La Consulta ha fatto saltare il vecchio tetto, ma Palazzo Chigi prepara una stretta: circolare imminente per «soprassedere» agli aumenti, nuovi criteri legati al merito e un Dpcm a gennaio. Il caso Cnel agita la politica, Bankitalia nel mirino delle polemiche.
(Foto: Il presidente del Cnel, Renato Brunetta. L'aumento degli stipendi al Cnel ha fatto scoppiare le polemiche).
La sentenza dell’estate ha riaperto un capitolo delicatissimo: il tetto fisso per i vertici della Pubblica amministrazione non vale più, ma ciò non significa via libera agli adeguamenti. L’esecutivo si muove su due binari: congelare gli aumenti ora e scrivere regole nuove subito dopo.
Cosa sta succedendo
Il vecchio limite onnicomprensivo non è più applicabile. Il governo vuole evitare una corsa disordinata alle rimodulazioni e punta su un quadro ragionevole e selettivo che tenga insieme merito, responsabilità e sostenibilità dei conti.
La mossa del governo
Una circolare imminente invita le amministrazioni a non procedere con adeguamenti automatici e prevede che eventuali ritocchi siano possibili solo con risorse dedicate. Il tutto in attesa del Dpcm di gennaio, che stabilirà criteri misurabili e comuni.
Chi può aumentare ora (e chi no)
Nell’immediato l’effetto riguarda una dozzina di posizioni apicali colpite in passato da decurtazioni. Per gli altri dirigenti, compresi i capi dipartimento, si attenderanno le nuove regole e i relativi stanziamenti.
Il caso Cnel e la frenata politica
La decisione del Cnel di alzare i compensi ha scaldato il clima. Dopo le polemiche, è arrivato il dietrofront con una revoca immediata. Il messaggio politico è chiaro: servono sobrietà e criteri condivisi, non scavalchi individuali.
Bankitalia al centro del dibattito
Le authority e gli enti costituzionali godono di ampia autonomia, ma la discussione pubblica si fa più esigente. C’è chi chiede un perimetro di trasparenza e di responsabilità anche per questi ambiti, nel rispetto delle rispettive competenze.
Il quadro economico
La manovra muove risorse limitate e selettive. In questo contesto gli adeguamenti salariali nella Pa devono essere mirati, per evitare squilibri e privilegi. La parola d’ordine è selettività: ciò che cresce deve essere agganciato a performance e risultati.
Cosa prevede il cantiere normativo
Il Dpcm definirà una platea ristretta di ruoli che potranno raggiungere i nuovi livelli retributivi, con obiettivi verificabili e valutazioni trasparenti. Niente appiattimenti: avanzamenti solo dove ci sono responsabilità maggiori e risultati provati.
Le voci
«Non ci saranno aumenti indiscriminati: le retribuzioni saranno ancorate a merito, produttività e responsabilità», è la linea ribadita dal governo nelle ultime ore.
Perché conta
Questa stretta è un test di credibilità: tenere insieme merito e sostenibilità significa rafforzare la fiducia dei cittadini e la qualità dell’azione pubblica. Il contrario alimenterebbe contenziosi e nuove frizioni istituzionali.