Covid-19: il no del governo alla neve mette a rischio la sopravvivenza del comparto
Santi, poeti e navigatori, colonizzatori, trasmigratori (non lo diciamo noi, ma lo disse Benito Mussolini, nel 1935), ma anche virologhi. Ormai gli italiani, a seconda se il giorno è pari o dispari, se c'è sole o tira vento, si calano in ruoli che, sino a ieri, per loro non esistevano.
Tra i tanti ruoli che gli italiani hanno scoperto o riscoperto c'è anche quello dei governanti, che occupano il vertice della piramide sociale e che sono stati scelti - da noi - ritenendoli i migliori.
Se i parenti non li puoi scegliere, lo stesso non si può dire degli amici e soprattutto dai politici eletti che sono tali perché qualcuno lo ha voluto. Ma purtroppo non sempre a questo, come causa ed effetto, corrispondono le scelte più intelligenti, quelle che la ragionevolezza impone o imporrebbe.
Il can can di misure prese o forse no, decise o forse no, adottate, ma forse no, sta diventando imbarazzante, anche se il deserto di idee e proposte dell'opposizione non è che autorizzi a pensieri bellissimi. Ma anche una musica apparentemente allegra, quasi sfrenata, quale quella del can can (chiediamo scusa ad Offenbach), ha bisogno di uno spartito, che sembra mancare al governo che va avanti a colpi di annunci e interviste, in un momento in cui forse il silenzio e la moderazione, per non parlare della continenza consiglierebbero l'esatto contrario.
Prendiamo le mosse per il settore del turismo invernale per il quale - sempre che non cambino le idee nei prossimi quindici minuti - si prospetta una stretta, che si tradurrebbe nella morte (in senso economico) di un comparto grazie al quale vivono porzioni di importanti regioni, creando nella stagione invernale redditi per milioni e milioni di euro.
Si dice: impedire alle persone di ammassarsi in una funivia è un obbligo, se si vuole evitare il moltiplicarsi di occasioni di contagio. Sì, in fondo è giusto, ma forse chiudere le piste di sci è una toppa peggiore del male perché, al di là del fatto che, per definizione, chi ama gli sci mette, fisicamente, distanza tra sé e gli altri, chiudere senza proporre soluzioni è la scelta peggiore.
La sollevazione dei presidenti delle Giunte delle regioni interessati era scontata e, sebbene con parole ed argomenti diversi, tutti dicono la stessa cosa: fermatevi, prima di firmare la morte della stagione e, con essa, la fine di decine di attività imprenditoriali legate all'industria della neve.
Ci sono soluzioni alternative?
Sicuramente, ma se la strada è oggi quella dell'intransigenza (dopo non averla imboccata in estate, dove il pericolo era molto più alto a quello della montagna) è difficile pensare che si troverà un modo condiviso di affrontare l'emergenza. Anche perché, a questo punto, se il pericolo è l'affollamento, è difficile da metabolizzare che quello di una funivia sia più pericoloso di quello che, quotidianamente ed a più ore del giorno, si registra sui mezzi pubblici delle grandi città.
Il sindaco di Cortina, Giampietro Ghedina, spera di potere aprire alla data fissata, il 18 dicembre, sciorinando le proposte dei titolari degli impianti di risalita: tetto del 50 per cento sugli skypass giornalieri così come per cabinovie e funivie, abbonamenti solo on line.
Basterebbero queste misure?
Forse sì (o, se si vuole pensare positivo sicuramente sì).
Ma, nel grande gioco del Covid-19, in questo momento a dare le carte è il governo.