Autunno incandescente, primavera referendum, elezioni politiche e regionali: un calendario elettorale da maratona.
La campagna elettorale italiana si annuncia come un vero e proprio tour de force: dalla prossima stagione autunnale fino alle politiche del 2027 (e oltre), cittadini chiamati alle urne quasi senza sosta, con un impegno democratico che rischia di trasformarsi in stanchezza generalizzata.
L’antipasto amministrativo già servito
Tra maggio e giugno 2025 circa 2 milioni di elettori hanno già partecipato a consultazioni locali: oltre 100 Comuni – tra cui Genova, Taranto, Matera e Ravenna – hanno votato per eleggere sindaci e consigli comunali, seguite da ballottaggi abbinati ai referendum sul lavoro e sulla cittadinanza l’8 e 9 giugno.
Autunno caldo: partenza regionale
Il primo test di peso si svolgerà il 28 e 29 settembre 2025 nelle Marche, con la corsa al bis del governatore Francesco Acquaroli (centrodestra). Questo voto aprirà una serie di elezioni regionali da qui al 23 novembre, che interesseranno oltre 15 milioni di cittadini: Valle d’Aosta, Puglia, Campania, Toscana e Veneto.
Primavera 2026: doppio appuntamento
Nel 2026 torneranno alle urne i Comuni che avevano votato in autunno 2021 (deroga Covid), tra cui Roma, Milano, Bologna, Torino e Trieste. Parallelamente, si profila un referendum confermativo sulla riforma della giustizia – la famosa “separazione delle carriere” tra pm e giudici – un modello senza quorum destinato alla primavera 2026.
2027: politiche più amministrative
La campagna continua nel 2027, con elezioni politiche presumibilmente in primavera, in un possibile “election day” connesse alle consultazioni comunali in città come Cuneo, Padova, Verona, Palermo e Messina, oltre al rinnovo del governo regionale siciliano.
Scenari futuri: referendum e scadenze istituzionali
Una riforma costituzionale sul premierato potrebbe tenersi nel 2028, insieme alle regionali del Trentino-Alto Adige. Seguono poi, nel 2029, altri appuntamenti locali in Liguria, Umbria, Calabria ed Emilia Romagna. Il mandato presidenziale di Sergio Mattarella, che scade il 3 febbraio 2029, segnerà l’inizio dell’ennesimo ciclo politico. Nel 2030 il carico ripartirà con Comuni e Regioni che hanno votato nel 2026.
La riforma della giustizia: un referendum già in arrivo
Il Senato ha approvato il ddl costituzionale per la separazione delle carriere con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astenuti il 22 luglio 2025. Giorgia Meloni ha esultato per “un sistema giudiziario più efficiente, equo e trasparente”, mentre le opposizioni (Pd, M5S) e l’Anm ammoniscono la riforma come un pericolo di “addomesticamento” della magistratura.
Il viceministro Sisto ha fornito la prima data: il referendum si terrà “entro la primavera 2026”, non richiedendo il quorum.
Cosa cambia per gli italiani
Affluenza sotto pressione: l’ondata di elezioni già in primavera e in autunno potrebbe portare a un calo significativo della partecipazione, come già osservato ai referendum di giugno (attorno al 30 %).
Sovrapposizione decisionale: Comune, Regione, Parlamento – tutti insieme – richiederanno allo stesso elettorato impegno assiduo e attenzione ai contenuti.
Politica in trincea continua: ogni voto locale sarà letto anche in chiave nazionale, con leader impegnati a valorizzare simbolicamente o politicamente i risultati.
Focus mediatico costante: la campagna per il referendum sulla giustizia promette di dominare la scena già dall’autunno, dando fiato a polemiche, tv, talk show e manifestazioni.
Un Paese in corsa continua
L’Italia si prepara a quattro anni di democrazia in movimento perpetuo: una realtà che chiede attenzione, memoria elettorale, coerenza. Un rischio di saturazione esiste, ma altrettanto importante sarà capire chi saprà dare senso a questa maratona – trasformando frequenza in sostanza, partecipazione in rinnovamento.