Presentato il National Biodiversity Future Center, primo centro di ricerca italiano sulla biodiversità

- di: Daniele Minuti
 
È stato ufficialmente presentato oggi a Castelporziano, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, il National Biodiversity Future Center: si tratta del primo centro di ricerca italiano sul tema, Coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche, impegnato nello studiare e preservare gli ecosistemi e la biodiversità del nostro Paese.

Presentato il National Biodiversity Future Center

In occasione dell'evento, è stato letto un messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "Ricorre oggi il 30° anniversario della Giornata Mondiale della Biodiversità, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per celebrare l’adozione della Convenzione per la diversità biologica. È una ricorrenza importante per condividere, insieme, la sensibilità delle giovani generazioni e la consapevolezza del valore del patrimonio naturalistico. Si tratta di principi sanciti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, dall’Accordo di Parigi, dal Quadro Globale per la Biodiversità, oltre che dalla nostra Carta costituzionale. Il messaggio che caratterizza quest’anno la celebrazione è "Dagli accordi globali alle azioni comuni concrete, ripristiniamo la Biodiversità". Servono paradigmi di sviluppo e azioni concrete che applichino le nuove tecnologie e l’innovazione in attuazione di un’etica ecologica di cura del pianeta e dell’economia del benessere, con un cambio di passo condiviso a tutti i livelli, che consenta un’equa e solidale distribuzione dei benefici che la Biodiversità offre anche con la responsabilità dei piccoli gesti di ciascuno. L’evento odierno di presentazione del Centro Nazionale di Biodiversità offre un esempio concreto e una risposta di rilevante portata. Con l’augurio di un lavoro proficuo, rivolgo un saluto alla Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Maria Chiara Carrozza, e a quanti sono oggi riuniti".

Con l'apertura del centro, l'Italia lancia un messaggio a promozione della gestione sostenibile della biodiversità, fondamentale nel funzionamento degli ecosistemi a livello globale: finanziato con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il National Biodiversity Future Center è uno dei cinque centro nazionali dedicati alla ricerca di frontiera.
Un progetto promosso dal Cnr e per il quale è previsto un finanziamento da 320 milioni di euro per il triennio 2023-2025, oltre al coinvolgimento di 2000 ricercatori e ricercatrici.

Maria Chiara Carrozza, Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (nella foto), ha così commentato: "Il National Biodiversity Future Center coordinato dal Cnr, contribuisce a monitorare, preservare e ripristinare gli ecosistemi terrestri, marini e urbani della Penisola e del Mediterraneo, aiutando a valorizzare la biodiversità e a renderla un elemento centrale su cui fondare lo sviluppo sostenibile. Un’attività che assume una rilevanza strategica nell’ottica di contribuire a raggiungere i traguardi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, in particolare per quanto riguarda la riduzione della perdita di biodiversità e la conservazione, il ripristino e il corretto utilizzo degli ecosistemi".

Il Presidente di NBFC, Luigi Fiorentino, ha poi aggiunto: "NBFC è stato concepito seguendo il modello Hub & Spoke, un sistema di gestione e sviluppo delle reti nel quale le connessioni si realizzano – usando per analogia un’espressione riferita alla ruota della bicicletta – dallo spoke (raggio) verso l’hub (perno centrale) e viceversa. Dall'hub centrale, con sede presso l'Università degli Studi di Palermo, si dipartono così 8 raggi (spoke) dedicati alle problematiche legate al mare, alla terra e acqua dolce, alle aree urbane e alle ricadute sulla società, ciascuno dei quali comprende diversi partner affiliati (università, enti pubblici di ricerca e società private). Ogni area di interesse prevede due nodi incaricati del monitoraggio dell'ambiente e dello studio di soluzioni, affidate al Cnr e alle più prestigiose Università italiane".

Una comunità che metterà a sistema tutte le ricerche italiane sul tema e le istituzioni già impegnate sul territorio, rendendole un obiettivo strategico per l'Italia: una rete che permetterà al Consorzio di intraprendere azioni efficaci per frenare il processo di erosione della biodiversità.
Il tutto creando reti di collegamento fra amministrazioni locali e nazional, il mondo imprenditoriale e la comunità scientifica. 

