Accordo al fotofinish tra i ministri europei dell’Ambiente: obiettivo al 2040 confermato, ma con crediti di carbonio fino al 5% e revisione periodica. Roma fa valere biocarburanti e tempi più morbidi su trasporti ed edifici. Ora la parola al Parlamento europeo.
(Foto: Hoekstra Wokpe, commissario europeo al clima).
La maratona negoziale è finita all’alba: l’Unione europea imbocca la rotta della neutralità climatica fissando un taglio del 90% delle emissioni nette entro il 2040, tappa intermedia verso lo zero netto del 2050. L’intesa tiene insieme obiettivo e flessibilità: una valvola di sicurezza che consente di coprire fino al 5% del target con crediti di carbonio internazionali “di alta qualità”, riducendo così l’impegno domestico all’85%.
Cosa cambia davvero
Il cuore del compromesso sta in due chiavi: crediti internazionali e tempi di attuazione. I crediti, legati a progetti di rimozione della CO₂ fuori dall’Ue, scatteranno dal 2036 con una fase pilota 2031–2035. Sul fronte dei tempi, i ministri chiedono di far slittare al 2028 l’avvio del nuovo mercato del carbonio per trasporti su strada ed edifici (il cosiddetto Ets2), che il quadro normativo prevedeva operativo dal 2027.
Il ruolo dell’Italia
Roma ha sostenuto fino all’ultimo una traiettoria meno rigida per settori sensibili e il riconoscimento dei carburanti a zero o basso tenore di carbonio nel percorso di decarbonizzazione della mobilità. Obiettivo centrato: nel testo entra un impegno a considerare biocarburanti e carburanti rinnovabili tra le opzioni di mercato da valutare nella revisione delle regole su auto e furgoni.
La traiettoria al 2035
Oltre alla tappa 2040, i ministri hanno delineato per il 2035 una forchetta di riduzione tra 66,25% e 72,5% rispetto al 1990. È la bussola con cui l’Ue si presenta alla Cop30, in calendario in Brasile, per evitare il rischio di arrivare senza numeri condivisi.
Le frizioni tra i Paesi
L’accordo passa a maggioranza qualificata. Alcuni Stati dell’Est contestano la sostanza del compromesso e temono impatti su prezzi dell’energia e industrie energivore. Belgio e Bulgaria si sfilano con l’astensione; altri quattro Paesi votano contro. La spaccatura racconta una verità semplice: ambizione climatica e competitività vanno riallineate nel pieno di un ciclo economico complicato.
Voci dal tavolo
“Abbiamo raggiunto un target vincolante al 2040 del -90%, con un obiettivo domestico dell’85% e fino al 5% di crediti internazionali: è un buon compromesso”, afferma il commissario europeo al Clima Wopke Hoekstra. Da Bruxelles si sottolinea il valore politico di arrivare alla conferenza Onu con una posizione definita. Dall’Italia, il governo rivendica i risultati su biocarburanti e gradualità.
Perché la flessibilità conta
La clausola di revisione rafforzata consente di rimettere mano all’intero pacchetto climatico – incluso il target 2040 – alla luce di variabili come innovazione tecnologica, prezzi dell’energia, crisi geopolitiche. Ogni cinque anni si valuterà se attivare un ulteriore 5% di crediti esterni per settori difficili da abbattere: trasporti, edilizia, agricoltura, rifiuti, uso del suolo.
Industria, famiglie, finanza pubblica
Per l’industria la partita si gioca su tre fronti: elettrificazione, idrogeno, efficienza. Le imprese chiedono certezza regolatoria, investimenti in reti e iter autorizzativi rapidi. Per le famiglie, l’entrata in vigore dell’Ets2 inciderà su carburanti e riscaldamento: il rinvio al 2028 mitiga l’impatto nel breve, ma impone programmi di riqualificazione energetica e sostegni mirati. Per i conti pubblici, la sfida è concentrare risorse su infrastrutture e innovazione con regole di finanza Ue in evoluzione.
I nodi aperti
Resta il dibattito sulla qualità e la tracciabilità dei crediti di carbonio esteri. Le Ong chiedono salvaguardie severe contro il rischio di compensazioni non addizionali o di “outsourcing” delle emissioni. Sarà decisiva la proposta attuativa della Commissione sui criteri “di alta qualità” e sui meccanismi di registrazione e verifica.
I prossimi passaggi
L’accordo del Consiglio è il punto di partenza: servirà il via libera del Parlamento europeo per rendere vincolante il target 2040 e definire il pacchetto di atti delegati e di esecuzione. La Commissione dovrà presentare il disegno sui crediti internazionali e sciogliere il nodo del calendario Ets2 alla luce del confronto con l’Eurocamera.