• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Naspi, nel 2024 toccato il massimo dal 2019: oltre 2,1 milioni di lavoratori hanno richiesto il sostegno al reddito

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Naspi, nel 2024 toccato il massimo dal 2019: oltre 2,1 milioni di lavoratori hanno richiesto il sostegno al reddito

Più occupazione, ma anche più fragilità. È questo il paradosso che emerge dall’ultima rilevazione dell’Inps sulla Naspi, l’indennità di disoccupazione destinata a chi perde il lavoro. Nel 2024 i beneficiari hanno superato quota 2,1 milioni, il livello più alto registrato dal 2019, quando il sistema produttivo non aveva ancora fatto i conti con la pandemia, le chiusure, la ripresa e l’ennesimo scossone dei prezzi e dei tassi.

Naspi, nel 2024 toccato il massimo dal 2019

Il numero, preso da solo, può ingannare. Non racconta una recessione né un improvviso peggioramento dell’occupazione, che continua invece a crescere. Ma dice qualcosa di diverso: il lavoro c’è, ma è più mobile, più spezzettato, più instabile. Un Paese che assume di più è anche un Paese che interrompe più spesso i rapporti di lavoro. La disoccupazione non è più un buco nero improvviso, ma una parentesi che si presenta con una frequenza crescente nel percorso di milioni di persone.

Dietro la statistica, la trama delle vite reali
Il flusso delle domande di Naspi, mese dopo mese, compone un mosaico che non si vede dalle statistiche ufficiali. C’è il quarantenne passato da un contratto breve all’altro nel settore del commercio, la commessa che a ogni stagione deve ricominciare da capo, l’operaio della logistica che resta a casa ogni volta che un appalto cambia, l’impiegata di una cooperativa che vive sospesa tra proroghe e chiusure.

La fotografia dell’Inps non restituisce i nomi, ma la dinamica è chiara: aumenta la mobilità involontaria, quel continuo entrare e uscire dal mercato del lavoro che chiede agli ammortizzatori sociali di colmare un vuoto strutturale. La Naspi diventa così un ponte necessario, ma sempre più frequentato, un luogo di passaggio obbligato per fasce crescenti della popolazione attiva.

Il picco non nasce da un’emergenza, ma da una transizione continua
Il confronto con gli anni precedenti rivela un andamento in costante crescita. Dopo la caduta del 2020, l’uscita dalla pandemia ha riportato l’occupazione ai massimi, ma ha anche accelerato un fenomeno che già si vedeva: contratti brevi, part-time involontario, stagionalità anticipata, appalti che durano meno della vita lavorativa di chi li svolge. È la nuova normalità di molti settori, soprattutto nei servizi, nel turismo, nella logistica e nel commercio.

La conseguenza è che la Naspi non è più un cuscinetto riservato alle crisi acute: è un ingranaggio permanente che assorbe gli urti di un mercato del lavoro più veloce e più volatile. Non segnala necessariamente più disoccupazione, ma un tipo diverso di disoccupazione: breve, ricorrente, ciclica.

Una specie di febbre che non manda a letto, ma che non passa mai del tutto.

L’Inps vede un segnale di attenzione, non un allarme
L’istituto previdenziale non parla di emergenza, ma di fenomeno strutturale. I numeri mostrano sì un record, ma non un crollo: è il segno della transizione verso un mercato in cui la continuità lavorativa non è più garantita. La protezione sociale serve a tappare le falle e a garantire un minimo di stabilità a chi rimane scoperto tra un contratto e il successivo.

E tuttavia la soglia dei 2,1 milioni di beneficiari accende una domanda inevitabile: quanta parte di questo movimento è fisiologica e quanta, invece, è il risultato di un sistema che non riesce a trasformare la crescita dell’occupazione in stabilità effettiva?

Un Paese che cammina, ma inciampa spesso
Il mercato del lavoro italiano continua a creare posti, ma molti di quei posti hanno il fiato corto. L’espansione dell’occupazione convive così con una frangibilità nuova, che affida alla Naspi il compito di mantenere in equilibrio un percorso pieno di interruzioni.

Per milioni di lavoratori resta un salvagente, una protezione temporanea. Ma, come ogni salvagente, ricorda che il mare intorno è ancora mosso. E che la vera sfida, per la politica e per il Paese, non è contare quanti lo usano: è capire come permettere a più persone di non averne bisogno.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 7 record
Pagina
2
28/11/2025
Smart working in bilico: presenzialismo in rialzo e talenti in fuga
Nel 2025 l’85% dei lavoratori torna in ufficio. Il crollo della flessibilità alimenta stre...
Trovati 7 record
Pagina
2
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720