Scoperto un antico fiume lungo 500 km e due cupole concentriche nel deserto: la scienza conferma il racconto ignorato per 2.000 anni.
Il racconto ignorato dei sacerdoti egiziani
Sul finire della sua vita, Platone racconta di sacerdoti egiziani di Sais che svelarono a Solone l’esistenza di una “Grande isola” al di là delle Colonne d’Ercole, risalente a 11 500 anni fa. Le reazioni furono immediate: incredulità e sarcasmo. Non esiste alcuna isola ai piedi dei Monti dell’Atlante, e men che meno secondo la cronologia biblica allora accettata.
Il fiume Tamanrasset emerge dal deserto
Nel 2015 è stato confermato tramite immagini satellitari un gigantesco sistema paleofluviale: il fiume Tamanrasset, che un tempo (11 700–5 000 a.C.) scorreva dal cuore dell’Atlante fino all’Atlantico, con una portata paragonabile al Rio delle Amazzoni e un alveo visibile per oltre 500 km. Un’eredità dell’Ultimo Periodo Umido Africano, capace di trasformare un deserto in un corridoio fiorente per uomini e animali.
Una “isola” tra acqua, mare e monti
Durante l’apice umido, la regione tra il Mediterraneo, l’Atlantico e il Tamanrasset formava una enorme penisola quasi circondata d’acqua. Teoricamente una “isola” secondo la visione greca, con un solo lembo collegato ai monti dell’Atlante — la stessa struttura descritta da Platone per Atlantide.
Cupola di Semsiyat e Richat: i “cerchi” di Platone
Nel deserto mauritano i satelliti hanno individuato due formazioni naturali che rispondono perfettamente alla descrizione platonica sui “cerchi concentrici”:
- Cupola di Semsiyat: un anello di 5 km con un’isola centrale di 0,9 km, come la Metropoli di Atlantide.
- Struttura di Richat: a circa 20 km, presenta cerchi concentrici più ampi, che ricordano l’Isola di Poseidone.
La Richat Structure è un immenso dome geologico eroso di 40 km di diametro, formato da roccia sedimentaria fino al periodo ordoviciano e arricchito da intrusioni magmatiche nel Cretaceo. Questo “occhio del Sahara” fu inizialmente scambiato per un cratere da impatto, ma è ora riconosciuto come un rilievo eroso unico al mondo.
Nulla di simile esiste altrove
Secondo le scansioni satellitari, strutture del tutto analoghe — per dimensioni, configurazione circolare, doppio anello e isola centrale — non esistono in nessun’altra parte della Terra. Semsiyat e Richat sono quindi l’unico esempio conosciuto che coincide con la descrizione platonica.
Un colpo alla leggenda? O al mito?
Nuove ricerche geologiche e astronomiche aggiornano il dibattito su Atlantide. Le osservazioni satellitari, unite alle conoscenze stratigrafiche sul Sahara, indicano che qualcosa di straordinario è davvero esistito in quella regione, proprio nel periodo descritto da Platone.
Domande che insorgono
- Come fecero sacerdoti di 2 000 a.C. a conoscere questi dettagli — soprattutto i cerchi concentrici?
- Vi fu una civiltà più antica, tra 14 500 e 5 500 a.C., capace di osservare (o abitare) questi luoghi?
- Esistono relazioni tra Atlantide, Nan Madol o il continente sommerso di Sundaland?
Alcuni studiosi propongono una ridefinizione del mito di Atlantide, fondata su dati geologici, paleoambientali e archeologici concreti. Il racconto di Platone potrebbe non essere solo allegoria.
Platone aveva fatto centro
Platone, un millennio prima delle missioni spaziali, aveva colto qualcosa di reale. Le immagini satellitari di Tamanrasset, Semsiyat e Richat non sono favole: raccontano una storia concreta di fiumi giganti, isole “quasi sommerse” e strutture concentriche. Tutte intuizioni che i sacerdoti egiziani avrebbero tramandato, e che Platone impugnò come “verità, non fantasia”.