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Mps conferma Lovaglio: fiducia piena e integrazione con Mediobanca

- di: Bruno Legni
 
Mps conferma Lovaglio: fiducia piena e integrazione con Mediobanca
Il cda di Siena chiude in un colpo solo crisi, accuse e piani di integrazione.

Il Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) conferma “piena fiducia” al suo amministratore delegato Luigi Lovaglio (foto), sotto inchiesta per la scalata al rivale Mediobanca. Decisione unanime del consiglio, nella giornata del 5 dicembre 2025, dopo un’istruttoria interna durata oltre tre ore.

Il voto del cda e l’integrazione con Mediobanca

Il board guidato da Nicola Maione ha certificato che Lovaglio soddisfa i requisiti di integrità e correttezza come da norme del DM 169/2020 e dagli orientamenti bancari della Banca Centrale Europea (BCE).

Nel frattempo, l’integrazione operativa con Mediobanca “prosegue a pieno regime”: i gruppi di lavoro congiunti delle due banche sono già al lavoro per ottenere sinergie industriali e accelerare la creazione di valore.

Accuse pesanti: scalata, accordi tra soci, obiettivi su Generali

L’indagine della Procura di Milano riguarda una presunta strategia concertata, messa in atto da Lovaglio insieme agli azionisti di riferimento Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin (sotto la guida di Francesco Milleri), per acquisire Mediobanca in modo da estendere la propria influenza anche su Assicurazioni Generali — dove Mediobanca deteneva una quota rilevante.

Le ipotesi di reato sono aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza, per non aver comunicato in modo trasparente ai regolatori gli accordi reciproci, contravvenendo a quanto previsto per operazioni di capitale di quell’entità.

I precedenti: l’offerta, le intercettazioni, le dimissioni di Nagel

Già all’inizio dell’anno (gennaio 2025), MPS aveva lanciato un’offerta da circa 13,5–13,8 miliardi per Mediobanca, poi conclusa con successo a settembre: alla fine dell’operazione, MPS controlla circa l’86% del capitale di Mediobanca.

In seguito alla presa di controllo, l’ex ad di Mediobanca, Alberto Nagel, e il direttore generale Francesco Saverio Vinci hanno firmato l’uscita con accordi che prevedono fino a 5 milioni di euro ciascuno di buonuscita.

Secondo quanto emerge dalle intercettazioni acquisite dalla procura, Lovaglio avrebbe riferito a Caltagirone che il “vero ingegnere” dell’operazione era quest’ultimo, ammettendo in qualche passaggio un ruolo subalterno, ma anche ringraziandolo per aver pensato “una cosa perfetta”. Queste rivelazioni hanno alimentato il sospetto di un meccanismo definito “concertato”.

Cos’è in gioco per Mps — e per l’intero sistema bancario

Da un lato, il via libera unanime al suo ad offre a MPS una parvenza di stabilità: la governance è formalmente confermata e l’integrazione con Mediobanca non subirà battute d’arresto immediate. Dall’altro, pesa l’incertezza giudiziaria: se i pm riusciranno a dimostrare che l’acquisizione è avvenuta in modo illecito, tutto il deal potrebbe essere rivisto — con conseguenze sul valore delle azioni e sul futuro dell’assetto proprietario.

Anche la reputazione di MPS — la banca più antica d’Italia — è in gioco, nel momento in cui il mercato guarda con attenzione ai rischi di governance e trasparenza di operazioni di questo tipo.

La posizione del Ceo (e quella degli indagati)

Lovaglio, Caltagirone e Delfin — attraverso dichiarazioni ufficiali — respingono ogni addebito: sostengono che tutte le operazioni siano state condotte nel rispetto della normativa di mercato e che non vi sia stato alcun accordo segreto o preordinato.

Per MPS oggi la scommessa è che — pur sotto indagine — il futuro possa procedere: integrazione, sinergie, nuove strategie. Ma l’ombra dei pm e della vigilanza resta lunga.

Uno scenario da monitorare

La decisione del cda conferma che, almeno sul piano formale, il progetto industriale non cambia. Ma quanto durerà? Se l’inchiesta dovesse approfondirsi, ogni futura mossa — dagli aggiornamenti del piano industriale fino a eventuali nuove acquisizioni — rischia di essere pesantemente condizionata. La stabilità finanziaria di MPS e, potenzialmente, il futuro di Mediobanca e Generali pendono da un filo sottile di atti giudiziari, fiducia interna e reazioni di mercato.

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