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Nei Paesi ricchi l'inflazione alimentare tornata ai livelli precedenti alla guerra in Ucraina

- di: Redazione
 
Nei Paesi ricchi l'inflazione alimentare tornata ai livelli precedenti alla guerra in Ucraina
I prezzi dei prodotti alimentari nelle nazioni più ricche del mondo sono aumentati a febbraio al ritmo più lento da prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Secondo l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha dichiarato che l’inflazione alimentare è scesa per il quindicesimo mese consecutivo nei 38 Paesi membri, passando dal 6,3% di gennaio al 5,3% di febbraio.

Nei Paesi ricchi l'inflazione alimentare tornata ai livelli precedenti alla guerra in Ucraina

Stando alle elaborazioni dell'Organizzazione, la misura complessiva dell'inflazione , l'indice dei prezzi al consumo, è rimasta stabile al 5,7%, nonostante i cali registrati in tre quarti degli Stati membri.
I maggiori cali mensili si sono verificati in Polonia e Svezia, mentre l’inflazione è stata inferiore al 2% in sette Paesi OCSE ed è rimasta negativa in Costa Rica.
La Turchia è tra i Paesi che ha subito un rapido aumento dell’inflazione alimentare, principalmente legata al calo della valuta locale, la lira, che ha fatto salire il costo delle importazioni.
L’OCSE conta 38 membri, tra cui Stati Uniti, la maggior parte delle grandi nazioni europee, Messico, Cile e Israele.

L’inflazione core dell’area OCSE, che esclude i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, ha continuato a diminuire ma è rimasta elevata al 6,4%, riflettendo la rigidità dei prezzi dei servizi.
L’inflazione è scesa più bruscamente nell’Eurozona e negli Stati Uniti, dove la crescita dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari si è drasticamente ridotta.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo nell’Eurozona, utilizzato per confrontare l’inflazione tra diverse nazioni, è sceso al 2,6% a febbraio rispetto al 2,8% di gennaio.
Gli analisti prevedono che le banche centrali effettueranno diversi tagli dei tassi di interesse quest’anno in risposta al calo dell’inflazione, ma nelle ultime settimane sono diventati più cauti riguardo alla portata di eventuali riduzioni.
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