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Netflix rilancia per Warner Bros Discovery sfidando Paramount e Comcast

- di: Bruno Legni
 
Netflix rilancia per Warner Bros Discovery sfidando Paramount e Comcast
Netflix rilancia su Warner Bros Discovery: sfida totale a Paramount e Comcast
Un’offerta carica di contante, il pressing politico su Washington e il futuro dello streaming mondiale si giocano sul destino di Warner Bros Discovery.

(Foto: a sinistra Ted Sarantdos, co-Ceo di Netflix durante una sua visita a Roma)

La partita per Warner Bros Discovery è entrata nel momento decisivo. Nel secondo round di offerte, Netflix ha messo sul tavolo una proposta a prevalenza di contanti per aggiudicarsi le attività di studio e streaming del gruppo, alzando nettamente il profilo della competizione con Paramount Skydance e Comcast.

In gioco non c’è solo un altro accordo di M&A: si decide chi controllerà una fetta enorme dell’immaginario globale, tra cinema, serie tv, notiziari e sport, e chi detterà le regole del mercato dello streaming nei prossimi anni.

Che cosa sta succedendo: la seconda asta per Warner Bros Discovery

Dopo settimane di indiscrezioni, Warner Bros Discovery ha formalmente aperto i giochi in autunno, decidendo di valutare offerte su tutto o parte del gruppo. Sono arrivati i primi segnali di interesse da tre colossi:

  • Netflix, leader globale dello streaming in abbonamento;
  • Paramount Skydance, il nuovo polo guidato da David Ellison;
  • Comcast, casa madre di NBCUniversal e del servizio Peacock.

Il management di Warner Bros Discovery ha poi fissato una scadenza per le offerte migliorative, chiedendo ai pretendenti di tornare con proposte più ricche e più precise sugli asset desiderati. È in questo contesto che si inserisce il rilancio di Netflix, al centro del secondo round.

Netflix rilancia: più contanti, meno carta

Il cuore della nuova mossa di Netflix è semplice e perentorio: mettere più cash possibile sul piatto. Secondo le ricostruzioni circolate sui mercati, la piattaforma avrebbe presentato una seconda offerta a prevalenza di contanti per gli asset di intrattenimento e streaming di Warner Bros Discovery, affiancata dalla ricerca di finanziamenti nell’ordine di decine di miliardi di dollari per chiudere l’operazione.

Netflix non punta a comprare ogni singolo pezzo del gruppo, ma si concentra sul cuore che più le interessa:

  • gli studios Warner Bros (cinema e serie tv);
  • la piattaforma HBO Max (o Max);
  • il gigantesco catalogo di contenuti che include franchise come DC, Harry Potter e molto altro.

La logica è chiara: integrare questi asset dentro l’ecosistema Netflix per rafforzare il proprio vantaggio competitivo, evitando di lasciare l’intero pacchetto a un rivale in grado di trasformarsi nel suo grande antagonista globale.

La carta “pro-consumatore”: il pacchetto Netflix + HBO Max

Consapevole che l’operazione finirà sotto la lente delle autorità, Netflix ha iniziato a costruire la propria narrativa regolatoria. Il messaggio è netto: la fusione farebbe risparmiare gli utenti.

Il gruppo sta argomentando che l’eventuale combinazione tra Netflix e HBO Max porterebbe a offerte bundle a prezzo inferiore rispetto alla somma dei due servizi acquistati separatamente. In pratica, un unico abbonamento per accedere sia al catalogo Netflix sia all’universo HBO–Warner, a un costo teoricamente più basso per il consumatore finale.

È una strategia comunicativa pensata per rispondere in anticipo all’obiezione principale: una piattaforma già dominante che ingloba una grande rivale potrebbe ridurre la concorrenza e far salire i prezzi. Netflix rovescia il tavolo e promette l’esatto contrario: più contenuti, meno caro.

Paramount Skydance: l’unica a voler “tutto”

Se Netflix mira agli studios e allo streaming, Paramount Skydance gioca un’altra partita: vuole l’intero gruppo Warner Bros Discovery, incluse le reti via cavo generaliste e all news.

