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Noblesse oblige, anche da cornuti

- di: Barbara Leone
 
Le corna? Bisogna saperle portare! Pensate al cudù maggiore. Nome scientifico: Tragelaphus strepsiceros. Si tratta di un esemplare di antilope che vive in Sudafrica, con corna a forma di cavaturaccioli, lunghe talvolta più di mezzo metro. Elegantissimo e fiero, col suo spettacolare e coreografico palco di corna che sono in realtà una e propria opera d’arte della natura. Pochi sanno, però, che quando questo meraviglioso animale abbassa la testa le punte delle corna mirano esattamente in corrispondenza degli occhi del loro bersaglio. Con le ovvie conseguenze che potete immaginare. La verità è che anche le corna vanno indossate con stile. Bisogna saperle portare con classe, finanche con onore, e vale sia per gli uomini che per le donne. Come ci ricorda Monsieur Swann nella “Recherche” le corna sono un outfit immateriale, che va saputo indossare e va condotto tra i commerci del mondo con leggerezza, discrezione e intelligente dissimulazione. Certo: non è esattamente il massimo della goduria svegliarsi un bel mattino e scoprire d’esser il fratello o la sorella di Bambi. Ma prima o poi nella vita capita a tutti, o quasi. A far la differenza è la reazione. C’è chi urla e strepita, chi si piange addosso, chi fa volare vestiti e orologi dalla finestra, chi se la prende con l’altro (o altra) minacciando di prenderlo a legnate sui denti, chi si fustiga dandosi la colpa del tradimento e fa di tutto per riprendersi il partner, c’è chi giura che da oggi cambierà e c’è chi sprofonda nella depressione più nera perché “cosa ha lui/lei più di me”? Niente, la risposta è niente.

Noblesse oblige, anche da cornuti

Anzi, la risposta è magistralmente spiegata in una scena dell’esilarante film “Il matrimonio del mio migliore amico”, quando Julia Roberts dice a Cameron Diaz: Tu sei Michael, sei in un famoso ristorante francese  e ordini creme brulè come dessert: è bella a vedersi, è dolce, è insopportabilmente perfetta. All’improvviso Michael si rende conto che non vuole la creme brulè… no, vuole un’altra cosa. E che cosa vuole invece?, chiede la Diaz.

Gelatina…

Gelatina?! Perché la gelatina?

Perché è più di suo gusto la gelatina! La gelatina risponde di più ai sui gusti, capisco che in confronto alla creme brulè è solo gelatina, ma probabilmente è quella che ci vuole per lui.

Posso diventare gelatina!

No, la creme brulè non sarà mai gelatina, tu non potrai mai essere gelatina!

Devo diventare gelatina!

Tu non diventerai mai gelatina!

Ecco: la chiave di lettura di un tradimento è tutta qui. Lei (o lui) a un certo punto vuole la gelatina al posto della creme brulè. Molto semplicemente perché siamo esseri in evoluzione continua. Cambiamo. Cambiamo gusti, idee, desideri e priorità. E quello che ci stava bene fino ad oggi, molto probabilmente non ci starà bene domani. Un po’ come quel meraviglioso tubino rosso taglia 42: arriva un momento, e arriva aivoglia se arriva, in cui non ti entra più. Arriva un momento, e arriva aivoglia se arriva, in cui la creme brulè che tanto adoravi ti stuferà e vorrai la gelatina. Ed è perfettamente inutile che tu, partner, ti sbatti per diventare gelatina: non lo sarai mai. Della serie: chi nasce tondo non può diventare quadrato.

C’è poi chi, con chirurgica spietatezza, allorquando apprende l’ingombrante novità che gli troneggia sul capo non si scompone d’una virgola. In apparenza, almeno. Perché sotto sotto medita vendetta che, si sa, va servita fredda. E’ il caso di Massimo Segre, banchiere e professionista fra i più noti di Torino anche perché la sua famiglia è sempre stata a fianco di Carlo De Benedetti. E che dal 2020 faceva coppia fissa con Cristina Seymandi, anch’ella assai nota nel capoluogo piemontese perché figlia di un celebre commercialista scomparso due anni fa e soprattutto perché appassionata di politica, in cui si è buttata da anni a capofitto pur senza averne la bussola essenziale. Visto che, con estrema nonchalance, è passata dal Movimento 5 Stelle al centrodestra come se nulla fosse. Evidentemente cambiare idea fa proprio parte del suo dna. I due erano lì lì per giurarsi amore eterno, tant’è vero che avevano organizzato una sontuosa festa in Sardegna per annunciare le imminenti nozze, con tanto di partecipazioni già spedite. Una festa con finale a sorpresa. E che sorpresa, oibò! Perché allo scoccar della mezzanotte, o giù di lì, il Segre sale sul palco con la sua promessa sposa, prende il microfono e con glaciale imperturbabilità la sputtana davanti ai 150 invitati della Torino bene (tutti telefono muniti, il che si traduce in uno stupefacente video che in un nanosecondo ha letteralmente fatto impazzire il web) elencandone i tradimenti. Uno su tutti: quello con un avvocato, suo attuale amante. “Cara Cristina - dice nell’imbarazzo generale - so di quanto tu ne sia innamorata dal punto di vista mentale e sessuale come hai avuto modo di confidarti. A Mykonos vai con lui. Come sai è tutto pagato”. E poi romanticamente chiosa: “Il dono che ti faccio è la libertà. Per cui non ti sposo”. Il tutto, pare, con tanto di prove fotografiche candidamente mostrate al pubblico in visibilio. Al che, sempre pare, ella sarebbe addirittura svenuta. Insomma, Ridge e Brooke a questi qua glie fa ‘na pippa eh! Sui social è tutto un plauso a cotanto coraggio e sangue freddo, con prevedibili ed intuibili insulti alla fedifraga. Personalmente trovo tutto molto triste e meschino. E soprattutto di pessimo gusto. Oltre che gratuitamente feroce. Perché una tal pubblica gogna mette la donna nella condizione di non avere più credibilità e affidabilità per il futuro, anche per quanto riguarda il lavoro. Vuol dire farle terra bruciata attorno con tutto ciò che ne consegue, dall'isolamento alla derisione. Vuol dire rovinarla per sempre, tatuarle sulla pelle la parola puttana trasformando la sua vita in una bacheca perenne d’informazioni denigranti e beceri insulti. Per sempre, senza diritto d’appello o di oblio. Non c’è proprio nulla di coraggioso e virile in un gesto del genere, tipico di uno squalo che gira intorno alla sua ignara preda e quando meno se l’aspetta la uccide. Non fisicamente, certo, perché ai suoi livelli non ci si compromette certo. Ma moralmente e nell’anima sì. Alle pulsioni viscerali del bourgeois villano preferirò sempre la grazia raffinata e aristocratica di chi scivola sopra gli attriti fastidiosi del mondo e, pur comprendendo tutto, resta in silenzio e sorride. Noblesse oblige, anche da cornuti.

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