Troppo bianca e con poche donne: polemica sulla Filarmonica di Vienna
- di: Diego Minuti
Di recente ho potuto spianare uno dei picchi della mia ignoranza, apprendendo che le grandi orchestre sinfoniche, quando devono "arruolare" un loro nuovo componente, spesso affidano questo compito ad una commissione che svolge l'esame non vedendo il candidato, che è nascosto da un sipario, ma - come forse è giusto che sia - solo ascoltando la sua performance. Un modo che, almeno in via ipotetica, garantisce imparzialità, partendo dal presupposto che ai candidati sarà chiesto di eseguire lo stesso brano. Anche se un orecchio musicale degno di questo nome sa cogliere anche le più piccole sfumature nell'esecuzione di una partitura.
L'argomento, cioè come vengono scelti i muovi professori di una orchestra sinfonica, m'è tornato in mente seguendo la polemica che è stata innescata da un tweet del trombettista franco-libanese Ibrahim Maalouf che, nel fare gli auguri ad i suoi amici per l'anno nuovo, si è augurato di vedere nel 2021 la Filarmonica di Vienna (quella del concerto di Capodanno, tanto per capirci) aperta ad un po' "più di diversità".
L'ultimo concerto, il primo dell'anno, è stato eseguito, con la solita compostezza formale, nel tradizionale scenario della Sala d'oro del Musikverein di Vienna (vuota per motivi legati alla pandemia), dall'Orchestra filarmonica diretta da Riccardo Muti.
Niente da dire sulla qualità del concerto (anche se il repertorio proposto ogni anno dalla Filarmonica non si distacca mai dal suo copione, che non piace a tutti, ma tant'è), ma Maalouf, trombettista, compositore ed esecutore, ha toccato duro definendo "sublime", come ogni anno, l'orchestra, di cui ha lodato l'eccellenza musicale, ma notando anche tristemente "la sua mancanza di diversità etnica".
Maalouf (che ha scritto colonne sonore per alcuni film francesi di successo) non ha detto una cosa totalmente priva di fondatezza, perché non c'è grande diversità etnica tra i 140 componenti l'orchestra (di cui appena 19 donne). Il tweet di Maalouf non è passato inosservato, in special modo in Francia dove il tema delle diversità è molto sentito anche per la sua composizione etnica che sovente torna all'attenzione generale per episodio non certo edificanti.
A rispondergli piccato è stato un altro musicista molto famoso, il violinista Zhang Zhang, della Filarmonica di Montecarlo che, ricordandogli le modalità di reclutamento dei nuovi professori di una orchestra sinfonica, gli ha detto: "Gli artisti sono scelti in base alla loro musica, e NON in base al colore della loro pelle / genere / etnia". Una spiegazione che si è conclusa con un chiaro invito a Ibrahim Maalouf a non mescolare la musica con la politica. "Hai la stessa critica per l'Opera di Pechino? Per il famoso gruppo maliano Tinawiren? Per la rock band mongola The Hu? Lascia stare la Filarmonica di Vienna!".
Davanti alle bordate del collega musicista, Maalouf ha cercato di spiegarsi meglio, dicendo di essersi limitato solo a rimpiangere la mancanza di diversità all'interno delle orchestre, di cui, ha spiegato, la Filarmonica di Vienna è l'immagine più famosa. Questo per colpa del “ razzismo istituzionale ” che la pratica del blind auditing - estremamente raro, a suo dire, nel reclutamento - non permette di cancellare completamente.
La Filarmonica di Vienna è stata creata nel 1842 ed è famosa per la sua eccellenza musicale, ma anche per essere rimasta, per quasi un secolo e mezzo, ostinatamente al maschile. E' stato solo nel 1997, quando fu abbattuta la barriera di genere, che una donna - l'arpista Anna Lelkes - vi fu ammessa. Se ora di donne nella Filarmonica se ne vedono un po' di più, lo stesso non si può dire della sua composizione etnica, ed anche questo è abbastanza evidente.