Il polo guidato da David Ellison, sostenuto anche dai capitali della famiglia Ellison e da fondi sovrani mediorientali, avrebbe presentato una seconda offerta migliorativa per comprare tutto il perimetro societario, compresi canali come:

  • CNN, colosso dell’informazione globale;
  • TNT e TBS, storiche reti via cavo americane;
  • Food Network e altri marchi tematici;
  • la stessa piattaforma HBO Max.

La logica di Paramount è industriale e difensiva insieme: creare un super-gruppo dei contenuti unendo i propri brand (MTV, Comedy Central, Cbs News, Paramount+) con l’universo Warner–HBO–CNN, in modo da reggere l’urto della concorrenza delle big tech e della stessa Netflix.

Ma questa mossa porta con sé un rischio evidente: l’eventuale unione di CNN e Cbs News, oltre all’accorpamento di moltissimi marchi di intrattenimento, solleverebbe forti interrogativi antitrust sulla concentrazione di potere nei media e, soprattutto, nel settore dell’informazione.

Comcast: il terzo incomodo con il pallino dello streaming

Il terzo giocatore, Comcast, si muove in modo più chirurgico: il gruppo che controlla NBCUniversal e il servizio di streaming Peacock sarebbe interessato, come Netflix, soltanto a parte degli asset di Warner Bros Discovery.

L’obiettivo principale è rafforzare:

  • il catalogo cinematografico e seriale di NBCUniversal, integrando i contenuti Warner;
  • la piattaforma Peacock, che fatica a tenere il passo dei giganti dello streaming;
  • la presenza internazionale, grazie ai brand Warner e HBO.

Comcast si presenta così come alternativa “di sistema”: né lo storico leader dello streaming (Netflix), né il mega-polo Paramount Skydance che vuole inglobare tutto, ma un grande operatore via cavo e media tradizionali che cerca di aggiornare il proprio modello.

Perché Warner Bros Discovery è il trofeo più ambito di Hollywood

La ragione per cui tre giganti si contendono Warner Bros Discovery è semplice: si tratta di uno dei pacchetti di contenuti più ricchi al mondo. Nel perimetro rientrano:

  • gli studios Warner Bros, tra i più antichi e prestigiosi di Hollywood;
  • HBO e HBO Max, sinonimo di serie di alta qualità;
  • franchise globali come DC, Harry Potter, il catalogo storico del cinema Warner e grandi serie tv;
  • una costellazione di reti via cavo (CNN, TNT, TBS, Discovery, Food Network e altre);
  • diritti sportivi e factual che riempiono palinsesti e piattaforme.

Chiunque riuscirà a portare a casa questo pacchetto si ritroverà con:

  • un peso contrattuale enorme nei confronti di talenti, produttori e piattaforme;
  • una forza di fuoco negoziale con gli inserzionisti pubblicitari;
  • la capacità di modellare l’offerta di streaming globale per il prossimo decennio.

Non sorprende quindi che, dopo anni di debolezza in Borsa e di ristrutturazioni interne, Warner Bros Discovery sia improvvisamente diventata il pezzo più conteso del risiko dei media.

La grande incognita: politica e antitrust

Se la finanza spinge verso il consolidamento, la politica americana non sta a guardare. A Washington il dossier è ormai sul tavolo della Casa Bianca e delle autorità antitrust.

In particolare, l’ipotesi di un asse Netflix + Warner Bros Discovery viene considerata la più delicata: un gigante dello streaming che assorbe un concorrente di primo piano, inglobando HBO Max e un catalogo titanico, rischia di essere percepito come un quasi monopolio dei contenuti premium.

Nelle ultime settimane, funzionari dell’amministrazione hanno discusso della possibilità di un’indagine formale sulla posizione di mercato di Netflix, sollevando interrogativi sul suo potere nel settore dell’intrattenimento. Alcuni esponenti politici hanno già espresso pubblicamente timori per la riduzione del pluralismo e per la forza contrattuale che un Netflix potenziato avrebbe verso produttori e creatori indipendenti.

