Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: "Il nuovo mecenatismo è già realtà"

- di: Redazione
 
L’impegno, come membro del Supervisory board, della prestigiosa Scuola politica “Vivere nella Comunità” per formare un ceto dirigente più preparato e consapevole, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo impegnata a favore dell’arte e della cultura contemporanee, gli indirizzi del nuovo mecenatismo, l’ampliamento della sfera di attività alla luce dell’ampiamento dell’expertise, il punto sulle importanti attività di formazione, soprattutto per i giovani, i progetti futuro compresi quelli all’estero. Intervista a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: "Il nuovo mecenatismo è già realtà"

È membro del Supervisory Board della Scuola Politica la prima Scuola Politica apartitica e multidisciplinare in Italia. Cosa significa essere parte di questo prestigioso ed unico progetto formativo, che punta a formare un ceto dirigente più preparato, consapevole e caratterizzato da una spinta all’impegno civile in tutte le sue sfaccettature? Quali i link di questo impegno con la sua attività di Presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo?
Sono grata e onorata di far parte del Supervisory Board della Scuola “Vivere nella Comunità”. In particolare, ringrazio il Professor Capaldo e il Professor Presicci per avermi dato questa opportunità che ritengo un privilegio. Condividere un tratto di strada con questa straordinaria squadra composta da menti eccelse e personalità di alto profilo culturale, manageriale e di profonda cultura istituzionale è un’ispirazione preziosa. La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è in perfetta sintonia con la Scuola Politica perché nella sfera artistica, educativa e formativa occorre sviluppare aree di intervento in relazione alle istanze di oggi. Penso al tema dell’autonomia e della realizzazione delle generazioni più giovani, della loro partecipazione alla vita sociale e politica e della loro consapevolezza culturale.

Nella Scuola Politica sono presenti alcune delle figure più importanti del nostro Paese come ad esempio i Professori Cassese, Capaldo, Cartabia, Ibarra, Mattarella, insieme a Carlo Messina, Stefano Lucchini, Luigi Ferraris, Andrea Sironi e Maria Bianca Farina. Cosa rappresentano queste straordinarie personalità per lei e per gli studenti che frequentano la Scuola?
Far parte di un nucleo di personalità così rilevanti rappresenta una grande opportunità non solo a livello culturale e manageriale, ma anche umano e professionale. La Scuola offre un percorso di apprendimento d’eccellenza e oserei dire unico in Italia quanto ad autorevolezza e prestigio. Tre parole per riassumerne l’operato. Saperi, intesi come processi di formazione continua di ogni persona, che permettono di elevare la propria capacità intellettiva. Opportunità: uguali possibilità offerte alle persone per liberare il proprio potenziale individuale, attraverso la mobilità sociale e l’investimento sul merito. E ancora Geografie, per saper valorizzare i territori, nelle loro diversità: aree interne, centro e periferie. Il confronto all’interno della Scuola Politica aspira a individuare e costruire sostenibilità ed efficienze di lungo periodo, sempre guardando alla meritocrazia e alle competenze.

La Scuola Politica è composta da un corpo docenti di altissimo livello: professori universitari, amministratori delegati, presidenti di società, di primarie fondazioni, dirigenti della pubblica amministrazione, manager ed esperti professionisti, tutti muniti di un’elevata capacità didattica e di una profonda esperienza. La parola d’ordine è multidisciplinarietà, fattore che ancora appare carente nelle Università italiane. Perché a suo parere oggi la multidisciplinarietà è un valore aggiunto fondamentale?

Studiare, sperimentare, affrontare problemi e modellizzare modalità operative che rendano più efficiente e incisiva la capacità di impiego delle risorse umane, comprese quelle esterne al perimetro della Scuola; tutto questo deve diventare un brand generatore di nuovi modelli sociali e politici basati sulla multidisciplinarietà. Fare formazione multidisciplinare vuol dire supportare la crescita di personalità dotate di criteri di giudizio e di orientamenti che siano in grado di affrontare con sufficiente maturità le principali questioni odierne e di relazionarsi consapevolmente con le istituzioni. Il nostro capitale umano è rappresentato dai giovani partecipanti a cui desideriamo insegnare a essere preparati in vari ambiti come quello sociale, economico, culturale, politico e geopolitico e a cui vogliamo trasmettere un’idea di arte legata all’appassionarsi al sensibile, al sociale, allo sviluppo culturale, alle politiche inclusive e all’arricchimento complessivo del tessuto sociale e della comunità.

