Oggialla Camera si apre un confronto ad alta tensione sul terreno più delicato: quello della libertà di stampa. Le opposizioni portano in Aula una mozione unitaria su querele temerarie, pluralismo e trasparenza dei media, mentre il centrodestra prepara un testo alternativo. Sullo sfondo, l’attentato contro Sigfrido Ranucci e il caso Garante privacy–Report che hanno acceso i riflettori su rischi e contraddizioni del sistema.
Cosa chiede l’opposizione
Il fronte M5S–Pd–Avs ha messo a punto una mozione che intreccia due fili: attuare la direttiva europea anti-SLAPP contro le cause bavaglio e rendere operativa l’Emfa, il regolamento europeo sulla libertà dei media, con impegni verificabili per governo e amministrazioni. Nel pacchetto rientrano la richiesta di ritiro delle querele da parte dei membri dell’esecutivo contro i giornalisti, la regolarità delle conferenze stampa della presidente del Consiglio e dei ministri, e garanzie effettive di indipendenza editoriale nel servizio pubblico.
Tra i proponenti si rivendica l’urgenza: “Vogliamo impegni precisi”, afferma l’opposizione, puntando il dito contro i ritardi nel recepimento delle nuove norme europee e chiedendo tempi e strumenti per proteggere chi indaga su potere, affari e criminalità.
La risposta della maggioranza
Il centrodestra è intenzionato a contrastare la narrazione di un Paese ostile ai cronisti. In Aula prenderanno la parola i gruppi di maggioranza per contestare i toni allarmistici e presentare un proprio testo focalizzato su sicurezza, responsabilità e tutele già esistenti. L’obiettivo politico è ribaltare l’impianto della mozione unitaria, chiarendo i confini tra critica e diffamazione e rivendicando il percorso legislativo nazionale.
Perché l’Europa pesa (davvero)
Due pilastri europei scandiscono il calendario. Primo: la direttiva anti-SLAPP, che introduce scudi procedurali contro le cause strategiche pensate per intimidire giornalisti e attivisti, e obbliga gli Stati a dotarsi di filtri rapidi per archiviare i contenziosi pretestuosi e di sanzioni per chi abusa dei tribunali. Secondo: l’European Media Freedom Act, il nuovo regolamento che punta a rafforzare pluralismo, trasparenza degli assetti proprietari, indipendenza delle redazioni e a coordinare le autorità nazionali.
La partita, quindi, non è simbolica: se il Parlamento spingerà su attuazione e vigilanza, la ricaduta pratica sarà misurabile nelle redazioni, nelle aule di giustizia e nei consigli di amministrazione dei media.
Il fattore Ranucci e l’effetto temperatura
L’attentato esplosivo contro Sigfrido Ranucci del 16 ottobre ha trasformato un dibattito spesso astratto in questione di sicurezza concreta. Nessun ferito, danni alle auto e all’abitazione, e un segnale inquietante in un Paese dove la cronaca giudiziaria e le inchieste su mafia, affari e politica restano terreno ad alto rischio. La reazione pubblica ha moltiplicato le pressioni sulla politica perché passi dalle dichiarazioni agli atti.
Il nodo RAI e la fiducia nel servizio pubblico
La sanzione da 150 mila euro legata a Report e la disputa con il Garante per la protezione dei dati personali sono diventate un caso nazionale, alimentando il sospetto di un clima avverso verso l’inchiesta televisiva. Il punto politico non è la singola trasmissione: è il perimetro di autonomia editoriale del servizio pubblico e la trasparenza dei processi regolatori quando in gioco ci sono potere, privacy e diritto di cronaca.
Numeri che bruciano
Nel World Press Freedom Index dell’ultimo anno l’Italia scivola nella fascia “problematic”, segnale che pressioni, minacce e querele temerarie non sono episodi isolati ma un ecosistema da rimettere in sesto. Per il Parlamento è un test di credibilità: attuare bene le regole europee e rafforzare gli anticorpi interni può invertire la rotta.
Cosa aspettarsi adesso
I tempi sono stretti. La discussione generale si apre, il voto sulle mozioni è atteso dopo le altre leggi già calendarizzate. Nel frattempo la maggioranza lima il proprio documento. La bussola, però, è già chiara: meno annunci, più meccanismi effettivi. Filtri anti-SLAPP che funzionano, trasparenza proprietaria e firewall tra politica e redazioni non sono slogan: sono il minimo per evitare che il prossimo caso eclatante sia solo questione di calendario.