I private asset sono strumenti di investimento alternativi rispetto ai prodotti tradizionali (azioni e obbligazioni) e comprendono, tra gli altri, il private equity, il private debt e il real estate. Grazie alle loro caratteristiche, i mercati privati meritano di trovare spazio nei portafogli degli investitori privati per almeno tre ragioni.
La prima è che consentono di cogliere opportunità che non sono disponibili nei mercati pubblici. Un esempio numerico aiuta a comprendere le dimensioni del fenomeno e le potenzialità ancora inespresse di questo segmento. In Europa, ci sono circa 63.000 piccole e medie imprese non quotate con fatturati compresi tra 30 e 300 milioni di euro; solo l’1,5% di esse riceve annualmente investimenti di private equity. Le aziende che fanno parte dei mercati privati sono generalmente in una fase meno matura del proprio ciclo di vita rispetto a quelle già approdate in borsa. Si tratta di un periodo molto stimolante per le piccole e medie imprese altamente innovative, in cui le realtà di successo, avendo alle spalle la sicurezza dell’investimento privato (non soggetto alla volatilità di mercato) riescono a crescere rapidamente. Escludere dal proprio portafoglio gli asset privati significa, quindi, precludersi delle opportunità d’investimento.
La seconda ragione è che i mercati privati tendono a offrire rendimenti poco correlati con l’andamento di azioni e obbligazioni. Questo li rende un ingrediente adatto a ottenere una migliore diversificazione di portafoglio. Una caratteristica preziosa, specie in una fase di mercato come quella odierna, che ha ancora aperte le ferite del 2022, quando la tradizionale correlazione inversa tra equity-bond è temporaneamente venuta meno, rendendo i portafogli più vulnerabili a fasi di mercato negative. Infine, è opportuno tenere in considerazione il valore dei mercati privati su un orizzonte di lungo termine, interessante in termini di ritorni corretti per il rischio. Negli ultimi due decenni, gli investimenti nei private assets hanno sovraperformato in modo rilevante i listini quotati: a fronte di un +13,1% ottenuto mediamente nell’anno dal private equity globale, il mercato obbligazionario globale ha consegnato un ritorno medio annuo del 3,2%; si attesta invece al 5,8% il ritorno realizzato dalle azioni globali quotate.
I numeri dei private market
Questi fattori contribuiscono a spiegare perché i private markets abbiano attirato nell’ultimo decennio un interesse crescente da parte degli investitori di tutto il mondo. Oggi, secondo McKinsey, il valore complessivo degli asset privati si attesta a circa 13mila miliardi di dollari; si tratta di un mercato che cresce più rapidamente rispetto a quelli pubblici. E secondo gli analisti di Prequin supererà i 18mila miliardi di dollari entro il 2027.
Gli asset privati, tuttavia, non sono totalmente immuni dai trend più generali del mercato: nel corso del 2023, infatti, la maggior parte delle performance delle asset class private è stata inferiore alle medie storiche, per il secondo anno consecutivo. Gli alti tassi di interesse – ai massimi dagli anni ’80 - e la scarsità di operazioni di fusione e acquisizione hanno reso l’ultimo biennio complesso per molti asset alternativi, proprio mentre i consistenti rialzi dei rendimenti obbligazionari indirizzavano i capitali verso asset class più tradizionali, come i bond. Oggi qualche segnale incoraggiante inizia però a scorgersi: il valore delle operazioni private a livello globale è salito del 58% nel quarto trimestre 2023 rispetto ai tre mesi precedenti. Anche il segmento del private equity, che da solo rappresenta circa due terzi del mercato degli asset privati ha registrato flussi in entrata incoraggianti. Non solo: con l'aumento dei costi di finanziamento e la crescente difficoltà ad accedere ai mercati pubblici, le aziende non quotate hanno visto aumentare anche gli stimoli a collaborare con i gestori del PE.
