Intervista a Nicola Zingaretti

- di: Germana Loizzi
 

Alla vigilia di una tornata elettorale di valenza nazionale, Italia Informa ha scelto di approfondire taluni aspetti gestionali della Regione Lazio, che del resto è la regione che ospita Roma, la capitale d’Italia, dove la Pubblica Amministrazione ha la sua maggiore presenza con il conseguente impatto sulla vita di tutti i cittadini italiani. Dunque questi ed altri temi li abbiamo affrontati direttamente con il Presidente uscente Nicola Zingaretti, forte di una quinquennale esperienza, il quale si ripresenta ora per completare i diversi progetti avviati ma anche con nuove idee e nuove potenzialità. 

Presidente Zingaretti sono trascorsi cinque anni dal suo insediamento alla guida della Regione Lazio. Qual è il bilancio alla vigilia dell’appuntamento elettorale del 4 marzo?
Quando siamo arrivati alla Regione sapevamo che sarebbe stata una partita ad alto rischio: il Lazio era una regione indebolita dagli scandali, carente nei servizi e tecnicamente sull’orlo del fallimento finanziario, a causa di oltre 12 miliardi di debiti e un piano di rientro della sanità che pesava come un macigno. Eravamo un problema nazionale. Di strada dal 2013 ne abbiamo fatta tanta e su molte voci il Lazio è diventato un traino per il Paese: penso ai dati su export, ai segnali positivi sull’occupazione, ai dati sul turismo o sulle startup, all’utilizzo delle risorse comunitarie. Non significa che tutto sia stato risolto, ma il Lazio oggi è più forte di cinque anni fa ed è una buona notizia prima di tutto per i cittadini del Lazio, ma anche per il sistema-Italia. I passi che abbiamo fatto sono certificati dalla Corte dei Conti, dalle Agenzie di Rating che ci premiano con un outlook che da negativo è diventato stabile. Al risanamento finanziario abbiamo accompagnato il rilancio dei servizi: penso al trasporto pubblico o ai dati ufficiali sulla qualità delle cure, tra i fattori principali che hanno determinato il via libera del Consiglio dei Ministri per l’uscita dal commissariamento. C’è tanto ancora da fare, ma il Lazio è una regione risanata, che ha ricominciato a camminare e che ora può guardare al futuro con più ottimismo. Per questo è fondamentale non fermarsi.

Quali sono state le principali azioni per risanare la Regione?
In questi anni abbiamo lavorato pancia a terra per ridare ordine, razionalità ed efficienza alla macchina amministrativa. Questa era la condizione per rimettere sui binari della crescita e della garanzia dei diritti la nostra regione. Con il Consiglio regionale, a inizio legislatura, abbiamo avviato una delle più serie e incisive azioni di spending review viste in Italia, producendo risparmi per circa 1,6 miliardi di euro grazie a una straordinaria azione riformatrice. Abbiamo tagliato i costi della politica per 30 milioni di euro, eliminando i vitalizi e auto blu, abbiamo messo ordine nella giungla delle società partecipate, riducendole da 35 a 6, pagato quasi 10 miliardi di debiti con i fornitori, abbattuto i tempi di pagamento da tre anni a 26 giorni; abbiamo recuperato i fondi europei che nella precedente legislatura erano rimasti inutilizzati. Abbiamo valorizzato il patrimonio immobiliare inutilizzato riaprendo e restituendo ai cittadini luoghi incantevoli come il Castello di Santa Severa e l’ex Gil di Trastevere. Siamo diventati interlocutori credibili per tante persone, creativi, innovatori, giovani imprenditori, pronti a mettersi in gioco per realizzare insieme a noi le loro idee.

Qual è la situazione della sanità?
Una situazione sempre Dopo quasi 10 anni la sanità del Lazio si avvia alla fine del commissariamento straordinario da parte del Governo. Un traguardo inimmaginabile fino a qualche tempo fa. Usciamo da una lunga fase di sacrifici e disagi, con tagli che hanno penalizzato soprattutto le zone più periferiche della regione, hanno mortificato la grande risorsa del personale sanitario e hanno eroso i servizi ai cittadini. La decisione del Consiglio dei Ministri è importante soprattutto per i fattori che l’hanno determinata. Il disavanzo finanziario, che quando cominciò il commissariamento viaggiava sui due miliardi l’anno, è ridotto a 58 milioni di euro e va verso l’azzeramento. Nel frattempo, cresce anche la qualità delle cure: i Lea, i livelli essenziali di assistenza, e cioè quei servizi essenziali di cura che le Regioni devono garantire ai cittadini, passano da una situazione di inadeguatezza nel 2013, quando eravamo a 152 punti, fino a 178 punti nel 2016. Tutto ciò è stato possibile grazie a una profonda riorganizzazione della sanità e al superamento della logica dei tagli. Abbiamo programmato, aggredito gli sprechi, rimesso a posto alcuni disastri del passato: a dicembre la Regione Lazio è tornata in possesso di 16 ospedali pubblici venduti con una cartolarizzazione nel 2002, un’operazione che porterà risparmi per circa 184 milioni e, dopo il blocco assunzioni che durava dal 2008, a dicembre abbiamo stabilizzato 1.000 lavoratori: appena ultimato il piano di stabilizzazione più grande che sia mai stato fatto per i lavoratori della Sanità del Lazio tramite procedure concorsuali. Voglio ricordare che nel 2013 abbiamo assunto, per colpa del commissariamento, solo 68 persone e nel biennio 2016-2018 ne assumeremo 3500. Sono traguardi che rivendico con orgoglio e grandissima soddisfazione consapevole del fatto che tutto questo è stato possibile grazie all’impegno di tutti, soprattutto del Consiglio regionale che in questi cinque anni ha dimostrato responsabilità e soprattutto una attenzione particolare a temi fondamentali per il territorio.

