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Pulcini triturati, l’inchiesta shock che scuote la Francia (e l’Europa)

- di: Redazione
 
Pulcini triturati, l’inchiesta shock che scuote la Francia (e l’Europa)

Un nastro trasportatore, un ronzio metallico, migliaia di pulcini appena nati. Poi il buio. O meglio, la fine.
Le immagini diffuse da L214, l’associazione animalista francese che da anni documenta gli orrori nascosti dell’industria alimentare, hanno riacceso un dibattito che sembrava sopito: quello sull’uccisione dei pulcini maschi negli incubatoi.

Pulcini triturati, l’inchiesta shock che scuote la Francia (e l’Europa)

Scarti di produzione, li chiamano. Non servono a fare uova e non sono convenienti per la carne. E così, dopo poche ore di vita, finiscono triturati vivi.

Una scena che urta, che spaventa, ma che soprattutto interroga un’Europa che si dice attenta al benessere animale e che ancora oggi — nel 2025 — permette questa pratica in diversi Paesi membri.

“Una barbarie travestita da efficienza produttiva”

«L’inchiesta di L214 mostra uno degli aspetti più aberranti dell’industria alimentare: la triturazione di animali appena nati, trattati come scarti solo perché considerati inutili ai fini produttivi», denuncia Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia.
Cupi parla di “un sistema che deve cambiare” e invita le istituzioni europee a uniformare le regole.
Già, perché la mappa è a macchia di leopardo: Italia, Francia, Germania, Lussemburgo, Austria e Belgio hanno avviato divieti o percorsi legislativi, ma manca una norma comune Ue.

Nel frattempo, il numero resta spaventoso: 330 milioni di pulcini maschi uccisi ogni anno in Europa, 34 milioni solo in Italia.

L’Italia, pioniera con la legge del 2022
Nel nostro Paese, la svolta è arrivata nel 2022 con una legge che vieta l’abbattimento selettivo dei pulcini maschi nell’industria delle uova.
Dopo anni di pressioni e petizioni, il decreto attuativo è stato pubblicato la scorsa settimana in Gazzetta Ufficiale.
La norma prevede che, a partire dal 31 dicembre 2026, sarà obbligatorio adottare sistemi di “sessaggio in ovo”, cioè la capacità di riconoscere il sesso del pulcino prima della schiusa.

Una rivoluzione silenziosa, ma potenzialmente dirompente: stop ai nidi della morte, sì all’innovazione scientifica.
Gli incubatoi avranno tempo per adeguare gli impianti, riceveranno incentivi e dovranno comunicare in modo trasparente ai consumatori con etichette volontarie che certifichino la provenienza “senza uccisione di pulcini maschi”.

La Francia tra divieti e scandali
Eppure, proprio in Francia — uno dei primi Paesi ad aver introdotto il divieto di triturazione, nel 2023 — l’inchiesta di L214 dimostra che la transizione è tutt’altro che completa.
Dietro le leggi restano le prassi, e gli impianti più vecchi continuano a operare come prima.
La contraddizione è evidente: una parte del settore si adegua, l’altra resiste, frenata dai costi e dalla lentezza tecnologica.
Le immagini di L214, riprese di nascosto in un grande incubatoio, mostrano che la normativa c’è, ma il controllo manca.

E così, la Francia si ritrova di nuovo al centro della tempesta. Con un’opinione pubblica indignata e un’Europa che, per ora, osserva.

Tecnologia e etica: due facce della stessa rivoluzione
La tecnologia c’è, e funziona. Sistemi ottici e laser riescono a identificare il sesso dell’embrione già all’undicesimo giorno di incubazione.
La Germania è stata la prima a sperimentarli, seguita da Olanda e Italia.
Ma l’adozione su larga scala resta lenta e costosa. «Servono fondi e tempi di adattamento realistici», ripetono gli operatori del settore.

Eppure, il vento sta cambiando. Anche grazie ai consumatori, sempre più sensibili a ciò che accade “prima” che le uova arrivino sugli scaffali.
Le etichette “senza uccisione dei pulcini maschi” potrebbero diventare il nuovo marchio etico dell’agroalimentare europeo, come lo sono stati in passato il biologico e il commercio equo.

“Un passo avanti di civiltà”
Per gli animalisti, questa transizione è una battaglia di civiltà.
Non solo per la sorte dei pulcini, ma per l’intero modello produttivo che sta dietro la filiera delle uova.
«È la prova che l’etica può entrare nei processi industriali senza comprometterne la competitività», osserva ancora Cupi.
E conclude: «L’obiettivo è un’Europa in cui nessun animale venga più trattato come un rifiuto di sistema».

L’immagine finale
Un giorno — forse non lontano — quei nastri trasportatori che oggi portano i pulcini alla morte potrebbero diventare simbolo di rinascita tecnologica e morale.
Perché anche nell’industria più meccanizzata c’è spazio per una scelta: guardare o distogliere lo sguardo.
L’inchiesta di L214 ci costringe a guardare. E questa volta, non potremo dire di non sapere.

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