Francia: lo Stato corre in aiuto della Renault ma il futuro è incerto
- di: Jean Aroche
Nonostante il piano di Emmanuel Macron, all'incirca nove miliardi di euro stanziati per spingere il mercato dell'auto in una direzione ''verde'', potrebbe avere degli effetti positivi sul comparto, in Francia si guarda con grande preoccupazione alla crisi palese che da mesi interessa la Renault.
Ad una situazione di grande incertezza che prelude ad una radicale ristrutturazione del gruppo, che potrebbe non passare soltanto per la riduzione dei costi, si è aggiunta anche l'emergenza sanitaria determinata dall'epidemia di Covid-19.
La situazione della Renault, che ha come primo azionista lo Stato, sta cancellando la sua immagine di ''vetrina sociale'', tanto che, come si legge in una analisi della redazione economica de Le Monde, ''il gruppo, in grande difficoltà, deve impegnarsi in un atto di bilanciamento consistente nel trovare i mezzi per sopravvivere''. Tutto questo deve accadere con un più diretto coinvolgimento dello Stato ''in modo che la pozione non sia troppo amara per i dipendenti''.
Lo Stato sta facendo la sua parte, come dimostra la firma del Ministro dell'economia, Bruno Le Maire, per un prestito garantito di 5 miliardi di euro, necessari per cercare di porre rimedio alla delicata situazione finanziaria, a fronte dell'impegno dell'azienda di preservare l'occupazione e il livello di attività nel sito di Maubeuge (nel Nord del Paese).
La riconfigurazione di questa fabbrica, la cui produzione deve essere trasferita a quella di Douai, fa parte di un piano di riduzione dei costi molto più ampio. Il piano, che è stato annunciato il 29 maggio, impone il taglio di 15.000 posti di lavoro, 4.600 dei quali in Francia.
Il piano, almeno per gli analisti, non è stato una sorpresa, perché era nell'aria già da febbraio, quando si cominciò a discutere su come fronteggiare la pesante eredità lasciata da Carlos Ghosn, ex CEO della società, estromesso a seguito di accuse di appropriazione indebita finanziaria dalle autorità giapponesi.
Ora lo Stato francese chiede alla Renault misure "esemplari" per alleviare il peso dei contraccolpi della crisi per i dipendenti. Ma questo non eviterà che essa colpisca migliaia di subappaltatori, che pagheranno un prezzo che rischia di essere elevato per gli errori commessi negli ultimi anni, senza che nessuno avesse lanciato un allarme.
Il consiglio di amministrazione, che comprende rappresentanti dello stato e dei dipendenti, ha mostrato, dice Le Monde, ''un silenzio assordante''. Assodato che l'intervento sulla Renault per traghettarla fuori dalla crisi non si può limitare solo ad una riduzione dei costi, le speranze sono riposte nell'elaborazione di una strategia chiara e realmente di prospettiva, di cui si dovrà fare carico il nuovo amministratore delegato, Luca de Meo, che entrerà in carica come il primo luglio. Ma al nuovo Ceo occorrerà del tempo per elaborare il suo progetto, ovvero immaginare una nuova gamma e stabilire le priorità, quindi realisticamente se ne parlerà alla fine dell'anno.
Ma, prima di un futuro tutto da disegnare, bisogna confrontarsi con un presente complesso e delicato, perché il prestito garantito dallo Stato copre a malapena le esigenze di liquidità a breve termine e il costo della ristrutturazione, che non avrà pieno effetto per tre anni.