L'Italia affonda davanti all'autarchia decisionale di Conte
- di: Diego Minuti
L'Italia sta pagando al Covid-19 un prezzo pesantissimo, che non è solo quello (drammatico) dei morti e della crisi che attanaglia da mesi la nostra economia, ma è soprattutto quello determinato da una classe politica che sembra quasi non rendersi conto della gravità della situazione, navigando a vista, col solo obiettivo di entrare nel porto sicuro del proprio tornaconto.
Proprio in queste ore l'immagine chiarificatrice di come i nostri governanti (effettivi e aspiranti tali) affrontano la crisi è data dalla continua conflittualità, quasi che l'esigenza di apparire migliore dell'avversario debba prevalere sull'urgenza di misure che, lo dicono i numeri, non sono più rinviabili.
Ma evidentemente questa è una sensazione che si ferma sull'uscio del Palazzo, dove si vivono vite distaccate da quella reale, fatta di privazioni, sacrifici, povertà, disperazione.
Esagero? Non credo proprio, perché se si avesse veramente a cuore l'Italia e gli italiani, il Governo marcerebbe con la stessa velocità e, soprattutto, con i medesimi obiettivi. Ed invece tutto sembra meno che questo.
Forse è il caso di riflettere sul presidente del Consiglio e le sue ultime mosse.
Con l'annuncio dei ''suoi'' stati generali, Giuseppe Conte non ha semplicemente indicato la strada da percorrere, quanto ha messo ben chiaro che è la ''sua''. Questo perché la scelta non è stata d'altri che sua, senza consultare gli alleati.
Quando ancora si parlava di politica sindacale, si diceva che sulla concertazione c'erano pareri diversi, nel senso che alcune frange del sindacato riducevano al minimo i termini del confronto con i padroni e il governo, mentre altre componenti ritenevano che solo il dialogo poteva apportare benefici. Conte, in questo, sembra avere imboccato una sorta di autarchia decisionale, perché se è vero che ha indetto gli stati generali senza consultarsi con gli alleati (ad eccezione dei Cinque stelle, in cui tutti ormai sembrano procedere senza schemi e strategia: vedi i ''mini stati generali''convocati da un Luigi Di Maio, in crisi di visibilità), è altrettanto vero che in questo modo ha peccato due volte. La prima è sicuramente di mancanza di fiducia o di considerazione in chi in Parlamento lo sostiene (ancora); la seconda è di superbia perché l'essere presidente del Consiglio non gli concede il potere assoluto di decidere, prima, e di comunicare, dopo.
Questo Governo sfilacciato, dilaniato, in bilico, non sta rispondendo a quanto gli chiedono gli italiani, verso i quali è in debito di credibilità e il solo che pare non accorgersene sembra essere proprio il primo ministro che, nell'ultima conferenza stampa, ha tirato fuori il solito armamentario dei premier in difficoltà: un elenco sterminato di cose da fare, di progetti da portare avanti, di sogni da realizzare. Un calderone ribollente di buoni propositi, tutti mirati a catturare attenzione e consensi.
Ma sino a quando la gente, il popolo, gli amministrati, saranno disposti a dare credito a Giuseppe Conte? Soprattutto vedendo quanto altri premier stanno facendo contro la crisi da Covid-19?
In Francia oggi il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, ha annunciato una iniezione di fondi a favore del settore aeronautico pari a 15 miliardi, che si aggiungono ai 18 per il turismo ed agli 8 per il comparto automobilistico.
In Italia, invece... Noi aspettiamo.
''Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?'', disse Cicerone e forse potremmo dirlo anche noi chiedendo a Conte per quanto tempo pensa che la pazienza degli italiani possa andare avanti. I sondaggi accreditano un presunto (ma non completamente) partito del premier di circa il 12/14 per cento delle indicazioni di voto. E forse questo incide le politiche quotidiane del presidente del Consiglio che sta riuscendo nella difficile impresa di prendere le distanze da tutti, ad eccezione di Cinque stelle che hanno bisogno di lui, ma solo per mettere a posto le ultime pedine in posti di comando in vista di una lunghissima campagna elettorale.