L’argento è forse l’unica commodity il cui valore dipende in grande misura sia dall’industria, sia dalla finanza. Infatti, da un lato l’argento è una riserva di valore, anche se più volatile rispetto all’oro; dall’altro è ampiamente utilizzato nello sviluppo di circuiti, cablaggi e altre componenti elettroniche come quelle presenti nei nostri smartphone, ma anche in numerosi modelli di auto. Inoltre, è impiegato anche nel settore farmaceutico e delle biotecnologie come biocida di nuova generazione.
Tutti questi impieghi e il fatto che è difficile trovare in natura un valido sostituto stanno ponendo le basi per una profonda trasformazione del mercato di questo metallo, che sarà verosimilmente caratterizzato da una robusta crescita della domanda, ma anche da un’offerta che faticherà a soddisfarla, decretando così un forte trend rialzista del prezzo.
Partiamo proprio dal lato dell’offerta. Nel 2023, la produzione complessiva di argento è stata di 29mila tonnellate, di cui 23.800 provenienti dal cosiddetto “output primario”, ovvero da attività estrattive, e poco più di 5mila sono frutto di operazioni di riciclaggio. Se a questo si aggiungono anche le riserve da miniere attive o da attività pianificate, l’ammontare complessivo raggiunge le 107.812 tonnellate, ovvero l’equivalente di quattro anni di produzione ai ritmi attuali.
Questi numeri da soli non sembrano fornire un quadro chiaro dello stato del mercato, ma se si pensa che, rispetto al 2022, la produzione è scesa del 5% (un po’ per esaurimento naturale di alcuni giacimenti, un po’ per il rallentamento dell’attività economica) e che le riserve di argento individuate ammontano a 530mila tonnellate, ovvero l’equivalente di 20 anni di estrazione, allora è già più facile capire come l’offerta di questo metallo stia diventando sempre più limitata. Inoltre, come sta accadendo per altre commodity, disordini, scioperi e un diffuso malcontento tra la popolazione dei paesi maggiori produttori stanno creando ulteriori flessioni dell’output.
Le stime attuali prevedono che la produzione scenderà di un altro 1% nel 2024, ma gli ultimi annunci da parte delle attività minerarie sui target fanno presagire che il risultato finale sarà ben peggiore.
In realtà, questo crollo era prevedibile. I vincoli finanziari imposti dai governi su chi estrae commodity e il rendimento dell’argento che si è progressivamente ridotto per 10 anni hanno reso l’attività di queste imprese eccessivamente onerosa e anche oggi gli introiti sono troppo bassi per giustificare lo sviluppo di nuovi progetti. Considerando che servono 17 anni perché una miniera sia completamente operativa, si può escludere ogni possibilità di assistere un significativo aumento dell’offerta nei prossimi anni.
Alla luce di quanto emerso e considerando che la domanda globale di argento nel 2023 è stata di 33mila tonnellate, il mercato ha registrato un deficit pari al 15% di quest’ultima per il terzo anno consecutivo. Tuttavia, questi dati sembrano in contraddizione con quanto detto all’inizio, in quanto non si sono innescati trend rialzisti; anzi, come detto, negli ultimi anni le performance di questo metallo non sono state positive. Il fatto è che i mercati sono riusciti ad assorbire questi deficit grazie all’elevato ammontare di riserve, che, alla fine del 2023, erano di oltre 38mila tonnellate. Tuttavia, i dati recenti stanno mostrando come queste si siano progressivamente ridotte nel tempo, tanto che dal 2021 a oggi i “magazzini” si sono svuotati del 26%. Questo brusco crollo è dovuto al fatto che, recentemente, l’argento ha trovato un nuovo impiego nella transizione energetica come componente fondamentale dei pannelli solari e ciò ha contribuito a ridurre notevolmente le riserve, soprattutto in Cina.
Come ampiamente sottinteso nei paragrafi precedenti, alle difficoltà produttive che ne hanno limitato l’offerta, i nuovi trend di mercato hanno portato anche a un costante aumento della domanda di argento e il primo di questi è la transizione verso fonti energetiche a minori emissioni di CO2. Da solo, questo settore è passato dall’assorbire meno del 5% del fabbisogno nel 2014 a più del 15% nel 2023, con le previsioni che dicono che questa percentuale potrebbe toccare il 20% quest’anno.
Dato che la tecnologia dei pannelli solari sta progressivamente diventando dominante, la tendenza appena descritta verosimilmente accelererà, anche alla luce del fatto che le nuove soluzioni tecnologiche prevedono una maggiore concentrazione di argento per essere realizzate. È vero che ci sono produttori che stanno già cercando dei sostituti, come il rame, ma attualmente devono scontrarsi con due grandi ostacoli: le peggiori performance rispetto a quelli composti d’argento e il forte aumento della domanda che anche il rame sta vivendo. Ma immaginiamo che alla fine questi produttori raggiungano il loro obiettivo. L’argento continuerebbe comunque ad essere ampiamente usato per la realizzazione delle batterie dei veicoli elettrici (EV). Queste, infatti, richiedono 25 ai 50 grammi per essere realizzati, mentre per i veicoli a combustione interna erano sufficienti 18 grammi.
Questi due settori, EV e transizione energetica, sono oggi la fonte della gran parte della richiesta di argento, che in 20 anni sono passati da assorbire lo 0% al 26% della domanda, con il fotovoltaico che dovrebbe passare dal 19% al 24% quest’anno e, assieme all’elettrificazione dei trasporti, nel 2024 lo share dovrebbe arrivare al 40%.
Infine bisogna considerare che, per quanto oggi siano minoritari rispetto ai due appena visti, anche altri segmenti hanno bisogno di argento per potersi sviluppare. Uno di questi è l’intelligenza artificiale, con la sua diffusione in numerosi mercati e il suo fabbisogno energetico; tutti elementi che stanno vivendo una crescita esponenziale.
Per concludere, le stime di Ofi Invest AM prevedono una crescita della domanda di argento pari al 2% quest’anno, a fronte di un’offerta sostanzialmente inelastica. Ecco perché riteniamo che stiamo entrando in un’era di deficit strutturali tra domanda e offerta di argento, cosa che potrebbe finire per creare forti tensioni sul mercato fisico e, quindi, sui prezzi.