Bankitalia: Panetta parla di immigrazione, Pnrr e sistema bancario

- di: Redazione
 
C'è scritto "Considerazioni finali", ma quelle del governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, fatte oggi, si devono leggere come un'analisi del momento storico che attraversa il Paese (e quindi la relazione con la situazione internazionale) , con uno sguardo attento, propositivo e in alcuni frangenti anche coraggioso rispetto alle problematiche italiane. Un discorso lungo, articolato, che ha mostrato il rigore analitico che da Panetta ci si aspettava, considerate le idee di cui s'è sempre fatto portatore anche dopo avere assunto il massimo ruolo in seno alla Banca d'Italia.

Bankitalia: Panetta parla di immigrazione, Pnrr e sistema bancario

La situazione che vive il Paese, guardando all'andamento della sua economia, ha indotto Panetta a formulare giudizi all'insegna del pragmatismo, non negandosi comunque un velato ottimismo in prospettiva.
Il governatore ha premesso che "nell'area dell’euro, l’economia italiana è quella con la minore crescita del prodotto per abitante nell'ultimo quarto di secolo" e che "la produttività del lavoro è rimasta ferma; solo nel 2023 gli investimenti sono tornati a superare il livello precedente la crisi finanziaria, mentre le ore lavorate totali non lo hanno ancora recuperato"
Allo stesso modo ha anche parlato di "ristagno della produttività", mettendo in risalto come i redditi orari dei lavoratori dipendenti di casa nostra sono oggi inferiori di un quarto a quelli di Francia e Germania, con il reddito reale disponibile delle famiglie che, in termini pro-capite,è fermo al 2000, mentre in Francia e in Germania da allora è aumentato di oltre un quinto. 
Eppure, ha detto Panetta, "non siamo tuttavia condannati alla stagnazione. La ripresa registrata dopo la crisi pandemica è stata superiore alle previsioni e a quella delle altre grandi economie dell’area. Contrariamente a quanto avvenuto in episodi di crisi del passato, è stata intensa anche nel Mezzogiorno"
In proposito ha ricordato come tra il 2019 e il 2023, in una fase di forti turbolenze, il PIL italiano è cresciuto del 3,5 per cento, contro l’1,5 della Francia e lo 0,7 della Germania, con uno scarto maggiore in termini pro capite. Per Panetta ci sono altri numeri degni di essere ricordati: l’occupazione è aumentata del 2,3 per cento – quasi 600.000 persone – trainata dalla componente a tempo  indeterminato;  il tasso di disoccupazione è sceso di 2,3 punti percentuali, pur restando alto, al 7,7 per cento, con la ripresa "alimentata da una forte espansione degli investimenti, sostenuta anche da incentivi fiscali"
Per Panetta "l'economia italiana ha certo beneficiato a lungo di politiche monetarie e di bilancio espansive. Ma ha tratto vantaggio anche dal processo di ristrutturazione del tessuto produttivo".
Come testimonia il miglioramento della redditività e la posizione patrimoniale delle imprese, con quelle più grandi che "possono cogliere meglio i benefici della tecnologia e dell’internazionalizzazione". 
Guardando al futuro, per il governatore "l’economia italiana potrà conseguire ritmi di sviluppo sostenuti se saprà, da un lato, affrontare le conseguenze del calo e dell’invecchiamento della popolazione e, dall'altro lato, imprimere una decisa accelerazione alla produttività".

