Politiche economiche Ue, Confartigianato: "Decisivi i prossimi 15 giorni"

- di: Barbara Leone
 

Nei prossimi quindici giorni si collocano tre momenti chiave per le politiche economiche europee, che interessano cittadini e imprese nei 27 paesi dell’Unione europea. In questa prospettiva, appaiono necessarie le politiche per un’Europa a misura di MPMI, come evidenziato nelle proposte di Confartigianato ai candidati alle elezioni Ue, in grado di valorizzare l’attività dei 32 milioni di micro, piccole e medie imprese (MPMI) europee che danno lavoro a 103 milioni di addetti, il 64,8% dell’occupazione delle imprese dell’Unione. In Italia la quota del lavoro generato dalle MPMI sale al 75,2%.

Politiche economiche Ue, Confartigianato: "Decisivi i prossimi 15 giorni"

Tre le date chiave evidenziate da Confartigianato. La prima: il prossimo 6 giugno, decisione sui tassi BCE. Le stime preliminari pubblicate venerdì scorso da Eurostat indicano che a maggio l’inflazione è salita al 2,6% dal 2,4% di aprile. Il rialzo rende più incerto il taglio dei tassi nella riunione del Consiglio direttivo della BCE di giovedì prossimo. Come ha documentato il 29° report dell’Ufficio Studi di Confartigianato, nel corso della stretta monetaria, tra giugno 2022 e marzo 2024, le imprese italiane hanno subito una crescita dei tassi sui prestiti di 372 punti base, più severa rispetto i 335 punti base in più registrato nella media dell’Eurozona, determinando 8.953 milioni di euro di maggiori oneri finanziari per MPI tra giugno 2022-febbraio 2024. A seguito del caro-tassi, dopo un lunga fase  espansiva, nel 2023 è tornata a scendere la propensione ad investire delle imprese.

La seconda data chiave è, ovviamente, il 9 giugno. Il Parlamento europeo che sarà eletto alla fine di questa settimana e la nuova Commissione definiranno le politiche europee su dossier chiave, tra i quali difesa, energia, commercio, relazioni internazionali e migrazioni. Secondo l’ultima rilevazione di Eurobarometro, mediamente due cittadini europei su tre chiedono un politica comune europea, un orientamento che è più marcato per i cittadini spagnoli, tedeschi e italiani. Nel dettaglio si osserva un maggiore consenso per una politica di difesa e sicurezza comune tra gli Stati membri dell’UE (77% a favore nella media Ue e 78% in Italia), seguita da politica energetica (72% in Ue e 76% in Italia) (QE 28/5), politica commerciale (71% in Ue e 68% in Italia), politica estera (69% in Ue e 73% in Italia), politica in materia di migrazione (67% in Ue e 78% in Italia) e politica sanitaria (63% in Ue e 66% in Italia), mentre è meno diffuso il consenso per un ulteriore allargamento dell’UE ad altri paesi negli anni futuri (51% in Ue, in linea con il dato dell’Italia). Una più ampia politica comune richiederebbe maggiori risorse che, però, sono ancora concentrate nei bilanci degli stati membri. Nel 2022 la spesa del bilancio dell’UE è di 243,3 miliardi di euro, pari al 3,1% dei 7.894 miliardi di spesa pubblica dei 27 paesi dell’Unione europea. Se sommiamo anche l’intervento straordinario di NextGenerationEU, l’ammontare di risorse europee sale al 3,9% della spesa pubblica dei 27 stati. Oltre metà (52,0%) della spesa dell’Unione è per le politiche di coesione, seguita dalle risorse naturali e ambiente  con il 24%, per la quasi totalità (98,7%) allocata per agricoltura e pesca. Le politiche per il mercato unico, innovazione e agenda digitale assorbono il 10,3% della spesa, per vicinato e resto del mondo il 6%, per la pubblica amministrazione europea il 4,8%, mentre si registrano quote minime per migrazione e gestione delle frontiere (1,4%) e la difesa  (0,5%).

Infine il 19 giugno, giorno in cui si avvia la procedura di infrazione per eccesso di deficit. A inizio 2024 sono tornate in vigore le regole del Patto di stabilità e crescita e il prossimo 19 giugno la Commissione europea proporrà l’avvio delle procedure di infrazione per i disavanzi eccessivi per alcuni paesi, con elevata probabilità anche per l’Italia, che nel 2023 presenta il deficit più ampio tra tutti i paesi dell’Unione europea. Inoltre, secondo la riforma della governance economica europea entrata in vigore lo scorso 30 aprile, in uno scenario ‘storico’ di crescita, l’Ufficio parlamentare di bilancio stima per l’Italia un aggiustamento annuale del saldo primario strutturale di mezzo punto percentuale di PIL nei prossimi sette anni. Infine, va considerato che la conferma nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati solo per l’anno in corso dall’ultima manovra di bilancio richiederebbe ulteriori risorse di bilancio per 18,2 miliardi di euro. Parte in salita la prossima manovra di bilancio, che si andrà a delineare con il nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine che sarà presentato alle autorità europee entro il prossimo 20 settembre.

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