Entrati nel 2024 e riassorbiti alcuni eccessi, i mercati privati si proiettano quindi verso una nuova era di investimenti, focalizzata sulla crescita dei ricavi, l’espansione dei margini e la qualità, con l’obiettivo di cogliere il valore latente nelle società non quotate più innovative, destinate a guidare l'economia globale. Molte di queste imprese, infatti, sono ben posizionate per cavalcare forze secolari - come la digitalizzazione, la robotica, la transizione climatica e la rilocalizzazione delle catene produttive globali – e necessitano di finanziamenti per supportare i propri progetti di sviluppo. In tal senso, il contributo dei capitali privati è imprescindibile.
Le competenze necessarie
Trattandosi di investimenti complessi è fondamentale che gli investitori comprendano bene quale porzione di portafoglio riservare agli asset privati e quale livello di illiquidità siano in grado di gestire. Su questo punto vale la pena soffermarsi: le società non quotate e finanziate privatamente sono infatti in grado di fissare obiettivi a più lungo termine, su cui il management può impegnarsi a fondo, senza doversi concentrare su quello che il mercato pretende dalle trimestrali. Una minore liquidità durante la fase di crescita e sviluppo dell’azienda genera quindi valore nel lungo termine, ma non si sposa bene con l’eventuale necessità di liquidare il proprio investimento in itinere. Per investire con successo nei private markets è quindi essenziale possedere competenze di alto profilo relative alle dinamiche del mercato, alle tendenze d’investimento e alle opportunità specifiche di ogni settore: una conoscenza specializzata del tessuto aziendale e delle realtà sottostanti è cruciale per navigare attraverso le sfide regolamentari, gestire le complessità operative e valorizzare opportunità di investimento che altrimenti potrebbero sfuggire. Nel mercato dei private market, del resto, saper guardare avanti è fondamentale: per identificare sul nascere nuove tendenze emergenti, adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato e creare valore in modo sostenibile nel tempo.
L’attenzione al dettaglio di Pictet e ai temi di investimento secolari, la nostra indipendenza, l’approccio attivo, la conoscenza delle realtà nelle quali investiamo e la nostra visione di lungo termine si sposano alla perfezione con la filosofia di investimento dei mercati privati. Siamo orgogliosi di essere tra i pionieri degli investimenti in private equity, con il primo fondo lanciato nel lontano 1989, cui si sono poi aggiunte soluzioni private di real estate, private debt ed hedge fund. Come società non quotata in borsa e improntata all’innovazione, continuiamo a credere nei mercati privati e nel loro potenziale di generare buoni rendimenti e supportare i pionieri del futuro. Ma soprattutto nel fornire soluzioni di investimento alternative ai nostri clienti, facendo affidamento sulla nostra expertise secolare.
Strumenti di investimento
Nel contesto attuale, caratterizzato da una costante incertezza, il credito privato emerge come fonte di reddito stabile, diversificata e de-correlata dalle dinamiche macroeconomiche di breve termine. Tra gli strumenti di investimento dedicati ai mercati privati, quello dell’Eltif combina la natura di investimento di lungo periodo con l’esigenza media dei risparmiatori al dettaglio di avere rendimenti costanti nel tempo. l’Eltif, infatti, offre l’opportunità di accedere a una gamma diversificata di investimenti su un orizzonte temporale non molto differente rispetto alle obbligazioni di medio lungo termine, che molti investitori privati già detengono nei loro portafogli in un’ottica buy&hold. Inoltre, gli Eltif beneficiano di vantaggi fiscali e di una rigorosa regolamentazione che fornisce trasparenza e protezione per l’investitore finale. Come molti strumenti finanziari più complessi, anche gli Eltif rientrano tra quei prodotti che vanno ‘spiegati’ all’investitore meno esperto. È quindi indispensabile il ruolo del consulente finanziario per poter valutare ed individuare quale strumento si adatti maggiormente alle proprie esigenze e obiettivi di investimento.