Nell’aula magna dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Falcone” di Palermo, c’è fermento. Foglietti bianchi, matite colorate e un’urna trasparente al centro della sala. I bambini si siedono in cerchio, ognuno con il proprio pensiero in testa. Oggi sono chiamati a votare su una questione che li riguarda da vicino: il grembiule deve restare obbligatorio oppure no?
Palermo, a scuola votano i bambini: grembiule sì o no? Un esperimento di democrazia infantile
A esprimersi saranno loro, 400 piccoli studenti di età compresa tra i 6 e gli 11 anni. Un referendum vero e proprio, con tanto di scrutatori e schede elettorali, ideato dalla dirigente scolastica Maria Rossi per insegnare ai suoi alunni il valore della partecipazione democratica.
“Il grembiule è stato a lungo un simbolo di uguaglianza, ma è giusto che i bambini possano esprimere il loro punto di vista”, spiega la preside. “In fondo, sono loro a indossarlo ogni giorno. Vogliamo che imparino che la scuola è un luogo dove si può discutere e prendere decisioni insieme”.
L’importanza di sentirsi ascoltati
L’idea è nata quasi per caso, durante un’assemblea di classe. Alcuni bambini avevano sollevato il tema: “Perché dobbiamo metterlo per forza?” chiedeva Luca, 8 anni, mentre Sara, della quinta elementare, ribatteva: “Ma senza grembiule si vedrebbero troppo le differenze nei vestiti”. Il dibattito si è acceso, coinvolgendo genitori e insegnanti, fino alla decisione della scuola: lasciare che fossero i bambini stessi a decidere.
Perché è così importante? Perché sentire di avere voce in capitolo aiuta i bambini a sviluppare un senso di appartenenza, fiducia e responsabilità. Studi di psicologia infantile dimostrano che quando i più piccoli vengono coinvolti in decisioni che li riguardano, aumentano la loro autostima e il senso di controllo sulla realtà. In altre parole, si sentono ascoltati, e questo rafforza la loro capacità di prendere decisioni in futuro.
Democrazia e autonomia: una lezione di vita
“Questa esperienza li aiuta a capire il valore del voto, del confronto e della scelta condivisa” sottolinea la maestra Laura Bianchi. “Anche se la decisione riguarda solo il grembiule, il messaggio è molto più profondo: imparano che ogni opinione conta e che, quando si decide insieme, bisogna accettare anche il risultato, qualunque esso sia”.
Ed è proprio qui che entra in gioco la psicologia dello sviluppo: il senso di giustizia e di equità nei bambini si forma molto presto, e avere la possibilità di esprimere un’opinione concreta rafforza la loro capacità di comprendere regole e dinamiche sociali. Il voto, in questo caso, non è solo un gioco, ma un esercizio di cittadinanza attiva che avrà ripercussioni anche nella loro vita adulta.
L’attesa del verdetto
Le schede verranno conteggiate alla fine della settimana e l’esito del referendum sarà annunciato con un’assemblea aperta a studenti e genitori. Qualunque sarà il risultato, la scuola ha già vinto una piccola grande battaglia: far sentire ai bambini che la loro voce conta.
Nel frattempo, nei corridoi, si continua a discutere. “Io lo terrei, perché senza sembra di stare sempre in gita”, dice Francesco, 9 anni. “Io lo toglierei, perché così possiamo scegliere i vestiti che ci piacciono”, ribatte Giulia, 7 anni.
Forse la risposta non è bianca o nera. Forse la cosa più importante è proprio questa: imparare a convivere con le idee degli altri.