Con Putin ''pacifista'', Conte vince il premio Harakiri politico dell'anno

- di: Diego Minuti
 
Ammettiamolo: se non esistesse in natura, Giuseppe Conte lo si dovrebbe inventare.
Il presidente del consiglio che ha governato a colpi di Dpcm (al netto della situazione di emergenza che il Paese viveva) e che oggi tuona contro la decretazione d'urgenza, come se fosse il male assoluto; lo statista che ha detto che il modo di governare di Draghi era un vulnus alla democrazia; il politico che, inneggiando alla partecipazione di tutti alla politica, s'è scelto un manipolo di amiconi da mettere nei collegi e nelle liste considerate blindate, ne ha detta un'altra.

La dichiarazione di Conte su Putin rischiano di essere un suicidio politico

Solo che questa, anche se può apparire una affermazione avventata, le batte tutte.
Perché sentirgli dire che ''la pace va costruita, nessuno ci dica che Putin non la vuole. La pace va costruita giorno dopo giorno'' non può che ingenerare sgomento, al pensiero che lui, Conte, sino a pochi mesi fa sedeva a palazzo Chigi, guidando politicamente un Paese che appena ieri è stato, nuovamente, minacciato dalla Russia del ''pacifista'' Putin, oltre che attaccato dagli hacker al solo del Cremlino.

Cercare di capire cosa abbia spinto Conte a pronunciare una difesa d'ufficio di Putin (che, a meno di spaventosi vuoti nella nostra memoria, è lo stesso presidente russo che ha dato l'ordine di invadere l'Ucraina) è una impresa improba perché va contro tutte le evidenze. Quel ''nessuno ci dica che Putin non la vuole'' cozza contro il concetto stesso di pace, che non può essere accostato a chi ha scatenato la guerra.
Cosa può avere indotto Conte a una analisi che sembra non tenere conto delle migliaia di morti, da tutte e due le parti in armi, ma soprattutto civili? Che sembra volere scientemente ignorare il calendario dell'aggressione? Che cancella immagini che hanno provocato orrore e indignazione?

Forse - questo non lo possiamo escludere, così come l'esistenza dello Yeti e della creatura del lago di Ness - Conte ha una sua fonte privilegiata di informazioni che ribaltano la narrazione che è stata fatta fino ad oggi, accreditando quindi Putin come la vittima dell'aggressione e non il demiurgo. Come quando la Germania, nel 1939, invase la Cecoslovacchia dicendo d'esservi costretta per evitare la persecuzione dei tedeschi dei Sudeti.
Un po' la cosa che ha detto Putin: basta sostituire Donbas a Sudeti e la storiella è la stessa.

Le parole di Giuseppe Conte - pronunciate quasi in contemporanea con l'endorsement virtuale di Trump nei suoi confronti - sembrano tradire la strategia di andare a cercarsi voti un po' ovunque, usando argomenti che poco si acconciano con la storia del Movimento dei Cinque Stelle, di cui oggi si vuole accreditare un'anima di sinistra che ieri si respingeva. Lo ha detto Massimo Bugani, ex Cinque Stelle, ricordando che veniva sistematicamente rimproverato quanto accostava il Movimento alla sinistra.
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