Ma anche le altre combinazioni non sono indolori:

  • un’eventuale fusione Paramount Skydance + Warner accenderebbe i riflettori sulla concentrazione nel settore dell’informazione (CNN e Cbs News sotto lo stesso tetto) e nella tv via cavo;
  • un accordo Comcast + Warner riaprirebbe i temi già affrontati in passato sul potere degli operatori via cavo che controllano sia infrastrutture sia contenuti.

In ogni scenario, il nodo è lo stesso: quanta concentrazione è accettabile in un mercato dei media già dominato da pochi grandi conglomerati?

Che cosa cambia per gli spettatori (a seconda di chi vince)

Dietro la guerra di offerte c’è una domanda molto concreta: che cosa cambierà per gli abbonati? Proviamo a schematizzare gli scenari più probabili.

Se vince Netflix

Un successo di Netflix porterebbe a:

  • un catalogo enorme in un unico abbonamento, con le produzioni originali Netflix affiancate a HBO, DC, Harry Potter e a gran parte dei contenuti Warner;
  • la possibile nascita di bundled plan Netflix + HBO Max a prezzo scontato rispetto agli attuali abbonamenti separati;
  • una maggiore omogeneizzazione editoriale, con l’algoritmo Netflix a gestire anche la messa in vetrina dei contenuti Warner–HBO;
  • il rischio di dipendere da un solo grande aggregatore per la maggior parte dell’intrattenimento premium.

Se vince Paramount Skydance

In questo caso, l’effetto principale sarebbe la nascita di un super-gruppo tradizionale:

  • unione di Paramount+ e HBO Max in un’unica piattaforma o in bundle molto integrati;
  • concentrazione di news channel (CNN + Cbs News) e di canali via cavo sotto un solo tetto;
  • maggiore potere contrattuale nella vendita di pacchetti pubblicitari e nelle trattative con i distributori tradizionali (operatori via cavo e pay tv);
  • una sfida frontale a Netflix, con due poli ben distinti e di dimensioni comparabili.

Se prevale Comcast

Un successo di Comcast porterebbe invece a:

  • integrazione del catalogo Warner–HBO dentro Peacock e nell’ecosistema NBCUniversal;
  • rafforzamento del fronte tv tradizionale + streaming, con un modello misto tra abbonamenti, pubblicità e distribuzione via cavo;
  • un mercato in cui nessun singolo operatore domina completamente l’offerta premium, ma dove quattro–cinque grandi player si contendono gli utenti.

Il fattore tempo: quanto è vicino il verdetto

Con il secondo round di offerte ora sul tavolo, la procedura entra nelle sue fasi finali. I consulenti di Warner Bros Discovery stanno valutando:

  • l’ammontare complessivo di ogni proposta (cash, eventuali scambi azionari, debito);
  • la complessità regolatoria di ciascun scenario, ovvero le probabilità che una determinata combinazione superi l’esame di antitrust e Casa Bianca;
  • la strategia industriale presentata da ciascun bidder: visione di lungo periodo, investimenti promessi su contenuti e tecnologia, tenuta occupazionale.

Nelle prossime settimane il consiglio di amministrazione potrebbe:

  • scegliere un offerente “preferito” e avviare una fase di trattativa in esclusiva;
  • oppure chiedere un ulteriore round di rilanci, se riterrà che ci sia ancora margine per spremere valore dai pretendenti.

In ogni caso, il verdetto finale non dipenderà solo dalla cifra più alta. La vera partita si gioca sull’incrocio fra prezzo, politica e regolatori. Senza un via libera almeno probabile da Washington, nessun assegno, per quanto ricco, sarà sufficiente a chiudere l’operazione.

Un settore che corre verso il gigantismo

Qualunque sarà l’esito, un dato è già evidente: il mondo dei media e dello streaming sta correndo verso una nuova fase di gigantismo. La stagione dei tanti servizi nati per “fare la guerra a Netflix” sta lasciando il posto a un’altra logica: solo i gruppi più grandi, con cataloghi sterminati e capacità di investimento massicce, possono sopravvivere.

Il destino di Warner Bros Discovery è il test più clamoroso di questa tendenza. Se finirà nelle mani di Netflix, Paramount Skydance o Comcast, il messaggio al mercato sarà lo stesso: nel nuovo ecosistema dell’intrattenimento globale, restare piccoli non è più un’opzione.

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