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Scuole private: rischio esodo verso le statali, uno studente su quattro può cambiare

 
Scuole private: rischio esodo verso le statali, uno studente su quattro può cambiare
Il mondo della scuola italiana si prepara a ripartire dopo l'annuncio della scorsa settimana del ministro Azzolina, che ha dato l'appuntamento a tutti gli alunni del nostro paese al prossimo 14 settembre dopo la chiusura delle aule causa contagi da Coronavirus.

Di certo però i cambiamenti non riguarderanno solamente il campo delle precauzioni che studenti, docenti e personale degli impianti scolastici dovranno prendere alla ripresa delle lezioni e disposizioni sul tema. Perché la crisi economica rischia di sconvolgere anche i numeri di iscrizioni agli istituti privati.

Secondo l'analisi del Sole24Ore, la possibile chiusura di alcuni impianti paritari uniti alle difficoltà finanziare delle famiglie che hanno perso introiti, potrebbero portare a un vero e proprio esodo di alunni verso le scuole statali nella prossima annata. Le stime parlano di circa 200.000 studenti (in rapporto, uno su quattro degli iscritti) che potrebbero decidere di lasciare le scuole private perché non possono più permettersi di frequentarle virando così su quelle pubbliche. Con conseguente ripercussione anche per tutti gli operatori che negli istituti paritari lavoravano prima del blocco.

Situazione ancora più caotica per i servizi offerti alla fascia che va da 0 a 6 anni, che rappresentano più della metà di bambini o bambine seguiti da scuole paritarie o private. Attualmente in Italia questi istituti sono 12.564 con 866.805 studenti di cui 524.031 fanno parte della fascia più giovane.

La preoccupazione è stata espressa in particolare nel PD e dall'Onorevole Camilla Sgambato: "C'è bisogno di risorse necessarie, almeno 2 miliardi di euro in più per le scuole paritarie che svolgono un servizio pubblico aiutando anche il bilancio dello Stato col risparmio di 7.000 euro per alunno". Una presa di posizione molto forte a pochi giorni dalla ripresa delle trattative per i fondi aggiuntivi da indirizzare al settore scolastico, rimasto fermo ormai troppo a lungo dall'inizio della pandemia a marzo.
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