Produzione industriale, aprile in calo: in negativo edilizia ed energia

- di: Barbara Bizzarri
 

I dati che arrivano dalla produzione industriale di aprile sono preoccupanti: l'Istat ha stimato che l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dell'1,0% rispetto a marzo. Nella media del periodo febbraio-aprile si registra un calo del livello della produzione dell'1,3% rispetto ai tre mesi precedenti. L'indice destagionalizzato mensile diminuisce su base congiunturale per i beni strumentali (-0,1%), i beni intermedi (-1,2%) e l'energia (-2,1%) mentre i beni di consumo risultano stabili.

Produzione industriale, aprile in calo: in negativo edilizia ed energia

In un report, Intesa Sanpaolo ha sottolineato che "oltre ad una domanda di beni ancora fiacca, sospettiamo che parte della debolezza possa essere dovuta anche ai ritardi nella pubblicazione del decreto Transizione 5.0, volto a incentivare gli investimenti. Nel complesso, l'ultima serie di dati reali e di fiducia è coerente con la nostra opinione che il PIL potrebbe temporaneamente rallentare nel 2° trimestre, ma continuiamo a prevedere che l'economia riprenderà slancio nella seconda metà del 2024.  La produzione industriale italiana non cresce da quattro mesi e la variazione tendenziale è negativa da 15 mesi. Di conseguenza, il livello di produzione è ora -8,8% al di sotto del picco raggiunto ad aprile 2022. Il calo mensile è stato generalizzato: l'energia è scesa del -2,1% m/m (-3,6% a/a) rispetto al precedente 1,5%; la produzione di beni intermedi è diminuita per il secondo mese (-1,2% m/m da -0,2%; -2,1% a/a) mentre i beni strumentali sono scesi del -0,1% m/m (-3,1% a/a) da -3,5%. La produzione di beni di consumo è rimasta invariata dopo tre cali mensili consecutivi: i beni durevoli sono scesi ulteriormente (-1,6% m/m da -0,8%; -8,5% a/a) mentre i beni non durevoli hanno registrato un modesto rimbalzo (0,3% m/m da -0,5%; -2,9% a/a)".

Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING, dal canto suo, ha aggiunto: "I dati sulla produzione industriale di aprile sono risultati più bassi del previsto, confermando che la fase prolungata di debolezza del manifatturiero non è ancora finita. L'indice di produzione destagionalizzato ha subito una contrazione dell'1% sul mese e l'indice corretto per il calendario è sceso del 2,9% sull'anno. La contrazione mensile è stata distribuita in modo disomogeneo: la produzione di energia è scesa del 2,1% sul mese e i beni intermedi sono diminuiti dell'1%; i beni di investimento sono scesi dello 0,1% e i beni di consumo sono risultati piatti", per rimarcare poi che "una rapida occhiata alla ripartizione settoriale mostra che la contrazione mensile è stata particolarmente marcata per il coke e i prodotti petroliferi raffinati e per i prodotti chimici. Anche i settori che fanno parte della catena del valore dell'edilizia, come il legno e i prodotti minerali non metallici, hanno subito una contrazione, forse a dimostrazione del fatto che l'eliminazione accelerata dell'incentivo fiscale del superbonus sta infine iniziando a fare effetto. La crescita mensile della produzione di apparecchiature elettroniche ed elettriche, invece, potrebbe suggerire che le catene di approvvigionamento stanno funzionando abbastanza bene, nonostante le persistenti interruzioni dei transiti attraverso il Canale di Suez".

Forte preoccupazione arriva anche dal fronte dei consumatori: il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha spiegato infatti che “la produzione industriale registra il quindicesimo calo consecutivo su base tendenziale, con una riduzione ad aprile del -2,9% su anno. Una contrazione che investe tutti i settori, ma che si fa più marcata se si analizza l'andamento dei beni di consumo, che scendono ad aprile del -3,9% con un vero e proprio tonfo per quelli durevoli, in calo verticale del -8,5%. Sull'industria italiana si fa ancora sentire l'onda lunga del caro-prezzi che ha imperversato negli ultimi due anni, e che ha avuto effetti negativi diretti sulla spesa e sui consumi delle famiglie: per questo ribadiamo la necessità di intervenire in maniera più efficace sui prezzi, perché solo calmierando i listini sarà possibile tutelare la capacità di acquisto delle famiglie, sostenere i consumi e aiutare industria, commercio ed economia".

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