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Occupazione, Bankitalia: crescita trainata dai senior e dai servizi avanzati

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Occupazione, Bankitalia: crescita trainata dai senior e dai servizi avanzati

La nuova ricerca della Banca d’Italia, firmata da Emanuele Ciani, Salvatore Lattanzio, Graziella Mendicino ed Eliana Viviano, fotografa il mercato del lavoro italiano a cinque anni dalla pandemia. Tra il 2019 e il 2024 l’occupazione è cresciuta del 4,8%, in linea con l’Eurozona (+4,9%).

Occupazione, Bankitalia: crescita trainata dai senior e dai servizi avanzati

Numeri positivi, che certificano una ripresa robusta. Ma l’analisi mette in evidenza squilibri strutturali: a spingere la crescita non sono stati i giovani o i laureati di nuova generazione, bensì i lavoratori più anziani e i comparti tecnologici, mentre la maggioranza delle imprese continua a registrare salari reali stagnanti o in calo.

Il peso delle riforme pensionistiche
Uno degli elementi centrali è l’allungamento della vita lavorativa. Le riforme previdenziali hanno alzato l’età di uscita e spinto molti over 55 a rimanere in servizio con contratti a tempo indeterminato. Questo ha garantito continuità occupazionale e numeri positivi, ma rallenta il ricambio generazionale: il mercato premia l’esperienza, mentre i giovani faticano a entrare stabilmente e spesso restano confinati a contratti precari.

Divari salariali crescenti
Lo studio segnala anche la polarizzazione delle retribuzioni. Più della metà delle imprese non ha registrato miglioramenti nei salari reali negli ultimi vent’anni, complice la fiammata inflazionistica. Le aziende ai vertici della distribuzione salariale, invece, hanno rafforzato le politiche retributive, ampliando le distanze. Commercio e ristorazione hanno registrato dinamiche negative, l’industria è rimasta quasi ferma, mentre i comparti professionali e tecnologici hanno offerto stipendi più elevati.

Servizi innovativi come motore
Il traino maggiore è arrivato dai servizi avanzati. Tra 2019 e 2024 il settore dell’informazione e comunicazione è cresciuto del 9,3% (19,3% nella media Ue), pur rappresentando solo il 2,6% dell’occupazione nazionale. Le attività professionali, scientifiche e tecniche hanno segnato un +12,4%, pari al 7% dell’occupazione italiana. I due settori hanno contribuito da soli a un quarto della crescita complessiva, con le aziende di software e servizi informatici protagoniste del 45% del saldo positivo dei comparti tech.

La domanda di specialisti
La ricerca sottolinea l’espansione della domanda di lavoratori altamente qualificati. Tra il 2019 e il 2023 gli specialisti Ict sono aumentati di oltre 150 mila unità (+22%), un incremento in linea con l’Eurozona (+24%), che ha contribuito per un terzo all’espansione complessiva dell’occupazione. Non solo: il 44% delle nuove posizioni digitali è stato creato al di fuori del settore Ict, segno che la trasformazione tecnologica attraversa tutta l’economia. Anche i professionisti in aree ingegneristiche, legali e amministrative (+80 mila unità) hanno inciso per un sesto sul saldo totale.

Settori tradizionali in affanno

Industria e servizi tradizionali hanno contribuito meno. L’industria è cresciuta del 2,3% in cinque anni, con un apporto pari a un decimo della crescita complessiva. Turismo e commercio, che occupano oltre un quinto della forza lavoro, hanno recuperato i livelli del 2019 solo nel 2023-24. Qui la combinazione di salari bassi, precarietà e scarsa attrattività rende difficile consolidare carriere stabili.

Popolazione attiva in calo
Il quadro è reso più fragile dalla riduzione della popolazione in età lavorativa: circa 700 mila persone in meno tra 2019 e 2024. Questo ha alimentato la tensione del mercato, con più posti vacanti e maggiori difficoltà di reclutamento, soprattutto nei servizi tecnologici. Le imprese segnalano la scarsità di manodopera come limite all’espansione, mentre i giovani laureati in discipline informatiche restano troppo pochi rispetto agli altri Paesi europei.

L’Italia spaccata
Dietro i numeri emerge un Paese diviso. Da un lato i settori innovativi, capaci di garantire salari migliori ma penalizzati dalla carenza di specialisti. Dall’altro i comparti tradizionali, che assorbono ancora grandi quote di lavoratori ma senza garantire prospettive retributive. A restare schiacciati sono i giovani, esclusi dalla dinamica espansiva, mentre i lavoratori senior restano protagonisti per necessità più che per scelta. Una fotografia che interroga la capacità dell’Italia di trasformare la crescita occupazionale in un percorso inclusivo e sostenibile.

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