Qualche esempio?
Basti citare alcuni dei provvedimenti votati in Consiglio come ad esempio la legge sull’usura, che istituisce un Fondo regionale per sostenere famiglie e imprese vittime del fenomeno, provvedimenti che tutelano il verde, l’ambiente e i paesaggi, Il testo Unico sull’Urbanistica e quello dell’Artigianato, che mettono finalmente ordine nei settori, la legge su una Mobilità nuova, con interventi e risorse per aiutare la riduzione della circolazione delle auto e quindi dell’inquinamento atmosferico. Inoltre, i consiglieri sono stati molto attivi promuovendo iniziative di sensibilizzazione su temi di importanza cruciale come quello della violenza di genere. In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, lo scorso 25 novembre, la Regione Lazio ha illustrato risorse e azioni per contrastare un fenomeno drammatico con oltre 2 milioni di euro per sostenere i centri antiviolenza e aprire nuove strutture che accolgano le vittime. In questo senso, anche i consiglieri hanno fatto la loro parte con iniziative di grande valore simbolico.

Anche i trasporti sono un nodo cruciale per migliorare la qualità della vita dei pendolari e in generale la mobilità, soprattutto da e verso la Capitale. La Regione Lazio in questi cinque anni ha acquistato treni e mezzi. Quali sono i prossimi impegni?
In questi anni abbiamo cercato di attuare una vera e propria rivoluzione del trasporto pubblico locale su ferro e gomma. Abbiamo investito 81 milioni per 420 nuovi bus Cotral in tutto il Lazio e consegnato anche minibus per raggiungere i Comuni più piccoli e lontani. L’ultimo di questi giorni a Terelle, un borgo di 388 abitanti in provincia di Frosinone. Abbiamo acquistato 130 vetture Vivalto e 5 treni Jazz. Un’operazione importante che non si ferma, perché è previsto l’acquisto di altri 400 nuovi mezzi. Inoltre, dai dati risulta che la puntualità dei treni nel Lazio è superiore al 90% con un deciso aumento della soddisfazione degli utenti. Segno che se tutti facciamo la nostra parte le persone ci premiano. Chiaramente un ruolo di primo piano bisognerà riservarlo ai giovani, con reali opportunità di lavoro e di contesti adeguati allo sviluppo dei nuovi linguaggi imprescindibili per chi vuol fare impresa oggi.

Quali sono le sfide per il Lazio dei prossimi anni?
Quando pensiamo al futuro, al lavoro, alla sfida con le realtà più avanzate del mondo dobbiamo parlare di innovazione. Roma e il Lazio hanno tutte le carte in regola per giocare da protagoniste sulla sfida globale dell’innovazione. Lo dimostrano il successo di Maker Faire e di tutti i bandi per l’industria 4.0, ma anche i segnali positivi che arrivano da settori come il turismo o l’agroalimentare. Quello che abbiamo cercato di mettere in atto in questi anni è un circolo virtuoso per agevolare la crescente domanda di cambiamento del modello produttivo territoriale, per restituire alle imprese del Lazio competitività e maggiori risorse. Un modello di sviluppo sostenibile che scommette sulle tradizioni di questa terra, sulla forza della ricerca, sul capitale umano qualificato, sulle università e le eccellenze. Questa è la dimensione del Lazio. Noi abbiamo fatto un pezzo di strada per costruire attorno a questi valori un progetto duraturo nel tempo. Ora bisogna accelerare.

C’è qualcosa, presidente, di questi cinque anni di cui non è soddisfatto?
Chi lavora con me sa che non mi accontento mai: tutti abbiamo lavorato incessantemente cercando di restituire a questo territorio una dignità ormai perduta e la giusta considerazione che deve avere la regione della Capitale d’Italia. In parte ci siamo riusciti. Su qualche servizio dobbiamo produrre uno sforzo in più: i miglioramenti sulle liste d’attesa sono un punto di partenza, ma non possiamo dirci soddisfatti. Sappiamo che oggi ci sono tutte le condizioni per fare un altro balzo in avanti sulla qualità dei servizi ed eliminare i problemi rimasti sul campo. Io andrò avanti, con la mia squadra e con la serietà e concretezza dimostrata in questi anni.

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