Dopo il Ponte, la Giustizia e l'immigrazione, ora tocca al nucleare: chi fermerà l'irrefrenabile Salvini?
- di: Redazione
Forse Giorgia Meloni, nonostante calchi i palcoscenici dell'alta politica ormai da moltissimi anni, resta in fondo una ingenua o, più probabilmente, nutre una fiducia sconfinata nella sbandierata fedeltà della Lega al progetto che ha portato il destra-centro-destra a guidare il Paese.
Se non fosse così, ci sarebbe da chiedersi cosa mai potrebbe fare lei per cercare di silenziare un vicepremier e ministro che non perde occasione per sparare proposte e anatemi, sentendosi in perenne campagna elettorale. L'ultima sortita del segretario leghista - quella di tornare subito al nucleare - faceva già parte dell'arsenale politico di Salvini. Solo che il suo tornare sull'argomento, sperando che la prima centrale nucleare si realizzi nella sua Milano, ha spiazzato tutti, anche quelli che, sbagliando, pensano di conoscere i pensieri del leghista e, magari, di saperli in anticipo. Quindi, dopo avere discettato di materie che come ministro non gli competono, come la Giustizia, i flussi di migranti, la Giustizia (anche se potrebbe farlo da segretario di partito, senza però strafare quotidianamente) , ora entra a piedi uniti sull'energia. Con la sua proposta (già formulata in passato) e la sua speranza (una centrale nucleare nel ''landscape'' meneghino), Salvini ha spiazzato tutti, tradendo per l'ennesima volta l'invito che Giorgia Meloni ha fatto ai suoi ministri di rallentare la raffica delle dichiarazioni, che piovono ogni giorno.
Dopo il Ponte, la Giustizia e l'immigrazione, ora tocca al nucleare: chi fermerà l'irrefrenabile Salvini?
Un invito alla continenza verbale che Salvini non ha rispettato nemmeno nei giorni in cui il governo doveva brigare, tra numeri e formule, per elaborare la nota di accompagnamento al documento di economia e finanza, dicendo al mondo intero - e proiettandosi verso il resto della galassia - che, cascasse il mondo, lui i cantieri del ponte sullo Stretto li aprirà l'anno prossimo. Che non ci siano i soldi in cassa per lui è solo un piccolo inciampo, un problema di mera contabilità, dicendo che quell'opera la farà nonostante tutto.
Per corroborare la sua ennesima battaglia, Salvini ha buttato lì dei numeri, alcuni dei quali (come quello degli occupati stabilmente per il Ponte, quindi dopo la sua realizzazione) destano perplessità. Ma se lui ne è convinto, niente da dire. Se non che, mentre lui reclama che si trovino i soldi per il ''suo'' ponte (accetterà mai di intitolarlo a Silvio Berlusconi, come reclamato da Forza Italia? Questa sì che è una domanda seria), il governo pensa ad un massiccio piano di privatizzazioni che, se approvato, non certificherebbe una svolta in senso liberale, ma plasticamente disegnerebbe le difficoltà dell'esecutivo.
A rifletterci su, la crociata nucleare che Salvini ha ufficialmente lanciato sembra essere soprattutto una invasione di campo, di cui però nessuno sembra chiedergli conto.
Perché se c'è un ministro che può parlare di questo argomento non è certamente lui, essendo il dossier competenza di Gilberto Pichetto Fratin, titolare delle deleghe per l'Ambiente e (soprattutto) della Sicurezza energetica.
Ma cosa sarà in fondo una competenza nel disegno divino, pardon nel disegno di Salvini di cercarsi nuovi voti a destra (alla destra di Fratelli d'Italia) e al centro (Forza Italia)? Per lui tutto va bene, pur di guadagnare consensi. Che è cosa scontata, ma che lui sta estremizzando, lavorando ai fianchi gli alleati. Sino a quando glielo si consentirà.