USA: Trump a caccia di voti e lancia la sua crociata contro il crimine

- di: Brian Green
 
Law and order: non è solo il titolo di una serie televisiva americana di successo che, con vari spin off, va in onda, anche in Italia, da una paio di decenni o giù di lì. È un modo di dire che viene tirato fuori, negli Stati Uniti, quando chi ha il potere invoca la necessità di intervenire con durezza per rimettere le cose a posto, quale che sia il significato che si può dare a questa affermazione.

E ''Law and order'' è il mantra che Donald Trump sembra recitare ormai da settimane, da quando i sondaggi lo danno a picco nelle preferenze degli elettori in vista delle presidenziali di novembre. Davanti all'emergenza Covid-19 (che negli Stati Uniti, al di là dei trionfalismi che echeggiano dalla Casa Bianca sull'efficacia della risposta alla pandemia, sta lasciando sul terreno decine di migliaia di morti), per recuperare terreno con il suo elettorato, Trump ha scelto di usare la frusta contro quelle città dove, a suo dire, il crimine sta avendo il sopravvento. I suoi strali, e non può essere una coincidenza, li ha concentrati solo su grandi città amministrate da democratici. Una prerogativa che è riservata al presidente, ma che sino ad oggi non è che sia stata attuata molte volte e comunque solo in caso di oggettiva necessità.

Ma intanto Trump ha mandato agenti federali in quelle città dove, a suo avviso, i criminali ormai hanno mano libera, evidentemente con la connivenza ideologica di quei democratici che, a dire del Presidente, se Joe Biden dovesse batterlo nella corsa alla Casa Bianca, consegnerebbero l'intero Paese al caos.
Così, sotto l'etichetta di ''operazione Legend'' (dal nome di un bambino di quattro anni ucciso da un colpo d'arma da fuoco mentre dormiva) Trump ha deciso di spedire a Chicago degli agenti federali per riportare ''Law and Order'' in una città piombata, a suo dire, nell'anarchia.

Per annunciare l'ennesima svolta nella politica muscolare del presidente, Trump ed i registi della sua immagine ce l'hanno messa tutta, piazzando, accanto al leggio del presidente sovrastato da quattro bandiere a stelle e strisce, delle fotografie di bambini vittime di atti di violenza. Come a dire: ecco quello che continuerà a succedere se non prendo in mano la situazione.
L'aspetto politicamente forte della reazione alla linea della ''fermezza'' adottata da Trump è la levata di scudi degli amministratori e dei funzionari delle città che, per decisione del Presidente, ora vedranno sciamare per le strade agenti federali, pesantemente armati per combattere la guerriglia urbana e senza alcun segno distintivo. Ovvero, sulle loro divise e tute non ci sono targhette con nome e grado o con i numeri che consentono di identificare gli agenti che operano sul campo.

È già accaduto a Seattle, dove - secondo quanto hanno denunciato alcune associazioni per la difesa dei diritti - i federali si sono distinti per aver eseguito, nel corso di manifestazioni di protesta, fermi ed arresti, con un uso spropositato della forza. Al punto che, spontaneamente, decine di donne, indossando elmetti gialli e giacchette dello stesso colore diventati la loro divisa, si sono frapposte tra agenti e manifestanti per impedire un uso improprio delle prerogative riconosciute alle forze di polizia.

Nei mirino del pugno di ferro di Trump ci sono, oltre a Kansas City, dove i federali sono attivi dall'inizio del mese di luglio, anche Chicago ed Albuquerque. Non è comunque il numero dei federali coinvolti (a Kansas City circa 200 ed altri 30 ad Albuquerque) a provocare proteste, quanto il principio stesso che a valutare questo intervento non siano i rappresentanti locali dell'ordine e la magistratura, quanto un soggetto politico estraneo, pur se al più alto livello.

E non è escluso che lo stesso - ovvero l'invio di agenti federali - venga deciso per New York, Philadelphia, Detroit, Baltimora e Oakland.
''Abbiamo appena iniziato questo processo e francamente non abbiamo altra scelta che lasciarci coinvolgere'', ha spiegato Donald Trump, sempre più in versione messianica, dicendo che ''il numero crescente di persone uccise in alcune grandi città degli Stati Uniti'' deve essere fermato.

Nell'operazione ''Legend'' sono coinvolti agenti e funzionari dell'Fbi, del Dipartimento per la sicurezza nazionale, del servizio dei Marshall (che, con compiti di polizia penitenziaria, dipendono dal Ministero della Giustizia), dell'Antidroga, e dell'Atf (l'agenzia che si occupa del controllo dell'alcool, del tabacco, delle armi da fuoco ed esplosivi).
A Portland (dove l'arrivo dei federali è successivo all'insorgere delle proteste, scatenatesi dopo la morte di George Floid) , secondo i media locali, gli agenti federali, in uniforme mimetica, senza elementi di identificazione e a bordo di auto prive di contrassegni, hanno eseguito il fermo di persone poi trattenute per una settimana in carcere senza la formalizzazione di alcuna accusa. Peraltro, sulla Rete girano parecchi video che mostrano la mano pesante dei federali a Portland, con la repressione violenta delle manifestazioni.

La decisioni di Trump hanno messo in moto una serie di reazioni anche a livello giudiziario. Come a Philadelphia, dove il procuratore distrettuale ha minacciato di perseguire gli agenti federali inviati nella sua città se avessero ignorato la sua la loro autorità.
''Chiunque, incluso nelle forze dell'ordine federali, attacchi e sequestri illegalmente persone sarà perseguito dal mio ufficio'' ha avvertito il procuratore.
Sono molti i sindaci ad avere contestato, in via ufficiale, la strategia del presidente. E in prima linea c'è il sindaco di Chicago, Lori Lightfoot, che ha scritto a Trump per condannare la sua retorica e accusandolo di perseguire fini esclusivamente politici.

''La lotta contro la violenza richiede un maggiore controllo delle armi e investimenti nella comunità e non più conflitti e divisioni '', ha detto Lightfoot, sindaco della terza più grande città del Paese. ''In nessun caso - ha poi ammonito - permetterò alle truppe di Donald Trump di venire a Chicago e terrorizzare la nostra gente''.

Il presidente però non sembra vedere scalfita la sua granitica determinazione ad andare avanti in quella che appare come una chiara strategia in funzione anti-Biden, cercando di fare presa sull'elettorato più sensibile alle tematiche della sicurezza. D'altra parte, pur di farsi fotografare con la Bibbia brandita come una scure davanti ad una chiesa di Washington, Trump non ha esitato a fare sloggiare i manifestanti a colpi di manganello, gas lacrimogeni e proiettili di gomma.
Benvenuti nell'America di Donald Trump.
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