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Superbonus: Giorgetti non ci sta ad essere messo all'angolo

- di: Redazione
 
Superbonus: Giorgetti non ci sta ad essere messo all'angolo
Come la madre - vero motore della famiglia - guarda giudiziosamente i bilanci domestici e, solo dopo, decide - magari per le insistenze dei figli - di comprare cose che ricadono nella larga categoria del ''non necessario'', Giancarlo Giorgetti si trova nella scomoda posizione di dire no alle pressanti richieste di spese che gli vengono avanzate dai (oggi) rissosi compagni di maggioranza. Per lui, che deve tenere, compatibilmente con la realtà, i conti pubblici in ordine, sentirsi incalzato in materie per lui fondamentali, quale il superbonus edilizio, se non è una mancanza di fiducia, ci manca poco. Eppure lui resiste, nel fortino del Ministero dell'Economia, alla sferzate che gli arrivano soprattutto da Forza Italia, impegnata al massimo delle sue energie politiche verso le elezioni europee, con vista sull'auspicato, anzi bramato sorpasso sul partito di Giorgetti, la Lega.

Superbonus: Giorgetti non ci sta ad essere messo all'angolo

Giorgetti, che è uomo pratico, sa di dovere scalare una montagna ripidissima, quella delle risorse da reperire per confermare, anche nel 2025, alcuni dei capisaldi del governo Meloni; quelli stracitati, in ogni occasione, del taglio del cuneo fiscale e dell'attenuazione della morsa sui contribuenti chiamata Irpef.
Guardando all'anno prossimo e, soprattutto, con una occhiata ai numeri di oggi, Giorgetti è davanti ad una realtà già drammatica: l'aridità delle risorse che possano consentire al Governo di ripetere le misure di quest'anno.

Ma questa, che è una evidenza, sembra non intaccare più di tanto le richieste degli alleati che, convinti che le europee sono uno snodo politico fondamentale per il futuro del Paese (visti i lacciuoli economico-finanziari che Bruxelles ha steso intorno all'Italia), continuano a fare campagna elettorale a furia di proposte e promesse verso un elettorato che, tradizionalmente, nell'imminenza di un appuntamento con le urne, viene blandito a colpi di promesse.

Tutto bello perché tutto comprensibile. Ma, sembra lasciare capire Giorgetti, bisogna essere molto prudenti. Come dovrebbero essere quelli che fanno promesse elettorali non guardando al bilancio dello Stato e non avendo consapevolezza che, solo negli ultimi quattro anni, abbiamo accumulato un debito pubblico ulteriore di oltre 630 miliardi. Una virtù, quella di essere prudenti, che sembra essere sparita dall'agenda degli alleati che, a cominciare dal Superbonus e dalla dilatazione sino a dieci anni delle relative detrazioni, marciano compatti contro la determinazione di Giorgetti di mettere la parola fine alla spesa non necessaria.
Sul punto il ministro leghista non è disposto nemmeno a discutere, lasciando capire che, nel caso in cui qualcuno (come Forza Italia) cercasse di forzargli la mano per ammorbidire il capitolo delle detrazioni edilizie, potrebbe anche prendere decisioni che avrebbero un effetto enorme sul governo.

Anche perché nel caso di un contrasto insanabile con Forza Italia (al momento, almeno nelle dichiarazioni ufficiale, Fratelli d'Italia non interviene, quasi considerando la faccenda un contrasto personale tra Giorgetti e Tajani), il ''dopo'' diventerebbe un problema per Matteo Salvini, perché, se da un lato si ''libererebbe'' di un ministro non sempre allineato e coperto con la sua linea, dall'altro si troverebbe davanti alla scelta di accettarne il gesto, inimicandosi porzioni consistenti del partito, o di doverlo difendere. Sino alle estreme conseguenze.
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