Da oltre venticinque anni la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, nata a Torino il 6 aprile 1995 per sua volontà, è impegnata a favore dell’arte e della cultura contemporanee. Tra le prime Fondazioni private aperte in Italia, è un osservatorio sulle tendenze artistiche e i linguaggi culturali del presente. La Fondazione è un’istituzione no profit che rispecchia gli indirizzi di un nuovo mecenatismo. Può descriverci le caratteristiche di questo mecenatismo rinnovato?
Ho sempre pensato alla Fondazione come a un centro attivo di produzione: ideiamo programmi di sostegno ai giovani artisti, opportunità di esporre le loro opere, progetti di residenza, premi. Indirizziamo risorse, studio e professionalità al sostegno e alla produzione di nuove opere. Contestualmente, per la Fondazione, mecenatismo significa anche guardare con particolare attenzione ai suoi diversi pubblici, favorendo la più ampia accessibilità. Sono convinta che proprio in queste missioni – nella centralità assegnata agli artisti, al pubblico, alle comunità territoriali – si esprima il carattere mecenatistico della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo che, pur essendo privata, svolge un ruolo assimilabile a quello di un’istituzione pubblica. Se l’urgenza di condividere è stato uno dei primi motivi della sua costituzione, la Fondazione ha sempre sollecitato il dialogo tra pubblico e privato, con il fine di attivare reti capaci di migliorare e innovare il contesto in cui operiamo. Il mecenatismo di oggi è chiamato a misurarsi con un’articolata rete di interlocutori, che hanno il diritto e il dovere di agire in modo limpido, tracciabile, responsabile. Il mecenatismo ha senso se, e quando, è calato nella realtà. Portare l’arte in mezzo alle persone in modo concreto e solidale, progettare proposte sempre nuove di formazione, di mediazione, di educazione è un modo di vivere il proprio impegno civico, di declinare la propria responsabilità pubblica, lavorando attraverso la programmazione di un’istituzione privata no-profit a favore di una cultura diffusa e democratica, che possa arrivare a tutti i cittadini, grandi, piccoli e nuovi, e insieme ai cittadini continuare a crescere.

Negli anni l’expertise della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, basata sulla vocazione sperimentale e sulle professionalità del suo staff, si è ampliata. Oggi la Fondazione è un centro espositivo riconosciuto a livello internazionale e un’agenzia educativa con una forte identità e un’intensa esperienza nell’ambito della formazione. Può fornirci le coordinate di questo ampliamento dell’expertise e i progetti che avete in cantiere per il futuro?
Oltre alle prossime mostre, committenze e nuove produzioni site-specific per il Parco d’arte Sandretto Re Rebaudengo sulla Collina di San Licerio a Guarene, il progetto più grande riguarda l’apertura della terza sede della Fondazione sull’Isola di San Giacomo a Venezia. Questo piccolo lembo di terra in mezzo alla laguna è un prezioso e delicato ecosistema ed è un intreccio di storie antiche. Da tre anni a questa parte, l’isola è diventata il mio avamposto dei sogni. I lavori di recupero sono guidati dal rispetto della storia e dei valori del luogo: abbandonata da oltre sessant’anni, l’isola è stata nei secoli un monastero, un punto di sosta dei pellegrini in viaggio, poi una vigna, un orto e infine un sito militare fortificato. Il nostro progetto è quello di trasformarla in un giardino, di restaurare gli edifici in rovina, riadattandoli a spazi espositivi. Qui la Fondazione organizzerà mostre, performance, residenze artistiche, spettacoli dal vivo, in un confronto che coinvolgerà arte, architettura, musica, cinema, teatro, danza. L’isola di San Giacomo sarà completamente autosufficiente dal punto di vista energetico, un centro ecosostenibile dove affrontare, attraverso l’arte, i temi cruciali del Climate change e dell’ambiente.

