Opa di Crédit Agricole su Creval: cosa aspettarsi dal governo?

- di: Redazione
 
Da domani l'Opa di Crédit Agricole Italia nei confronti del Credito valtellinese, annunciata in novembre, comincia il suo cammino ufficiale, che si prospetta molto in salita, dopo che il CdA di Creval ha già detto che il prezzo offerto dall'istituto francese (10,5 euro per ciascuna azione) non è congruo. Un concetto che, al di là dell'ufficialità dei comunicati, è stato ribadito con convinzione dall'amministratore delegato del Credito Valtellinese, Luigi Lovaglio (nella foto), che non ha comunque lesinato apprezzamento per Credit Agricole e le sue politiche. Ma, ha rimarcato, il prezzo resta non congruo, rimandando la risposta a quale sia la soglia sotto cui il CdA non ritiene di scendere alle conclusioni degli advisor, Bank of America e Mediobanca. Le cui risultanze sono inequivocabili, fissando l'asticella della congruità in un range tra 12,95 e 22,7 euro per azioni.

Certo, l'interesse molto grande che l'istituto francese ha rivolto verso Creval è una conferma della solidità del Credito Valtellinese, che l'ad Lovaglio ha semplicemente definito, quando gli è stato chiesto un profilo della banca, come "forte, pulita, rivolta al mercato". L'iniziativa del Credit Agricole Italia non è che l'ennesima tessera del mosaico dei tentativi francesi che - come segnalato dal Copasir - hanno l'obiettivo di acquisire (nei vari significati che si possono attribuire a questo verbo) pezzi pregiati e quindi importanti della nostra economia e della nostra finanza, inevitabilmente esposti alle mire che arrivano dall'altro versante delle Alpi. Strategie molto aggressive che spesso hanno avuto successo perché a finire nel calderone "francese" sono stati istituti di credito, ma anche grandi marchi della moda ed altre eccellenze del "made in Italy" che i francesi pagano bene, consapevoli che per certe cose gli italiani sono bravi, forse i più bravi.

Certo, ha commentato Giorgia Meloni, "il fatto che il Governo abbia rinunciato all’uso del golden power dopo averne esteso un anno fa la tutela proprio al settore bancario e assicurativo, peraltro con decretazione d’urgenza" è stato di fatto una agevolazione per operazioni del genere. Quali potrebbero essere, allora, le contromosse, tenuto conto che siamo in un regime di libero mercato e che quindi l'azione dello Stato non può essere mirata a singole situazioni, che andrebbero incontro alle solite bacchettate comunitarie? Partiamo dalla fine: l'interesse francese per Creval è diretta conseguenza della solidità e delle prospettive dell'istituto di Sondrio, che deve questa sua condizione che la rende "appetibile" ad un solido legame con il territorio, cui dà tanto, ma riceve anche molto. Se è vero che tra le linee strategiche che il Credito privilegia ci sono anche i mutui per le famiglie e la gestione del risparmio generato nella valle, soprattutto.

Ecco perché una soluzione potrebbe essere semplice ed al tempo stesso efficace se il Governo definisse banche di interesse pubblico quelle che sono maggiormente legate al territorio e che, soprattutto, svolgono una forte azione sociale che solo e soltanto il loro radicamento può continuare a garantire. Sinceramente non sappiamo se questa strada sia praticabile, ma ci piacerebbe che il Governo comprendesse le preoccupazioni che non sono solo del centrodestra sovranista, ma di chi ha a cuore la sorte di iniziative imprenditoriali (o, come nel caso del Creval, bancarie) di successo e che non possono, per questo, essere infiocchettate per essere comprate.
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