleare appaiono più difensive che convincenti. Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha ribadito: “Non accetteremo alcun accordo in cui l’arricchimento non sia incluso. Qualsiasi soluzione dovrà rispettare i diritti del popolo iraniano”.

Il Cremlino tra due fuochi

La posizione del Cremlino si fa sempre più ambigua. Ufficialmente, Mosca difende il diritto iraniano ad arricchire uranio. Ma dietro le quinte, propone di gestire direttamente il ciclo nucleare iraniano, fornendo uranio al 3,67% e al 20% per scopi energetici e di ricerca, in cambio dell’eliminazione dell’uranio altamente arricchito.

Non è una questione tecnica: è un messaggio politico. Putin si propone come arbitro e garante, cercando una nuova legittimità. Ma è una scommessa rischiosa, mentre Mosca deve gestire anche l’alleanza con la Corea del Nord, sempre più scomoda.

La linea Pyongyang

Proprio mentre invita Teheran al disarmo, il ministro Lavrov vola a Pyongyang per rafforzare i legami con Kim Jong Un. Obiettivo dichiarato: contrastare l’imperialismo occidentale e la NATO in Asia-Pacifico.

Una mossa che conferma la natura opportunistica della strategia putiniana: chiede moderazione all’Iran mentre abbraccia la Corea del Nord, il Paese più isolato e pericoloso sul piano nucleare. Il messaggio è chiaro: Putin si muove dove può trarre vantaggi immediati.

Kiev continua a resistere

In questo equilibrio instabile, l’Ucraina resta il campo di battaglia centrale. Dopo l’ennesimo attacco, Zelensky ha lanciato un appello: “Non è più tempo di calcoli diplomatici. Ogni rinvio costa vite umane”, ha detto, invocando nuove sanzioni rapide e severe contro Mosca.

L’Europa però appare lenta. Solo la Francia mantiene un dialogo con il Cremlino. La Germania resta prudente. Un nuovo accordo nucleare con l’Iran, se sponsorizzato da Putin, potrebbe dividere ulteriormente l’Occidente, favorendo il Cremlino.

Il grande bluff dello zar

Il “doppio gioco” di Putin – bombardare Kiev mentre tratta con Teheran – rivela una strategia spregiudicata ma segnata da crescenti fragilità. Il sostegno all’Iran non ha pagato: Israele ha colpito duramente e la Russia ha evitato ogni coinvolgimento diretto.

Ora, per rientrare nei tavoli diplomatici, lo zar si propone come garante del disarmo. Ma l’ambiguità potrebbe ritorcersi contro di lui. Teheran è furiosa. Trump diffida. L’Ucraina resiste. Per Putin, la partita è tutt’altro che chiusa. E nel grande risiko globale, il Cremlino rischia di restare isolato e senza alleati affidabili.

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