Petrolio: Arabia Saudita e Russia prorogano la politica di tagli all'esportazione

- di: Redazione
 
Arabia Saudita e Russia stanno accentuando la politica di tagli alla quantità di petrolio che esportano nel tentativo di sostenere i prezzi, per aumentare le entrate anche se la domanda è diminuita. La decisione sta già incidendo sui prezzi del petrolio, saliti leggermente ieri.
Essa arriva dopo che nel corso dell'ultima riunione dei produttori, nel formato OPEC+, è stato deciso un taglio della produzione per luglio. Ora il ministero saudita competente, quello dell'Energia, ha annunciato che estenderà il taglio di un milione di barili al giorno fino ad agosto.

Petrolio: Arabia Saudita e Russia prorogano la politica di tagli all'esportazione

La scelta è stata motivata, come si legge in una nota ufficiale del Ministero, con l'esigenza di sostenere "la stabilità e l'equilibrio dei mercati petroliferi". Quindi, la produzione di petrolio dell'Arabia Saudita si attesterà sino ad agosto su un tetto di 9 milioni di barili al giorno.
All'annuncio di Riad ha fatto subito eco quello di Mosca che, con il vice primo ministro Alexander Novak, ha fatto sapere che la Russia ridurrà la produzione di altri 500.000 barili al giorno ad agosto.

Continua, quindi, la politica di tagli che i produttori dell'Opec (che hanno nell'Arabia Saudita il Paese più importante) hanno deciso nei mesi scorsi e che si protrarrà per tutto il 2023. Le notizie arrivate da Arabia Saudita e Russia hanno avuto immediati riflessi sui mercati internazionali del petrolio. Il greggio USA di riferimento è salito di 77 centesimi lunedì a 71,41 dollari al barile, mentre il greggio standard internazionale Brent ha guadagnato 70 centesimi a 76,11 dollari. Entrambi in seguito hanno cancellato alcuni di quei guadagni.

Il nuovo scenario sul mercato globale ha motivazioni diverse. Riad ha l'esigenza di tenere i prezzi alti per sostenere le entrate, alla base degli ambiziosi progetti portati avanti al principe ereditario Mohammad bin Salman per preparare l'economia saudita al processo di affrancamento dal petrolio. Per Mosca, invece, i problemi sono diretta conseguenza dell'invasione dell'Ucraina, dopo la quale sono scattate le sanzioni internazionali, che stanno costringendo la Russia a vendere il suo petrolio a Paesi forti consumatori, come Cina e India, ma praticando forti sconti. Con l'effetto che, secondo l'Agenzia internazionale dell'energia, i ricavi russi dalle esportazioni di petrolio, a maggio, sono diminuiti di 1,4 miliardi di dollari a 13,3 miliardi, con un calo del 36% rispetto al 2022.
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