Pensioni, la nuova sfida del governo: sterilizzare gli aumenti dell’età

- di: Marta Giannoni
 
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha espresso una chiara posizione sulla necessità di sterilizzare gli aumenti dei requisiti pensionistici legati all’aspettativa di vita. La dichiarazione pone in evidenza l’intenzione di garantire maggiore stabilità al sistema previdenziale italiano. “Il mio orientamento onestamente è di andare verso una sterilizzazione rispetto a queste forme di aumento”, ha affermato il ministro.
Questa posizione rappresenta un passo significativo in un momento in cui i dati demografici mostrano un aumento dell’aspettativa di vita, sollevando questioni critiche sulla sostenibilità del sistema pensionistico. La politica, secondo il ministro, avrà tutto il tempo per riflettere sui dati definitivi forniti dall’Istat, attesi per marzo 2025. Fino ad allora, Giorgetti ha chiesto alla Ragioneria di Stato di sospendere i decreti direttoriali che formalizzerebbero tali aumenti. “L’aumento è nelle prerogative della politica. Non ci sarà alcun decreto direttoriale finché la politica non si esprimerà”, ha precisato.

Il sostegno politico e il peso dei dati
La posizione del ministro è stata prontamente appoggiata dal sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Claudio Durigon.Ci impegneremo a bloccare ogni inasprimento dei requisiti, se i dati Istat dovessero evidenziare un aumento dell’aspettativa di vita”, ha dichiarato Durigon. Ha anche ricordato che già nel 2019 un meccanismo analogo era stato sospeso, segno che tali interventi non sono senza precedenti.
Secondo il rapporto di Itinerari Previdenziali, pubblicato di recente, il sistema pensionistico italiano gode di una relativa stabilità. Il rapporto tra lavoratori e pensionati ha raggiunto 1,4636, il miglior valore storico, anche se ancora lontano dalla soglia minima di 1,5 considerata necessaria per garantire stabilità nel lungo termine. Nel 2023 il numero di lavoratori ha toccato quota 23,754 milioni, mentre i pensionati sono saliti a 16,230 milioni.

Previdenza e assistenza: due percorsi da separare

Il bilancio 2023 ha messo in luce una crescita della spesa per assistenza, che ha raggiunto 164,4 miliardi di euro, finanziata interamente dalla fiscalità generale. Questo importo rappresenta un aumento significativo rispetto ai 73 miliardi del 2008, triplicando la velocità di crescita rispetto alla spesa pensionistica. Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, ha sottolineato l’importanza di separare previdenza e assistenza per garantire una gestione più oculata delle risorse.
Occorrerà un’applicazione puntuale dei due stabilizzatori automatici previsti”, ha dichiarato Brambilla, riferendosi all’adeguamento dei requisiti di età pensionabile e dei coefficienti di trasformazione all’aspettativa di vita. Tuttavia, ha escluso che siano necessari interventi sui contributi per la pensione anticipata.

Prospettive future
La sfida principale per il sistema previdenziale italiano resta quella di garantire un equilibrio tra sostenibilità economica e tutela sociale, in un Paese che invecchia rapidamente. La spesa complessiva per pensioni, sanità e assistenza ha raggiunto i 583,7 miliardi di euro nel 2023, pari al 12,55% del Pil, in linea con la media europea.
Le prossime settimane saranno cruciali per definire le strategie politiche e tecniche necessarie per affrontare queste sfide. Il governo si trova di fronte a un delicato equilibrio tra la necessità di rassicurare i cittadini e quella di garantire la sostenibilità di un sistema che rappresenta una delle colonne portanti del welfare italiano.

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