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Usa, epurati pm dell’assalto al Congresso: politica travolge giustizia

- di: Vittorio Massi
 
Usa, epurati pm dell’assalto al Congresso: politica travolge giustizia
Usa: epurazioni nel Doj, politica travolge la giustizia

Tra rimozioni mirate e resistenze istituzionali, il Dipartimento di Giustizia trasformato in terreno di battaglia politico.

Un’iniziativa che suona come un’epurazione

Da gennaio 2025, sotto l’amministrazione Trump tornata alla Casa Bianca, si è verificata una vera e propria “purga” interna nel Dipartimento di Giustizia e nell’FBI. Il bersaglio? I funzionari che avevano partecipato alle indagini sull’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021.

Secondo quanto riportato, Emil Bove, acting deputy attorney general, ordinò il licenziamento di otto alti funzionari dell’FBI coinvolti nelle indagini sulla sommossa e compilò una lista di altri agenti da epurare.

Resoconti indipendenti parlarono di decine di licenziamenti, con almeno 20 professionisti coinvolti, soprattutto nel team guidato dal procuratore speciale Jack Smith.

Michael Gordon: il caso emblematico

Tra coloro licenziati — nonostante ottime valutazioni — spicca Michael Gordon, protagonista delle inchieste più delicate sul 6 gennaio. Licenziato il 27 giugno 2025, ha reagito intentanto una causa legale contro il Dipartimento di Giustizia, denunciando motivazioni politiche dietro al suo allontanamento.

Un crollo organizzativo: vuoti a Washington

Le epurazioni non riguardano solo gli addetti ai lavori, ma anche le infrastrutture stesse delle indagini. Jeanine Pirro, attualmente alla guida dell’ufficio statunitense di Washington, ha denunciato una situazione di emergenza: mancano 90 pubblici ministeri e 60 investigatori/paralegali. Tutto questo dopo numerosi licenziamenti seguiti al ritorno al potere di Trump.

In parallelo, un’inchiesta giornalistica avrebbe ricostruito le dimissioni ed epurazioni di decine di procuratori “non allineati”, definiti “sicofanti anti-Trump”.

Ed Martin e il “Weaponization Working Group”

Il ritorno di Trump ha coinciso con una nomina controversa: Ed Martin è stato scelto per dirigere l’Ufficio del Procuratore degli Stati Uniti a Washington (DC), con l’obiettivo dichiarato di smantellare le inchieste sul 6 gennaio.

In più, Martin è stato nominato responsabile del “Weaponization Working Group”, varato il 5 febbraio 2025 dall’Attorney General Pam Bondi. Il gruppo, nato per rivedere eventuali “persecuzioni politicizzate”, appare più strumento di intimidazione che di verifica neutrale.

Reazioni e resistenze interne

Molti funzionari si sono esposti. Brian Driscoll, ex vicedirettore ad interim dell’FBI, rifiutò di collaborare alla lista nera degli investigatori e fu licenziato l’8 agosto 2025.

Parallelamente, l’iniziativa ha suscitato allarmi bipartisan e parole di allerta sul rischio di trasformare l’istituzione di giustizia in uno strumento di vendetta politica.

La giustizia come leva politica

  • La giustizia come leva politica: i casi descritti disegnano un quadro chiaro di come il controllo politico stia travalicando i confini della legittimità istituzionale.
  • Una risposta a catena: licenziamenti, estromissioni, denunce legali, carenze operative — tutto in nome di una “agenda presidenziale”.
  • La difesa dell’imparzialità: la reazione di chi rimane e denuncia fa capire che la posta in gioco è la tenuta stessa dello Stato di diritto.
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