Facciamo il punto sull’attività della Fondazione in tema di formazione, soprattutto dei giovani.
La Fondazione punta, da sempre, sui contenuti dell’arte contemporanea, sulla sua capacità di educare alla curiosità, al dialogo, al rispetto delle differenze: il nostro obbiettivo è che visitatrici e visitatori di tutte le età possano trovare in Fondazione occasioni reali di conoscenza, di condivisione e di apprendimento. Realizziamo questa missione attraverso la mediazione culturale dell’arte e le attività laboratoriali rivolte a diversi pubblici. In questo modo, favoriamo il dialogo con le opere per trasformare le nostre mostre in luoghi di confronto e di socialità, in spazi ospitali, aperti e inclusivi. La formazione definisce l’identità della Fondazione, il suo carattere impegnato nel presente e proiettato sul futuro. Credo fortemente nel nostro programma annuale Young Curators Residency Programme. Dal 2007 ogni anno invitiamo tre curatori e curatrici che hanno appena terminato i loro studi nelle più prestigiose scuole curatoriali del mondo a viaggiare per tre mesi in tutta Italia e a visitare artisti nei loro studi, gallerie e musei. Alla fine del loro viaggio, curano una mostra con le opere selezionate durante il loro tour. Questo progetto crea legami forti e professionali tra gli artisti italiani con le loro ricerche e i curatori internazionali con la loro visione. Dal 2020 abbiamo avviato questo progetto anche in Spagna. Nel 2012, a partire dall’esperienza della Residenza, abbiamo avviato Campo, un programma di studi e pratiche curatoriali in lingua italiana con dieci studenti per edizione. La sfida più grande l’abbiamo lanciata con Verso: un anno e mezzo di programmazione dedicata ai giovani tra i 15 e i 29 anni. Con Verso abbiamo superato la distinzione tra attività espositiva, educativa, formativa e di ricerca, producendo un formato innovativo di mostra-laboratorio. Infine nel 2022 abbiamo dato vita al nostro Advisory Board, composto da prestigiose personalità appartenenti a vari mondi, grazie al quale contiamo di realizzare nuovi progetti e di creare una sinergia sostanziale con la città di Roma. Su questo stiamo già lavorando grazie al prezioso supporto di Marcello Presicci, Leonardo Ceglia Manfredi e Massimiliano Montefusco.

Lei è membro è dell’International Council del MoMA di New York, dell’International Council della Tate Gallery di Londra, del Leadership Council del New Museum di New York e di molte altre istituzioni culturali estere. Nel 2017 nasce la Fundación Sandretto Re Rebaudengo Madrid. Quali i progetti della Fondazione all’estero?
Ho scelto Madrid perché amo molto la Spagna, la considero la mia seconda patria ed è un ponte interessante con l’America Latina e la sua scena artistica. La Fundación Sandretto Re Rebaudengo è molto attiva, non ha ancora una sede fissa ma opera attraverso un programma espositivo ‘nomade’ nella città di Madrid. Anche la collezione è da sempre rivolta al panorama internazionale. Da subito ho iniziato a lavorare affinché fosse aperta, visibile, accessibile a un pubblico sempre più ampio e anche per questo, la collezione viaggia. Nel corso degli anni è stata esposta in molte istituzioni in Italia e all’estero, dall’Hara Museum of Contemporary Art di Tokyo al Museo Benaki di Atene; dalla Whitechapel Gallery di Londra al Centro de Arte Contemporanea di Quito; dal Rockbund Art Museum di Shanghai alla Touchstones Rochdale Art Gallery e oggi a Palazzo Strozzi a Firenze. Tutte queste sono state occasioni per stringere collaborazioni con istituzioni di tutto il mondo.

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