Oil: "La pandemia avrà un impatto di lungo periodo sull'occupazione"

- di: Daniele Minuti
 
L'Organizzazione Mondiale del Lavoro ha pubblicato il rapporto denominato "World Employment and Social Outlook: Trends 2021", in cui vengono analizzate le prospettive occupazionali a livello globale stando ai dati raccolti in questi mesi, influenzati inevitabilmente dalla pandemia da Covid-19 che stando alle parole dell'Oil "ha portato uno sconvolgimento senza precedenti, che senza adeguate politiche avrà effetti duraturi sul panorama sociale e lavorativo".

Le stime calcolano una perdita dell'8,8% delle ore lavorative totali nel 2020: la metà di esse va attribuita a una riduzione dell'orario tra chi ha mantenuto il lavoro e può essere ricondotta a una schedule più breve o con zero ore nell'ambito dei piani di riduzione degli orari, mentre la seconda metà riguarda le perdite dei posti di lavoro. Sono 114 milioni i lavoratori che hanno perso il posto rispetto all'anno precedente, almeno 30 milioni in più alle stime mondiali se non fosse scoppiata l'emergenza sanitaria. Gap che potrà essere recuperato solamente nel 2023.
 
Secondo il report, il deficit di posti di lavoro portato dalla crisi arriverà fino a 75 milioni nel 2021, con una discesa a 23 milioni da attendersi nell'anno successivo. I dati portano a pensare che il numero di disoccupati possa raggiungere i 205 milioni di persone nel 2022, rispetto ai 187 milioni del 2019 (tasso di disoccupazione del 5,7%, livello più alto dal 2013 a esclusione dello scoppio della pandemia).

Se la situazione epidemiologica non peggiorerà di nuovo, l'Oil stima una ripresa dell'occupazione nel secondo semestre 2021 ma essa sarà probabilmente disomogenea per via dell'accesso diseguale ai vaccini e ai diversi vincoli delle misure fiscali.
Numeri che, si legge nell'analisi, hanno
"cancellato 5 anni di passi avanti fatti in termini di riduzione della povertà lavorativa" con un forte aumento delle preesistenti diseguaglianze dato che la pandemia ha colpito maggiormente i lavoratori vulnerabili con bassa protezione sociale.

Guy Ryder, direttore generale dell'Organizzazione, ha commentato: "La ripresa dalla crisi non è solo una questione sanitaria, vanno superati i danni a economie e società: senza uno sforzo per accelerare la crescita dell'occupazione e sostenere i membri più deboli della società, gli effetti della pandemia potrebbero durare per anni traducendosi in calo di potenziale umano ed economico, oltre che aumento di povertà e disuguaglianze. C'è bisogno di una strategia globale e coordinata, fondata su politiche incentrate sulla persona".

La strategia che l'Oil propone si basa sui principi di promozione di una crescita generalizzata e creazione di un'occupazione produttiva, del sostegno ai redditi di famiglie e transizioni nel mercato del lavoro, dal rafforzamento delle istituzioni e infine dal dialogo sociale per sviluppare politiche economiche.

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