Il Policlinico Umberto I di Roma in prima linea per il trattamento dei pazienti con insufficienza cardiaca avanzata

- di: Prof. Francesco Fedele e Dott. Paolo Severino
 

Il 26 e 27 ottobre 2018, nella splendida cornice del Complesso Monumentale di S. Salvatore in Lauro a Roma, si è svolto il Congresso “Global Management for Advanced Heart Failure”, su iniziativa della UOC Malattie Cardiovascolari del Policlinico Umberto I e della Scuola di Specializzazione in Cardiologia della Sapienza Università di Roma, dirette dal Prof Francesco Fedele.

I lavori congressuali sono stati aperti dai saluti del Magnifico Rettore della Sapienza Università di Roma, Prof Eugenio Gaudio, del Direttore Generale del Policlinico Umberto I di Roma, Dott Vincenzo Panella, del Direttore del Dipartimento Assistenziale Integrato Cardio-Toraco-Vascolare, Chirurgia e Trapianti d’Organo, Prof Pasquale Berloco, del Presidente del Congresso, Prof Francesco Fedele e del Responsabile del “Heart Failure - Transplant Program” della University of Pennsylvania di Philadelphia, Prof Paul J. Mather, che hanno inquadrato immediatamente il cardine delle due giornate di lavori congressuali: l’insufficienza cardiaca avanzata. Questa sindrome clinica può essere definita, per tassi di mortalità e di riospedalizzazione, l’epidemia del terzo millennio, non solo nei paesi altamente industrializzati, ma in tutto il mondo dove si stima che più di 15 milioni di persone ne soffrano. L’insufficienza cardiaca può essere inquadrata in diversi stadi di malattia (stadi A-D, secondo l’American Heart Association -AHA) e ad ogni stadio si associa un trattamento differente e sempre più complesso. Lo stadio D, inquadrabile come advanced heart failure, insufficienza cardiaca avanzata, è trattabile in modo efficace solo con il trapianto cardiaco o con l’impianto di sistemi di assistenza ventricolare (VAD, ventricular assistance device). La scarsa disponibilità di organi, la limitata efficacia e le complicanze della terapia immunosoppressiva nel lungo tempo (come rigetto e infezione) rappresentano le principali sfide da affrontare quando si parla di trapianto di cuore. Come noto, la disponibilità di organi da trapiantare è notevolmente inferiore alle necessità; infatti, la lista di attesa per un trapianto cardiaco, in Europa e in Italia, si avvicina ai 2 anni. Negli ultimi decenni, l’evoluzione tecnologica dei VAD ha permesso di raggiungere una sopravvivenza nei pazienti impiantati quasi sovrapponibile al trapianto, rendendo, di fatto, la terapia con impianto di VAD un trattamento definitivo (“destination therapy”), e non solo come terapia in attesa del trapianto (“bridge to transplant”), permettendo quindi di riservare il trapianto cardiaco solo ai pazienti più giovani e più meritevoli da un punto di vista clinico. I pazienti con insufficienza cardiaca non candidabili al trapianto, sono possibili candidati alla terapia di destinazione con VAD. Più nel dettaglio, poiché l’insufficienza cardiaca conduce a un progressivo deterioramento funzionale cardiaco e sistemico, con un’aspettativa e una qualità di vita che si riducono gradualmente, è fondamentale l’identificazione tempestiva dei pazienti clinicamente più compromessi, non rispondenti più alla terapia medica ottimale, con ricoveri ospedalieri frequenti, appartenenti pertanto a una fase avanzata, ma ancora non terminale, dell’insufficienza cardiaca. Questi pazienti rappresentano la popolazione che necessita maggiormente di un impianto con VAD, inteso come “destination therapy”, per poter migliorarne i sintomi, incrementare la qualità della vita e per poter incidere sulla loro aspettativa di vita.
Proprio in virtù di questi dati epidemiologici allarmanti, il Congresso “Global Management for Advanced Heart Failure”, partendo già dal suo titolo, con il termine “globale” ha fatto evincere già dal principio l’approccio con cui si è voluto raggiungere l’obiettivo che è stato quello di fornire nozioni sulle nuove tecnologie attualmente in possesso del cardiologo nel terzo millennio, partendo da approfondimenti fisiopatologici, alle nuove metodiche di imaging a disposizione, fino al trattamento dell’insufficienza cardiaca avanzata.
Più precisamente, la prima giornata è stata dedicata all’evoluzione che ha avuto la Cardiologia negli ultimi anni, approfondendo le nuove metodiche d’imaging cardiovascolare, le nuove frontiere nell’ambito del supporto ventricolare meccanico e farmacologico nei pazienti con insufficienza cardiaca avanzata. Infine, la prima giornata è stata arricchita dalla lettura magistrale del Prof Paul Mather, sull’utilizzo dei sistemi di assistenza ventricolare nei pazienti insufficienza cardiaca avanzata. La prima giornata si è conclusa infine con una tavola rotonda di discussione tra specialisti cardiologi per porre le basi per creare una rete della gestione dell’insufficienza cardiaca avanzata nel territorio di competenza del Policlinico Umberto I di Roma. Durante la seconda giornata di lavori congressuali, si è discusso del trattamento percutaneo dei pazienti con valvulopatia e insufficienza cardiaca. La giornata ha avuto come momento centrale la trasmissione di un caso live di impianto valvolare aortico transcatetere, presso la Sala di Emodinamica della UOC Malattie Cardiovascolari del Policlinico Umberto I. Il Congresso si è concluso con una sessione dedicata all’insufficienza cardiaca ed al trattamento delle complicanze aritmiche.
Il Congresso “Global Management for Advanced Heart Failure”, con l’ausilio di relatori di valenza nazionale ed internazionale, ha offerto un’approfondita panoramica sulla gestione dell’insufficienza cardiaca avanzata, che rappresenta la sfida più importante per il cardiologo del terzo millennio.
Il Congresso “Global Management for Advanced Heart Failure” è stato inoltre l’occasione per la presentazione del nuovo programma del Policlinico Umberto I di Roma per la gestione dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca avanzata, tramite impianto di VAD, con la collaborazione della University of Pennsilvania di Philadelphia, nella persona del Prof Paul Mather. Nella Regione Lazio, infatti, si stima che ogni anno, su 100 pazienti candidati a terapia con VAD, solo una bassa percentuale di pazienti vengono impiantati. Il nuovo programma del Policlinico Umberto I di Roma per la gestione dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca avanzata, presentato ufficialmente al termine dalla prima giornata del Congresso, risulta essere potenziato e valorizzato dalla multidisciplinarità d’intervento, con il coinvolgimento di più figure specialistiche, che, in un crescendo assistenziale, daranno vita al nuovo programma VAD, inteso come “destination therapy” e non solo come “bridge to transplant”, al fine di costituire un punto di riferimento per l’assistenza di eccellenza non solo per i cittadini romani ma anche per il Lazio, l’intera Nazione e la comunità internazionale. 

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