Stop al gas russo attraverso l'Ucraina: Europa verso nuove rotte, la Transnistria in crisi

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

Da oggi l’Europa non riceverà più gas russo attraverso l’Ucraina. Lo stop, legato alla scadenza del contratto di transito tra Mosca e Kiev, non rinnovato a causa della guerra in corso, segna un punto di svolta nei rapporti energetici tra Russia, Ucraina ed Europa. Una crisi che non è solo economica ma strategica, capace di ridefinire gli equilibri geopolitici del continente.
La decisione di Kiev di non rinnovare il contratto, letta come un ulteriore passo nella sua sfida contro Mosca, arriva in un contesto di conflitto che dura ormai da quasi due anni. Per l’Ucraina, che da tempo mira a sganciarsi dalla dipendenza economica e politica dalla Russia, lo stop al transito del gas rappresenta un segnale chiaro di resistenza, ma al contempo un rischio calcolato per il fronte europeo.

Stop al gas russo attraverso l'Ucraina: Europa verso nuove rotte, la Transnistria in crisi

Bruxelles, intanto, cerca di rassicurare. "Siamo preparati a gestire questo scenario – ha dichiarato Kadri Simson, commissaria europea per l’Energia –. Negli ultimi mesi abbiamo aumentato le importazioni da altri fornitori e rafforzato le nostre riserve strategiche".

La strategia europea per compensare la perdita del gas russo si basa su un mix di diversificazione delle fonti, incremento delle importazioni di GNL (gas naturale liquefatto) dagli Stati Uniti e dal Qatar, e intensificazione delle forniture da Norvegia, Algeria e Azerbaigian. Tuttavia, lo stop odierno segna una sfida importante per i paesi dell’Europa orientale, storicamente più dipendenti dalle forniture russe.

La crisi della Trasnistria

Tra i primi territori a risentire dell’interruzione c’è la Transnistria, enclave filorussa nell’est della Moldavia. Con il gas russo che non arriverà più attraverso l’Ucraina, le autorità locali hanno dichiarato di essere "in difficoltà". La Transnistria, che dipende quasi esclusivamente dalle forniture di Mosca, rischia di trovarsi in una crisi energetica senza precedenti, con possibili ripercussioni sociali e politiche in un territorio già segnato da tensioni latenti.

Zelensly: "Sarà il nostro anno"

Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rilanciato il ruolo del suo paese nella resistenza all’espansionismo russo. "Sarà il nostro anno – ha dichiarato –. Continueremo a combattere per fermare Putin e garantire la libertà del nostro popolo".

Lo stop al gas russo, pur rappresentando un colpo economico anche per Kiev, viene presentato come un simbolo della sua determinazione a non piegarsi a Mosca. Per Zelensky, l’Ucraina non è solo un campo di battaglia ma un attore strategico nella ridefinizione dell’ordine europeo.

Le nuove rotte del gas

Con lo stop al transito attraverso l’Ucraina, si intensifica il ruolo delle rotte alternative. Il gasdotto Nord Stream è stato danneggiato e inutilizzabile, mentre il TurkStream e i gasdotti che attraversano il Caucaso e il Mar Caspio assumono un ruolo sempre più centrale.

L’Europa, però, non può permettersi di abbassare la guardia. La dipendenza energetica da Mosca è stata ridotta drasticamente, ma non eliminata. La transizione energetica verso fonti rinnovabili, pur accelerata dalla crisi, richiede tempo e investimenti significativi.

Un equilibrio fragile

Il conflitto tra Ucraina e Russia continua a essere il punto nevralgico attorno al quale ruotano non solo le sorti di due nazioni, ma anche gli equilibri geopolitici del continente. Lo stop al gas russo attraverso l’Ucraina è solo l’ultimo capitolo di una crisi che mette a nudo le fragilità europee e le sfide di un mondo sempre più multipolare.

In questo scenario, la capacità dell’Europa di trovare un equilibrio tra autonomia energetica, solidarietà verso Kiev e gestione delle proprie priorità interne sarà determinante per il futuro della regione. Una sfida che si gioca non solo sul piano economico, ma anche su quello politico e strategico.

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