Tra accuse di liste fantasma e la residenza di Tridico al centro del tiro al bersaglio, la campagna regionale entra nel vivo.
La campagna elettorale in Calabria ha assunto toni da guerra totale. Al centro non ci sono soltanto programmi e promesse, ma anche attacchi personali, dossier, sospetti e denunce incrociate. Il campo progressista con Pasquale Tridico, ex presidente Inps e candidato alla presidenza, è sotto pressione mentre il centrodestra rilancia con messaggi muscolari e accuse puntuali.
Le accuse su liste e ordini professionali
Ha fatto rumore l’invio, tramite posta certificata, di fac-simile delle schede elettorali che riportavano il nome di una candidata di Forza Italia: secondo il Movimento 5 Stelle sarebbe la prova di una mobilitazione impropria in ambienti professionali, quasi fossero comitati elettorali. I pentastellati parlano di pratiche oltre il fair play e in contrasto con i codici deontologici, mentre dal centrodestra arriva il contro-racconto: l’avversario sarebbe sostenuto da ambienti della sanità privata. La polemica si è rapidamente allargata a etica del voto e correttezza della competizione.
La residenza di Tridico nel mirino
La residenza di Tridico, a Roma e non in Calabria, è diventata un bersaglio. Per il centrodestra è un simbolo di scarsa aderenza al territorio. Dal fronte progressista la replica è secca: il tema vero sarebbe la fuga dei giovani e non l’indirizzo di chi si candida a governare. Sul piano politico, l’evento conclusivo del centrosinistra, “Crediamoci”, si terrà a Corigliano-Rossano: sul palco sono attesi i principali leader, in una chiamata al voto rivolta soprattutto agli indecisi.
Sanità e commissariamento, il nervo scoperto
La sanità calabrese rimane il nervo scoperto. Ospedali in difficoltà, personale in affanno, liste d’attesa che scoraggiano e spingono verso la mobilità sanitaria: sono i temi che rimbalzano comizio dopo comizio. La maggioranza uscente rivendica riforme e investimenti, mentre gli avversari promettono una svolta rapida sulle assunzioni e sulla rete dei servizi territoriali. Il punto, ammesso da entrambi gli schieramenti, è che il sistema non può permettersi altri anni di rincorsa.
La volata finale dei leader
Nel rush finale i leader calcano i palchi da nord a sud della regione. C’è chi difende il Ponte sullo Stretto come infrastruttura strategica e chi lo bolla come miraggio elettorale. Da un lato si ostenta sicurezza sul risultato, dall’altro si invoca una rimonta possibile aggrappata a sanità, lavoro e opportunità per i giovani. Nei comizi non mancano frasi destinate a fare notizia: “La Lega supererà il 10% in Calabria”, dichiara Matteo Salvini; “Pensate ai ragazzi che se ne vanno, non alla mia residenza”, ribatte Pasquale Tridico; “Chiudiamo insieme questa corsa, porta a porta”, insistono Giuseppe Conte ed Elly Schlein. Le parole d’ordine sono mobilitazione, radicamento e ultima spinta al consenso.
Perché il voto pesa oltre i confini regionali
Il risultato calabrese è considerato un banco di prova nazionale. Per il centrodestra significherebbe consolidare la rotta e marcare il Sud come territorio contendibile anche sui temi del lavoro e delle infrastrutture. Per il centrosinistra la sfida è dimostrare che la proposta progressista può riaprire il gioco anche dove i rapporti di forza sembrano sfavorevoli. In mezzo, una platea di indecisi che osserva la gara tra promesse immediate e piani di medio periodo.