Dal Servicing per il credito al M&A e al Real Estate, PCMI una holding che raccoglie successi crescenti

- di: Redazione
 

La società è diventata un motore strategico con un business model solido, sostenibile, diversificato. Le linee strategiche per continuare a crescere e il quadro della situazione alla luce della stagnazione/recessione che gli economisti ritengono in arrivo. Intervista al Founder e Ceo Alfredo Goldaniga.

PCMI, intervista al fondatore e CEO, Aldredo Goldaniga

La stagnazione/recessione che gli economisti dicono in arrivo riporta in primo piano la questione dei crediti deteriorati. Quale impatto prevedete avrà la nuova situazione della congiuntura economica su tale aspetto e come vi siete preparati ad affrontare la situazione?

Prevedo sicuramente un aumento deciso delle masse sia nel mondo non performing sia nell’unlikely to pay, che oggi è la nuova frontiera del deteriorato su larga scala. La recessione purtroppo non aiuta, il conflitto ucraino ha sicuramente un impatto molto significativo soprattutto per le aziende che si troveranno in enormi difficoltà dal punto di vista energetico e quindi, a loro volta, anche le famiglie e quindi l’economia reale avranno degli impatti molto negativi. L’aumento delle masse di crediti non performing sarà importante e bisogna attrezzarsi: le banche devono stare vicino alle imprese e alle industrie in modo tale da cercare di mitigare questo, che poi chiaramente va a cascata su tutto il sistema produttivo. 

PCMI è un vero e proprio motore strategico con un business model solido, sostenibile, diversificato. Può spiegarci più nel dettaglio questo business model e quali sono i suoi peculiari punti di forza?

Il nostro gruppo parte dal servicing, quindi per noi il credito è la milestone su cui si fonda tutto il nostro mondo. Abbiamo poi realizzato un’integrazione della gestione del credito con altri sistemi, il Real Estate e l’M&A, perché abbiamo ritenuto, ormai da due anni, che ragionare unicamente sul credito in senso stretto fosse limitativo. Il nostro obiettivo è partire dal credito per ampliare la gamma dei servizi offerti alle imprese e alle banche e pertanto andare a lavorare sugli immobili oggetto di repossessing da parte delle banche, da parte delle società di leasing perché il cespite è loro, rimetterli sul mercato, renderli più appetibili per i fondi d’investimento e quindi dare una nuova vita a questi cespiti. Dall’altra parte siamo andati a lavorare invece su quelle che sono le aziende che hanno un problema di ricambio generazionale, o magari hanno difficoltà a trovare capitali, e quindi abbiamo integrato nella nostra galassia - lavorando molto col corporate delle banche - fondi d’investimento esteri che guardano queste aziende - sia in default che non in default - che noi proponiamo, intervengono con equities, vedono che comunque l’azienda può avere respiro internazionale e di questo abbiamo fatto una vera e propria strategia operativa che ci sta dando ottimi risultati, partendo però sempre da un contesto che è quello da cui noi nasciamo che è il mondo del credito, che non abbandoneremo mai.

Appunto, il vostro ingresso sia nel mondo M&A e in quello del Real Estate è più recente, ma sono diventati altri vostri cavalli di battaglia. Quali sono le strategie di breve e medio periodo?

Il Real Estate è battuto da una galassia di società simili alla nostra, che sicuramente hanno una experties molto più ampia: noi abbiamo cercato di mettere all’interno del nostro gruppo delle risorse dedicate, con un know how molto forte, per poter competere su questo mercato che è molto particolare e dove le competenze la fanno da padrona. Abbiamo portato fondi d’investimento che non sono solo speculativi, ma guardano anche a quella che è la sostenibilità di questo tipo di iniziative e quindi non entrano in Italia per delle operazioni mordi e fuggi, ma hanno una gestazione operativa molto più ampia. Questo ci consente di avere nel nostro panel degli investitori che guardano determinate situazioni in maniera temporale molto più allungata. Per quanto riguarda l’M&A ci concentriamo sulle piccole medie imprese, quindi con un fatturato non superiore ai 50 milioni di euro e che pertanto sono appetibili sia per i fondi d’investimento, sia anche per i club deal, investitori privati che comunque vogliono impiegare il loro denaro in aziende che hanno un futuro e un respiro internazionale. I risultati che abbiamo ottenuto sono al momento soddisfacenti. Nell’M&A abbiamo già chiuso quattro deal importanti e ritengo che in un anno e mezzo di attività abbiamo ottenuto dei buoni risultati per una struttura che è una start up. Stiamo effettuando investimenti interni perché abbiamo bisogno di forza lavoro sempre più preparata e sempre più vicina a quelle che sono le esigenze del mercato. In definitiva il nostro gruppo investe molto in queste due divisioni e spera di fare la propria parte.

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