Corrado Passera, il "miracolo" illimity Bank: in quattro anni da progetto avveniristico a settima impresa in Europa in termini di crescita

- di: Redazione
 
illimity Bank, che oggi vanta 900 dipendenti, rappresenta un paradigma tutto nuovo del fare banca. Centrata sulle Pmi, nel 2022 ha sfoderato numeri eccellenti, con un utile netto di 75 milioni di euro puntando a 100 milioni per il 2023 e a 200 milioni per il 2025. Intervista al FOUNDER e CEO Corrado Passera, che sul rapido aumento dei tassi di interesse attuato dalla Banche centrali commenta: “I casi Silicon Valley Bank e Credit Suisse non sono stati provocati dai rincari del costo del denaro, ma credo che ora le Banche centrali debbano evitare di creare una recessione indotta, del tutto evitabile mantenendo gli attuali tassi di interesse”.

Intervista al Founder e CEO di illimity Bank, Corrado Passera

Quando illimity Bank è stata fondata si parlava di un nuovo paradigma: ce lo può descrivere?
Nuove regole, nuova concorrenza, nuove tecnologie stanno trasformando il settore bancario e abbiamo quindi costruito una banca disegnata sul nuovo mondo, a partire dalla tecnologia. Le banche hanno ancora architetture troppo tradizionali, spesso basate su sistemi mainframe su cui è complesso e dispendioso intervenire, sia in termini di tempo sia di risorse. Noi abbiamo sviluppato in cloud l’infrastruttura informatica digitali e modulari. Abbiamo inoltre sviluppato internamente all’azienda competenze di analisi e interpretazione dei dati a supporto del business.
Tutto questo di per sé non avrebbe giustificato la nascita di una nuova banca: illimity è nata per dare una risposta a un bisogno molto sentito, il bisogno di credito delle piccole e medie imprese, settore che continua ad essere poco servito. Ci sono Pmi che spesso hanno un potenziale di crescita enorme, ma che fanno fatica a trovare il supporto di cui hanno bisogno, oppure ci sono Pmi che hanno avuto qualche problema, ma che hanno tutte il potenziale per tornare ad essere storie di successo. Ecco, noi ci siamo concentrati su queste imprese, abbiamo costruito una banca intorno a questo mondo che per l’Italia è fondamentale.
Rispondendo a questo bisogno con un modello di business innovativo è nata una banca che è rapidamente cresciuta, per dimensione e risultati: una recente classifica del Financial Times posiziona illimity tra le aziende, non solo tra le banche, che sono cresciute di più, la settima in Europa in termini di crescita con buona redditività. Ma l’orgoglio più grande è vedere che oggi le persone che lavorano in illimity sono quasi novecento. Una bellissima soddisfazione.

Bilancio 2022 di iIlimity Bank: ottimo utile netto (+15%), Roe al 9%, risultato di gestione +18% (131 milioni) e qualità del credito eccellente. Quale la sua valutazione di questi risultati, ottenuti in un anno che a livello generale non è stato per nulla facile?

I risultati di oggi confermano la robustezza del modello di banca che abbiamo creato. Non credo siano molte le start up con risultati simili dopo due cigni neri come la pandemia e la guerra, e non penso ci siano in Europa altre neo banche che al quarto anno contano 75 milioni di utile netto, ovvero più di cento milioni prima delle imposte, pur restando solide dal punto di vista patrimoniale: illimity ha un Liquidity Coverage Ratio del 317% e un buffer di liquidità per circa un miliardo. Non solo, abbiamo anche un’elevata qualità del credito, a conferma del fatto che investire con il giusto approccio nelle nostre PMI può dare risultati straordinari. E’ questione di metodo: illimity unisce alle competenza finanziarie e tecnologiche, quelle industriali. Affianchiamo ognuna di queste aziende con un tutor, un nostro esperto del settore e insieme all’azienda costruiamo il suo futuro, facciamo insieme il piano industriale e insieme, se serve, lo modifichiamo.