La nota spiega: "Come eredità principale dell'NBFC, sarà istituito il Biodiversity Science Gateway: una grande infrastruttura virtuale, che si appoggerà ad alcune sedi fisiche in Italia e alla nave oceanografica “Gaia Blu” del Cnr, con il compito di trasformare la ricerca scientifica in conoscenza diffusa e in realtà aziendali innovative: una struttura che sarà al tempo stesso uno strumento per l’educazione e l’innovazione e un luogo nel quale condividere risultati di ricerca con la società e il mercato. Tutti i dati scientifici raccolti dal NBFC, e organizzati attorno a 4 piattaforme tematiche, saranno infatti resi disponibili alla comunità scientifica in open access. Tra i compiti di questo portale c'è quello di sensibilizzare sul problema della biodiversità a livello planetario, nell'area mediterranea e sul territorio italiano, ma anche raccontare storie emblematiche e specifiche del territorio, offrire consulenze, sfruttare le biodiversità in modo sostenibile e utilizzare concretamente tutto ciò che sarà prodotto dagli spoke del NBFC nei prossimi tre anni, con l'obiettivo di riuscire ad autofinanziarsi e autosostenersi".

Di seguito, l'elenco e la descrizione dei differenti spoke:

Mare
Lo spoke numero 1, affidato alla leadership di Gianluca Sarà, professore di Ecologia all'Università di Palermo, e Simonetta Fraschetti, professoressa di Ecologia all'Università di Napoli Federico II, si occupa di azioni di mappatura e monitoraggio per preservare la biodiversità e il funzionamento dei sistemi marini.
Lo spoke numero 2, diretto da Gian Marco Luna, direttore dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (Irbim) del Cnr, e Mariachiara Cantore, professoressa di Ecologia all'Università di Genova, ha il compito di studiare soluzioni per invertire la perdita di biodiversità marina e gestire le risorse marine in modo sostenibile.

Terra
Della biodiversità terrestre e d'acqua dolce (spoke 3) si occupano i ricercatori coordinati da Francesco Frati, professore di Zoologia dell'Università di Siena, e Lorena Rebecchi, professoressa di Zoologia dell'Università di Modena e Reggio Emilia, con il compito di valutare e monitorare la biodiversità terrestre e d'acqua dolce e la sua evoluzione: dalla tassonomia alla genomica e alla citizen science.
Il quarto spoke è dedicato alle funzioni dell'ecosistema terrestre, ai servizi e alle soluzioni ed è diretto da Carlo Calfapietra, direttore dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (Iret) del Cnr, e Donatella Spano, professoressa di Scienze e tecnologie dei sistemi arborei e forestali dell'Università di Sassari.

Ambienti urbanizzati e Salute
Allo studio della biodiversità urbana è dedicato lo spoke numero 5 diretto da Massimo Labra, professore di Biologia Vegetale dell'Università degli studi di Milano-Bicocca, e Maria Chiara Pastore, direttrice scientifica di "Forestami" del Politecnico di Milano, mentre il sesto spoke sulla biodiversità in relazione al benessere urbano, vede la leadership di Danilo Porro, direttore dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Cnr, e Hellas Cena, prorettore alla Terza Missione dell'Università di Pavia.

Comunicazione e Impatto
Gli ultimi due spoke sono dedicati all'impatto della biodiversità sulla società: il settimo - affidato a Telmo Pievani, professore di Filosofia delle Scienze biologiche dell'Università di Padova, e a Isabella Saggio, professoressa di Terapia Genetica all'Università La Sapienza di Roma - è dedicato a comunicazione, educazione, impatto sociale e musei naturalistici.
L'ottavo, diretto da Riccardo Coratella, responsabile dell’Unità di Valorizzazione della ricerca (Uvr) del Cnr, e Alberto Di Minin, professore di Economia e Gestione delle imprese della Scuola Superiore Sant'Anna, è indirizzato all'innovazione aperta sulla biodiversità e allo sviluppo delle tecnologie abilitanti.

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