Però, per il Governatore della Banca d'Italia, "è chiaro che anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto. Solo la produttività potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati".
Ad accrescere l’occupazione, per Panetta, "potrebbero contribuire misure volte a promuovere una diversa organizzazione del lavoro tra quello in presenza e quello a distanza; una revisione del sistema di detrazioni e trasferimenti che riduca i disincentivi al lavoro del secondo percettore di reddito in una famiglia; l’adozione di politiche per stimolare l’assunzione di persone da tempo fuori dal mercato del lavoro. Decisi aumenti dei tassi di occupazione – fino ai livelli medi dell’area dell’euro – potrebbero arrivare a controbilanciare gli effetti del calo demografico e mantenere invariato il numero degli occupati. È inoltre possibile che un sostegno all'occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat
Un fenomeno che occorrerà gestire in coordinamento con gli altri Paesi europei, bilanciando le esigenze della produzione con gli equilibri sociali e rafforzando le misure di integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro. Ma è chiaro che anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto. Solo la produttività potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati".
"Se" - ha aggiunto Panetta "le nuove imprese nei settori a tecnologia avanzata sono poche e mostrano una capacità limitata di crescere e di affermarsi", rimane "fondamentale la spinta di investitori in grado di selezionare e finanziare iniziative rischiose ma con elevato potenziale di crescita. È questo il ruolo dei fondi di venture capital. Negli Stati Uniti le prime sei società per capitalizzazione di borsa, ciascuna con valore superiore a 1.000 miliardi di dollari, sono state inizialmente finanziate da questi investitori e oggi sono protagoniste mondiali della rivoluzione digitale". 
Il governatore della Banca d'Italia ha quindi puntato la sua attenzione su quella che ha chiamato l'azione pubblica che, ha detto, "svolge un ruolo fondamentale per il funzionamento dell’economia, e non solo per le risorse che mette in campo. Alcune riforme attuate negli anni scorsi hanno avuto effetti positivi su produttività e crescita. Occorre proseguire su quella strada: i risultati emergono gradualmente nel tempo, ma non mancano". 
In particolare, il governatore ha parlato delle riforme della giustizia civile e della digitalizzazione delle procedure che, ha detto, "hanno concorso ad accorciare la durata dei processi e a dimezzare il numero dei casi pendenti rispetto a quindici anni fa. Gli interventi che hanno semplificato l’accesso ai mercati di alcuni servizi hanno facilitato l’ingresso di nuove imprese e innalzato la produttività nei settori interessati"
Dopo avere toccato il tema dei tempi di attuazione, per le Amministrazioni, dei progetti inseriti nel Pnrr, Panetta ha parlato del debito pubblico elevato, "frutto di squilibri accumulati in passato" e che alla fine del 2023 ammontava al 137 per cento del PIL, "un valore non lontano da quello pre-pandemico ma superiore al resto dell’eurozona. Una tale zavorra ci costringe ogni anno a impegnare considerevoli risorse pubbliche per pagare interessi, sottraendole all'innovazione e allo sviluppo".
"Affrontare il problema del debito - ha aggiunto - richiede un piano credibile volto a stimolare la crescita e la produttività, e nel contempo a realizzare un graduale e costante miglioramento dei conti pubblici. Tale piano dovrà collocare il debito in rapporto al prodotto su una traiettoria stabilmente discendente. Quanto più la prospettiva di riduzione del debito sarà credibile, tanto minori saranno i rendimenti che gli investitori chiederanno per detenerlo. Ciò renderà a sua volta meno arduo l’aggiustamento".
Parlando del sistema bancario, Panetta ha detto che il 2023 "è stato un anno molto favorevole", con il quadro migliorato anche per le banche meno significative, "sottoposte alla nostra diretta supervisione". 
Per il sistema bancario nel suo complesso, ha detto ancora, "i progressi reddituali e patrimoniali riflettono un percorso pluriennale di recupero di efficienza e di rafforzamento dei bilanci. La solida condizione in cui si trovano oggi gli intermediari rappresenta un punto di forza per l’intera economia italiana. Nei mesi scorsi ho fatto presente tuttavia che non dobbiamo abbassare la guardia. Lo ribadisco: non possiamo farci cogliere impreparati da tensioni che potrebbero emergere in futuro. Ad aprile abbiamo chiesto alle banche di costituire entro la metà del 2025 una riserva di capitale macroprudenziale pari all’1,0 per cento delle esposizioni domestiche". 
Panetta ha anche guardato al "capitale mano" e al suo ruolo decisivo: "Il ritardo rispetto a molti Paesi avanzati nelle competenze lavorative di giovani e adulti si riflette in un’occupazione sbilanciata verso le professioni meno qualificate. Competenze e conoscenze, da nutrire e rivitalizzare lungo tutto l’arco della vita, sono il cardine non solo del progresso economico, ma anche e soprattutto di quello civile. Ma è sul fronte della tecnologia che si giocherà la partita del futuro, per noi come per il resto d’Europa. Servirà valorizzare la ricerca, accompagnare il sistema produttivo nella sua trasformazione proteggendo i più svantaggiati, creare un ambiente normativo, economico e finanziario che favorisca l’assunzione di rischi imprenditoriali nei settori innovativi e che limiti il potere monopolistico di pochi grandi attori". 
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