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Patuelli: “Rischi crescenti per il credito, serve vigilanza”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Patuelli: “Rischi crescenti per il credito, serve vigilanza”

Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana, ha lanciato un monito che non può passare inosservato. In un contesto economico internazionale segnato da guerre, tensioni geopolitiche e oscillazioni dei mercati energetici, il leader dell’Abi ha parlato esplicitamente di “nuovi rischi di deterioramento del credito”.

Patuelli: “Rischi crescenti per il credito, serve vigilanza”

Le sue parole arrivano mentre i dati più recenti segnalano una riduzione dell’evasione fiscale e un rallentamento dell’inflazione, due fattori che dovrebbero rappresentare notizie positive per la tenuta dei conti pubblici. Eppure, secondo Patuelli, non basta. La salute del credito, cioè la capacità di famiglie e imprese di restituire i prestiti contratti con le banche, resta sotto pressione.

I segnali di fragilità
Il presidente dell’Abi non ha indicato solo rischi generici. L’allarme riguarda un sistema finanziario che, sebbene solido nei suoi fondamentali, deve confrontarsi con il rallentamento delle grandi economie mondiali, la volatilità del prezzo del gas e del petrolio, e un quadro monetario ancora rigido. Il rialzo dei tassi deciso dalla Banca centrale europea negli ultimi due anni ha aumentato i costi dei mutui e dei finanziamenti, mettendo in difficoltà una parte crescente della popolazione. Molti nuclei familiari hanno iniziato a rinegoziare i propri prestiti, mentre diverse imprese, soprattutto piccole e medie, segnalano problemi di liquidità. Sono sintomi che, se trascurati, rischiano di tradursi in un peggioramento degli indici di qualità del credito.

Il nodo internazionale
Per Patuelli, i pericoli maggiori arrivano dall’instabilità globale. Le tensioni in Medio Oriente, la guerra in Ucraina, la frenata della Cina e le continue oscillazioni dei mercati finanziari sono fattori che aumentano l’incertezza e spingono le banche a essere più caute. In questo contesto, le economie europee rischiano di pagare un prezzo elevato. L’Italia, già caratterizzata da un debito pubblico elevato e da una crescita fragile, è particolarmente esposta. Se famiglie e imprese rallentano nei consumi e negli investimenti, l’intero sistema bancario si ritrova con crediti più difficili da rimborsare.

Le contromisure possibili
Il messaggio del presidente dell’Abi è chiaro: non bisogna farsi trovare impreparati. Per prevenire un nuovo ciclo di deterioramento del credito, le banche devono intensificare i controlli, rafforzare i sistemi di valutazione dei rischi e mantenere prudenza nell’erogazione. Parallelamente, Patuelli sollecita un ruolo attivo delle istituzioni. Politiche di sostegno mirate, incentivi agli investimenti e un quadro normativo stabile sono elementi che possono contribuire a ridurre la vulnerabilità complessiva. In altre parole, serve una strategia condivisa tra settore pubblico e settore bancario per evitare che i rischi si trasformino in una nuova crisi.

Il peso dell’opinione pubblica
Il richiamo del presidente dell’Abi non è solo tecnico. Parlare di deterioramento del credito significa toccare un tema che riguarda direttamente cittadini e imprese. Una banca che teme il rischio è una banca che presta meno e a condizioni più rigide. E questo può incidere sulla vita quotidiana: dal mutuo per la casa al prestito per acquistare un’auto, dal credito commerciale per le forniture fino agli investimenti per nuove assunzioni. Le parole di Patuelli, quindi, hanno il valore di un avvertimento: non si tratta di un problema per pochi addetti ai lavori, ma di una questione che può pesare sulla crescita del Paese.

Un equilibrio delicato
Il presidente dell’Abi ha ricordato come il sistema bancario italiano abbia superato fasi ben più difficili, dalle crisi finanziarie internazionali fino alla pandemia. Oggi, però, la sfida si gioca sull’equilibrio tra la necessità di sostenere famiglie e imprese e la prudenza nell’erogazione del credito. È una linea sottile, che richiede lungimiranza e capacità di leggere i segnali prima che diventino emergenze. L’allarme di Patuelli è dunque un invito alla vigilanza: nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, la strada della stabilità economica non è priva di ostacoli. E affrontarli per tempo può fare la differenza tra un sistema che resiste e uno che cede sotto il peso delle turbolenze globali.

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