Ho letto che la vostra guidance 2023 sarà di 100 milioni di euro di utile netto: lo conferma?
Confermo, con una certa emozione, l’obiettivo di arrivare ad un utile netto di cento milioni di euro, che per una banca nata da poco è un bel segnale di dinamicità e solidità.
Parliamo del Piano Industriale, che ha un orizzonte temporale fino al 2025: a che punto siete del cammino previsto?
Abbiamo dato una guidance anche per il 2025 intorno a 200 milioni di utile e questo deriva sia dal buon andamento nelle nostre attività tradizionali di credito performing e di acquisto e gestione di crediti distressed, sia dallo sviluppo delle nuove iniziative tecnologiche su cui nel frattempo abbiamo investito. Perché il bello di illimity è che non soltanto cresciamo, non soltanto facciamo dei buoni risultati economici, ma continuiamo ad investire nello sviluppo futuro. Lo abbiamo fatto con HYPE, la principale fintech del mondo retail in Italia con quasi 2milioni di clienti; abbiamo lanciato Quimmo, piattaforma digitale per le transazioni immobiliari leader nel settore giudiziale, che punta alla crescita nel mercato libero; abbiamo costruito b-ilty, banca digitale dedicata alle aziende più piccole che stanno perdendo punti di riferimento sul territorio e sono sempre meno assistite dalle banche tradizionali che non riescono a servirle con economie di scala. Il set-up e il lancio di queste iniziative hanno pesato sull’utile pre-tasse per circa 20 milioni di euro a fronte degli ingenti investimenti effettuati. Ma è nella natura di illimity guardare sempre avanti: la combinazione delle attività della banca e di queste nuove iniziative permetteranno di raggiungere l’obiettivo di 200 milioni di euro di utile nel 2025. Un risultato che ci collocherebbe tra le neo-banche europee decisamente molto buone.

Cambiando argomento, balza agli occhi il rapido aumento dei tassi d’interesse, che comunque restano ancora negativi rispetto all’inflazione: questo rapido aumento dei tassi è stato chiamato in causa per la crisi della Silicon Valley Bank e per quella del Credit Suisse…
Prendiamo il caso della Silicon Valley Bank: è saltata perché non sono state rispettate le regole fondamentali di una banca, ovvero mantenere un adeguato livello di liquidità e patrimonializzazione ed evitare la concentrazione dei rischi. Quando hai investimenti a lungo termine e depositi a breve termine, non puoi soddisfare richieste ingenti di ritiro dei capitali. Quando concentri tutto il tuo attivo e tutto il tuo passivo in un unico settore, in quel caso start up e venture capital, e questo settore va in difficoltà, tu soffri insieme al settore. Se poi accumuli delle perdite patrimoniali a causa dell’aumento dei tassi, fino ad arrivare a distruggere il tuo capitale, hai creato tre buoni motivi per saltare in aria (e ne basterebbe anche uno solo dei tre).
Dopo anni di tassi a zero, il loro aumento era inevitabile e prevedibile: certamente il fattore tassi non è stato ben gestito da Silicon Valley Bank, ma la crisi rappresenta soprattutto un caso di cattivo management, cattive regole di vigilanza e non controllo da parte delle autorità.
L’aumento dei tassi non ha causato nemmeno la crisi di Credit Suisse, caso comunque molto diverso da quello americano. L’elemento fondamentale di resilienza di una banca, soprattutto nel mondo del wealth management e del private banking, è la sua credibilità. Purtroppo, negli ultimi due o tre anni in Credit Suisse si sono succeduti così tanti casi di controlli mancati e cambi di management anche violenti che, nonostante un bilancio ancora solido, è venuta meno la fiducia di investitori e clienti.
Guardando oltre la Svizzera e la sua specifica regolamentazione, dobbiamo ricordare che in Europa abbiamo una vigilanza attenta e regole stringenti che impongono una serie di vincoli per il rispetto dei parametri di liquidità, concentrazione e patrimonializzazione. Questa è la ragione per cui non mi aspetto problemi sostanziali.
I tassi attuali in Europa sono totalmente compatibili con una struttura bancaria e finanziaria assolutamente sostenibile. È chiaro però che, se le banche centrali dovessero ancora ulteriormente aumentare i tassi, ci troveremmo in una situazione in cui gli aumenti potrebbero essere utili per combattere l’inflazione, ma sarebbero dannosi per la stabilità finanziaria e, soprattutto, rischierebbero di innescare una recessione indotta e del tutto evitabile, che porterebbe con sé anche problemi politici e sociali. Il mio auspicio, quindi, è che d’ora in poi si combatta l’inflazione con strumenti diversi da quelli di politica monetaria, senza ulteriori rincari del costo del denaro.
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