L'avanzare del progresso come un viaggio senza meta

- di: Ettore Gentili
 
Chiunque si imbarchi su una nave sa dove è diretto. Allo stesso modo chi sale su un aereo, o intraprende un viaggio in treno, per prima cosa decide la meta e poi sceglie il mezzo migliore per raggiungerla. Il punto di arrivo ed il motivo del viaggio sono l’obiettivo.
Invece il lungo procedere del progresso tecnico, per rimanere all’interno della metafora, ci viene presentato come un viaggio senza meta, del quale, di volta in volta, conosciamo soltanto il punto di partenza. Ma, allo stato in cui siamo, non possiamo chiederci se i successi della modernità siano sufficienti a farci accettare sempre e comunque l’innovazione tecnologica. In altre parole ci chiediamo se possedere una lavatrice, un’automobile o un frigorifero (che ci hanno affrancato da molte fatiche e sofferenze) sia conquista sufficiente per non interrogarci sulle conseguenze e sugli obiettivi di quello che ci aspetta, oppure se, come diceva Seneca, “Al navigatore il vento in poppa non serve, se non sa dove andare”.
In questi ultimi mesi, i vari Presidenti e Capi di Governo hanno profeticamente sentenziato che il mondo post corona virus non sarà più lo stesso e così l’ineffabile motore tecnico che determina gli eventi è stato avviato. E’ inutile chiedere come sarà il mondo che verrà al comandante, perché non conosce la rotta. Ciò nonostante, dovremo tutti salire fiduciosi sulla barca del progresso.

Un assaggio di quello che bolle in pentola l’abbiamo avuto con la convocazione degli Stati Generali; un’assise ben rievocativa per concludere “l’ancien regime italico” ed aprire alle decisioni della task force di tecnici che, in sostituzione del Parlamento, guiderà il Paese con rapidità e decisionalità militari. Il fior fiore dei manager di successo, per i quali anche l’utilizzo della lingua italiana per farsi capire dagli italiani (come con il lockdown) sarebbe un intralcio, visto che dovranno produrre relazioni scientifiche e verità assolute e non rispondere ai cittadini. Tutto è quindi pronto per dare una risposta rapidissima, radicale e d’eccezionale consistenza finanziaria ai milioni di cittadini che sono stati prima segregati in casa dalla pandemia e poi stremati dalle conseguenze del blocco della produzione.

La rivoluzione tecnologica “è la decisione irrevocabile segnata dal destino”, incarnata in Vittorio Colao, ex amministratore delegato di Vodafone, per indicare ai lavoratori la via del rilancio economico. Alle ultime generazioni della politica, create in laboratorio, senza identità e senza consenso popolare, è stata fatta indossare l’asettica divisa del macchinista per farle governare senza Parlamento, chiudere chiese, scuole ed università e, con la scusa di contrastare omofobia e razzismo, per riscrivere la Storia. A questi personaggi senza qualifica e senza passato è stato calato dall’alto un potere a mezzadria, con il compito di bonificare ogni resistenza e di anestetizzare la piazza, preparandola a subire gli sconvolgimenti della quinta generazione informatica. Il 5G, “l’internet delle cose”, non è la semplice evoluzione della quarta generazione wireless, è un progetto senza confini, che comporterà la trasformazione dell’intero sistema produttivo, sociale e relazionale di tutto il pianeta.

Il trasferimento dati, che avverrà senza cavi con una velocità 10 volte superiore, maggiore stabilità e diffusione del segnale, rispetto a quello attuale, permetterà di produrre da remoto e sfruttare i vantaggi dell’intralogistica, facendo interagire i robot a guida autonoma con qualsiasi contesto operativo. La tecnica ed il progresso non sono quindi quel meccanismo senza volto che ci vogliono far credere; anche gli scienziati che presero parte al progetto Manhattan avevano un committente che conosceva l’obiettivo di sganciare la bomba atomica sui giapponesi. Allo stesso modo tutti quelli che per anni hanno studiato il 5 G e ne hanno organizzato le ricadute produttive, avevano chiara la meta ed erano assolutamente al corrente di quello che stavano facendo e delle conseguenze che questa rivoluzione via etere avrebbe comportato. Compagnie multinazionali, di cui non ci è dato sapere chi siano i proprietari, come la stessa Vodafone, la Thomson, o Huawei, che registrano ogni minima reazione del mercato, dedicano energie e capitali per preparare gli utenti, studiando il modo migliore per diffondere e far assorbire ogni novità.

