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Voto Olanda, Jetten frena Wilders: vento liberale soffia sull’Europa

- di: Bruno Coletta
 
Voto Olanda, Jetten frena Wilders: vento liberale soffia sull’Europa
Olanda, Jetten frena Wilders: il vento liberale soffia sull’Europa

Colpo di scena nei Paesi Bassi. Alle elezioni del 29 ottobre 2025, i liberali europeisti del D66 guidati da Rob Jetten (foto) si impongono come prima forza del Paese, battendo a sorpresa il leader dell’ultradestra Geert Wilders. I primi exit poll assegnano ai D66 27 seggi, contro i 25 del Partito per la libertà (PVV), che arretra dopo mesi di dominio nei sondaggi.

Nel quartier generale dei D66 a Leida, la notizia è stata accolta da un boato. Tra bandiere europee e cori improvvisati, il volto sorridente di Jetten è diventato l’immagine di una svolta inattesa: il ritorno di un’Olanda europeista, dopo anni di tensioni e populismi. Il leader, 38 anni, ex ministro per il Clima e l’Energia, è riuscito a imporsi grazie a una campagna basata su pragmatismo, diritti civili e fiducia nel progetto comunitario. “I Paesi Bassi sono uno dei Paesi fondatori dell’Unione europea, siamo orgogliosi di questa storia e ora vogliamo essere una voce guida nel plasmarne il futuro”, ha dichiarato Jetten poco dopo la chiusura delle urne.

La sorpresa dei D66 e il crollo di Wilders

Il sorpasso di Jetten rappresenta un cambiamento profondo rispetto alle elezioni del 2023, quando la destra di Wilders era riuscita a imporsi con 37 seggi. Il suo partito perde ora dodici deputati e paga la decisione di far cadere, a giugno, il governo di Dick Schoof, di cui era il principale azionista. Una mossa giudicata da molti elettori “irresponsabile” e che ha spaccato l’elettorato conservatore. “Gli elettori si sono espressi. Speravamo in un risultato diverso, ma abbiamo mantenuto la nostra posizione”, ha commentato Wilders a caldo, provando a tenere il punto ma consapevole che la strada verso il governo è ormai strettissima.

Le altre forze in campo: dal VVD a Timmermans

Terzi i liberali-conservatori del VVD, il partito un tempo guidato da Mark Rutte e ora nelle mani di Dilan Yesilgoz, che ottengono 23 seggi e un risultato migliore del previsto. “Torniamo al dialogo, ma senza compromessi con gli estremismi”, ha dichiarato la leader di origine turca, sottolineando l’importanza di una coalizione stabile. Delusione invece per Frans Timmermans, alla guida dell’alleanza tra laburisti e verdi (GroenLinks/PvdA), che scende a 20 seggi e annuncia le dimissioni: una caduta simbolica per l’ex commissario europeo e padre del Green Deal.

La lunga attesa per un governo

Nel sistema proporzionale olandese, dove ogni 0,76 % dei voti vale un seggio, la frammentazione è estrema: per ottenere la maggioranza assoluta servono 76 deputati. E come accadde dopo il 2021 e il 2023, i negoziati potrebbero durare mesi. Secondo gli analisti, Jetten dovrà scegliere tra tre strade:

  • Coalizione di centro-sinistra: con laburisti, verdi e cristiano-democratici (CDA), ma mancherebbero circa dieci seggi.
  • Coalizione centrista: con VVD e CDA, una formula di stabilità che guarda al modello Rutte ma con impronta più europeista.
  • Grande intesa moderata: un’alleanza ampia, che escluda Wilders ma includa forze da sinistra e centro-destra.

Determinante potrebbe rivelarsi il ruolo del leader cristiano-democratico Henri Bontenbal, quinto con 19 seggi. Il suo slogan di campagna, “time for normal politics”, ha riassunto il desiderio di stabilità di una parte consistente dell’elettorato olandese, stanco delle fratture ideologiche e dei toni aggressivi.

Una campagna giocata in tv e sul filo europeo

La parabola di Jetten ha avuto anche una componente mediatica: con oltre 930 minuti di apparizioni televisive durante la campagna, l’ex promessa dell’atletica – da giovane pacesetter della campionessa olimpica Sifan Hassan – ha saputo unire energia e moderazione. La sua figura, modernissima e comunicativa, ha intercettato la fascia di elettori più giovani e urbani, desiderosi di un’Olanda che torni a dialogare con Bruxelles e con il resto dell’Europa.

Le sfide che attendono il nuovo governo sono molte: gestione dei flussi migratori, crisi abitativa, transizione verde e rilancio economico. Temi che hanno dominato il dibattito e che, secondo gli osservatori, hanno premiato l’approccio pragmatico dei liberali europeisti rispetto alle parole d’ordine della destra radicale.

L’Olanda torna protagonista in Europa

Il voto olandese manda un segnale chiaro al continente: il sovranismo può essere contenuto, se contrapposto a una visione credibile e capace di parlare ai cittadini. Jetten, che appartiene al gruppo Renew Europe al Parlamento europeo, punta a rafforzare il legame con l’Ue e a rilanciare il ruolo dei Paesi Bassi come ponte tra Nord e Sud dell’Europa. Il suo successo, osservano gli analisti, potrebbe influenzare anche le strategie di altri partiti liberal-progressisti in vista delle prossime elezioni europee.

Ora si apre la lunga stagione delle trattative: e mentre i sostenitori del D66 continuano a festeggiare per le strade di Leida, resta da capire se la “rivoluzione liberale” riuscirà a tradursi in un governo stabile. Il vento del cambiamento, questa volta, soffia da Nord.

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