• Intesa Nov 24 8501

Netanyahu-Musk-Trump: intrecci geopolitici tra Washington, Doha e la Cisgiordania

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Netanyahu-Musk-Trump: intrecci geopolitici tra Washington, Doha e la Cisgiordania

La politica internazionale è fatta di simboli, gesti e fotografie. L’incontro tra Benjamin Netanyahu ed Elon Musk a Washington, a poche ore da un cessate il fuoco che ancora deve trovare una sua forma definitiva, è più di un semplice colloquio tra un premier sotto pressione e un miliardario con un’agenda politica sempre più evidente. Se a questo si aggiunge l’apparizione di Donald Trump in una foto che lo ritrae con i due, il quadro si fa ancora più chiaro: gli Stati Uniti, anche se guidati da Joe Biden, restano il crocevia di un conflitto che si gioca su più tavoli, da Doha alla Cisgiordania, dalle stanze di Tel Aviv fino alle trincee sotterranee di Gaza.

Netanyahu-Musk-Trump: intrecci geopolitici tra Washington, Doha e la Cisgiordania

Mentre Netanyahu e Musk si scambiavano strette di mano e dichiarazioni di facciata, il governo israeliano annunciava l’invio di una delegazione in Qatar per discutere la seconda fase dell’accordo con Hamas. La formula ufficiale parla di un "cessate il fuoco esteso", ma la realtà sul campo è ben più complessa. Se Hamas resta interlocutore, è perché l’impalcatura diplomatica che lo sostiene si fonda su equilibri precari, in cui il ruolo di Qatar, Egitto e Stati Uniti è tanto centrale quanto instabile.

L’iniziativa, infatti, non è priva di ostacoli. Da un lato, Netanyahu deve tenere a bada l’ala ultranazionalista della sua coalizione, che vede ogni concessione come un cedimento inaccettabile. Dall’altro, Hamas sa che il tempo gioca a suo favore: più si prolunga il conflitto, più la pressione internazionale cresce, più la possibilità di strappare condizioni favorevoli aumenta.

Washington e il triangolo Musk-Trump-Netanyahu

Non è un caso che l’incontro con Musk arrivi in questo momento. Il patron di Tesla e SpaceX non è solo uno degli uomini più ricchi del mondo, ma anche un consigliere informale di Trump e un protagonista della nuova destra globale, che si muove tra libertarismo economico e nazionalismo identitario. Le recenti accuse di antisemitismo mosse contro Musk, dopo le sue uscite sui social, non sembrano aver intaccato il suo rapporto con Netanyahu, che lo ha difeso pubblicamente. Un atto di realismo politico: in un mondo in cui le narrative si costruiscono più su X (ex Twitter) che nelle sale dei governi, l’alleanza con Musk rappresenta un asset strategico.

Ma la vera chiave sta in quella fotografia in cui compare anche Trump. L’ex presidente, che si prepara a sfidare Biden nel 2024, ha bisogno di mostrarsi come punto di riferimento per la destra israeliana e americana. Il messaggio è chiaro: se tornerà alla Casa Bianca, la politica verso Israele seguirà la linea dura già vista con il riconoscimento di Gerusalemme come capitale e gli Accordi di Abramo.

La guerra in Cisgiordania: il conflitto senza tregua
Mentre la diplomazia lavora a Washington e Doha, il fronte armato non si ferma. Nelle ultime ore, l’esercito israeliano ha eliminato un uomo a Tayasir, nel nord della Cisgiordania, dopo che avrebbe aperto il fuoco contro una postazione militare. Un episodio che si inserisce in un’escalation continua: nelle ultime settimane, le operazioni israeliane nella West Bank si sono intensificate, con raid quasi quotidiani e un bilancio di vittime che cresce.

La Cisgiordania resta il grande punto interrogativo di questa guerra. Se a Gaza la battaglia è tra Israele e Hamas, nei territori occupati il conflitto è più frammentato, più sporco, più difficile da ricondurre a una sola narrativa. E, soprattutto, è una guerra che non ha mai conosciuto una vera tregua.

Il tempo e il potere
Alla fine, tutto si gioca sul tempo. Il tempo che Netanyahu può guadagnare prima che le pressioni interne lo travolgano. Il tempo che Musk e Trump possono sfruttare per ridefinire la destra globale. Il tempo che Hamas usa per riorganizzarsi sotto le macerie di Gaza.

Washington, Doha, Cisgiordania: tre piani di una stessa partita, in cui ogni mossa ha un peso strategico e ogni fotografia racconta molto più di quanto non sembri.

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