Per questo non è credibile che già da tempo i colossi dell’informatica non stiano pensando a come far adottare questa innovazione radicale ad una popolazione già satura e stressata dalle continue trasformazioni degli ultimi decenni. Il progresso non è così meccanico, autonomo, deterministico e senza volto; dietro questo pseudo scientismo (che abbiamo già potuto apprezzare nelle verità assolute dei virologi, poi puntualmente smentite) c’è la volontà di evitare ogni contatto ed ogni forma di dialogo democratico, di destrutturare le famiglie e le comunità, per attuare un processo di depatrimonializzazione dell’individuo, che deve essere consegnato in assoluta nudità morale e materiale al dominio della tecnica. È evidentemente voluto che i “padroni della tecnologia” non ci permettano di conoscere e di valutare le conseguenze ultime delle trasformazioni in corso, che ci consegnino all’idea che il mondo della tecnica si giustifichi in se stesso. È un potere in mala fede, che dissimula le sue responsabilità, quello che addita come fascista la piazza che tumultua e che fisiologicamente esplode nelle manifestazioni isteriche e violente, tipiche di chi è ignorante.

Perché questo è, alla prova dei fatti, il popolo, un massa di persone che ignorano, che non sanno che ruolo ognuno di noi avrà domani, nel quale tutti ci sentiamo sospesi nel limbo, mentre guardiamo il futuro con ansia. Il tassista, messo davanti alla vettura che si guiderà da sola e che potrà fare a meno del suo lavoro, si chiederà a cosa serve la sua licenza, il suo taxi e quello che ha imparato a fare. Allo stesso modo il negoziante, che teme di essere scavalcato dalle vendite on line, si chiederà cosa ne sarà del suo locale, dei suoi commessi e del suo commercio, oppure a cosa serviranno gli studi della guida turistica, resa inutile dalla realtà immersiva e virtuale. Al di la del chiacchiericcio mediatico, più spesso urlato che meditato, nessuno fornisce spiegazioni, non c’è pubblico servizio che si preoccupi di dirci in quale realtà vivremo.

Oltre alle mielose parole di solidarietà presidenziale, oppure a qualche curiale elemosina di mera facciata, ai cittadini, ansiosi di sapere, si continuano ad ammannire, in forma di telenovela seriale, le guasconate dell’ipercinetico Presidente americano, da contrapporre alla calma imperturbabile del Presidente cinese, che incarna, in perfetto stile orientale, il ruolo dell’infido avversario asiatico.

Un conflitto molto mediatico, tra personaggi e mimiche contrapposte; ma in realtà, né Trump, né Xi Jinping oppongono sufficienti barriere a quel mondo immateriale e transnazionale, che è appannaggio esclusivo di un piccolo gruppo di aziende, delle quali non ci è dato neanche sapere chi siano i reali proprietari. Queste multinazionali che si dedicano all’informatica, alla finanza ed all’informazione, che già disponevano di capitali infiniti, di capacità di dissuasione, controllo ed indirizzo delle masse, adesso, con l’acquisto di tutte le frequenze delle onde radio per la trasmissione del segnale 5G nei vari paesi del mondo, potranno gestire direttamente ed in proprio, anche il mercato del lavoro.

Un progetto completo e lungimirante che in Italia si è cominciato ad attuare con la vittoria del “Partito informatico” alle elezioni politiche del marzo 2018, che è proseguito con le aste d’assegnazione per i tre blocchi di frequenze del 5G, che in Italia sono state fatte tra il 13 settembre ed il 2 ottobre 2018 e che due anni dopo, si sta materializzando con la task force, diretta da Colao (che ha fatto la parte del leone in quella vendita di Stato), che indica “gratuitamente”, nella rivoluzione informatica, la strada che il Paese deve seguire. Questo progetto, da anni oscuramente in corso, è peggio che immorale, perché desertifica giorno per giorno la vita relazionale degli esseri umani per costringerli ad avere una sola identità, quella informatica, e poi utilizza i miliardi di euro, cosi generosamente elargiti dall’Europa, per trasformarci in soggetti monodimensionali, tenuti in vita dalla connessione wireless.
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