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Ex vertici di MPS in contropiede: cause milionarie e un rebus giudiziario senza fine

- di: Bruno Coletta
 
Ex vertici di MPS in contropiede: cause milionarie e un rebus giudiziario senza fine
Dopo le assoluzioni definitive gli ex dirigenti chiedono risarcimenti. Intanto, l’operazione su Mediobanca procede tra scetticismo e incertezze.

La lunga e intricata saga di Monte dei Paschi di Siena (MPS) si arricchisce di un nuovo capitolo, che vede gli ex vertici della banca passare all’offensiva dopo anni di battaglie giudiziarie. Antonio Vigni, già direttore generale dell’istituto senese, ha avviato una causa civile milionaria contro MPS, mentre Giuseppe Mussari, ex presidente, starebbe preparando un’analoga azione legale. Queste mosse segnano un’inversione di rotta rispetto al passato, quando gli ex dirigenti erano nel mirino della giustizia per presunte responsabilità nella crisi che ha portato la banca più antica del mondo sull’orlo del collasso.

Dalle assoluzioni alle richieste di risarcimento

Dopo anni di processi e accuse, molti ex dirigenti di MPS sono stati assolti in via definitiva. Tra questi, oltre a Vigni e Mussari, figura anche Gianluca Baldassarri, ex direttore finanziario. Le assoluzioni hanno chiuso il capitolo penale, ma hanno lasciato aperte questioni rilevanti, soprattutto in sede civile.
Antonio Vigni, in particolare, è stato condannato nel 2021 a risarcire MPS con una cifra di 50 milioni di euro per presunti danni causati alla banca. Ora, l’ex direttore generale ha deciso di fare causa all’istituto per ottenere un risarcimento a sua volta, sostenendo che le accuse infondate e il lungo processo abbiano compromesso irreparabilmente la sua reputazione e la sua carriera.
Anche Giuseppe Mussari, assolto in via definitiva nel 2022, starebbe valutando un’azione legale analoga. Mussari ha sempre ribadito la sua innocenza, definendo le accuse contro di lui come il frutto di una narrazione distorta e di una caccia alle streghe mediatica. La sua causa potrebbe concentrarsi sui danni subiti a livello personale e professionale, chiedendo un risarcimento per le conseguenze delle vicende giudiziarie.

Le radici della crisi: un puzzle di responsabilità
La crisi di MPS è stata uno degli scandali finanziari più discussi degli ultimi decenni. Le perdite miliardarie accumulate dalla banca tra il 2011 e il 2017 sono state attribuite a una serie di fattori, tra cui l’acquisizione di Antonveneta nel 2008 e l’uso di strumenti finanziari complessi come i derivati “Alexandria” e “Santorini”.
Tuttavia, le assoluzioni degli ex vertici hanno sollevato interrogativi sulle reali responsabilità della crisi. Secondo alcuni analisti, la vicenda non può essere ridotta a una semplice questione di malagestione, ma va inserita in un contesto più ampio, che include:
Il ruolo delle banche d’affari internazionali: le operazioni finanziarie più controverse sono state strutturate con il supporto di grandi istituzioni straniere, che hanno tratto profitto dalla complessità di questi strumenti.
Le pressioni politiche: MPS, con i suoi legami storici con il territorio e la politica, è stata spesso al centro di interessi che hanno influenzato le sue scelte strategiche.
La vigilanza: le autorità di controllo sono state criticate per non aver agito tempestivamente per prevenire il disastro.
La sentenza di assoluzione ha messo in luce la complessità della vicenda, evidenziando come la crisi sia stata il risultato di una combinazione di errori, pressioni esterne e dinamiche di sistema.

L’operazione su Mediobanca e lo scetticismo del mercato
Nel frattempo, MPS sta cercando di voltare pagina attraverso un’operazione di aumento di capitale, finalizzata a rafforzare il bilancio e ridurre l’esposizione al debito. Parte di questa strategia prevede la vendita di una partecipazione in Mediobanca, una mossa che però non ha convinto del tutto gli investitori.
Il mercato ha reagito con scetticismo, come dimostra lo sconto applicato sui titoli della banca. La diffidenza degli investitori riflette le incertezze che ancora circondano il futuro di MPS, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni.

Il ruolo dello Stato nel salvataggio
Lo Stato italiano intervenne direttamente nel 2017 con un’operazione di “ricapitalizzazione precauzionale” da 5,4 miliardi di euro, assumendo una partecipazione del 68% nel capitale di Montepaschi. Questo intervento fu reso necessario dal deterioramento patrimoniale della banca, che non riusciva a raccogliere fondi privati per rafforzare la propria posizione. L’operazione ha incluso anche una conversione di bond subordinati per circa 4,3 miliardi, colpendo alcuni investitori istituzionali ma salvaguardando i correntisti.
Il governo giustificò il salvataggio con la necessità di evitare un effetto domino sul sistema bancario italiano. Montepaschi, pur essendo una banca in difficoltà, gestiva ancora migliaia di conti correnti e finanziava imprese strategiche, specialmente in Toscana. Il fallimento avrebbe avuto ripercussioni economiche e sociali pesanti, colpendo anche il settore del credito nazionale, già sotto pressione dopo la crisi del 2008 e i casi di altre banche locali finite in difficoltà.
Il salvataggio di Montepaschi ha inciso pesantemente sui conti pubblici. Lo Stato, con l’acquisto delle quote, ha di fatto immesso capitali freschi, incrementando il debito pubblico di diversi miliardi. Nel bilancio 2022, il Ministero dell’Economia ha registrato una perdita teorica di circa 3 miliardi di euro sulla partecipazione in MPS, dato il calo del valore delle azioni rispetto al prezzo di ingresso. Tuttavia, il recente ritorno alla redditività della banca e l’aumento del valore del titolo hanno permesso allo Stato di iniziare a ridurre le perdite, aprendo alla prospettiva di una cessione meno onerosa per le casse pubbliche.

Un rebus giudiziario e finanziario
La battaglia legale tra gli ex vertici e MPS rappresenta un nuovo fronte in una vicenda già estremamente complessa. Le cause civili promosse da Vigni, e probabilmente anche da Mussari, potrebbero avere implicazioni significative, non solo per i diretti interessati, ma anche per l’immagine e la stabilità della banca.
Al di là delle questioni legali, la storia di MPS rimane un caso emblematico delle fragilità del sistema bancario italiano e delle sfide legate alla governance, alla trasparenza e alla vigilanza. Le assoluzioni degli ex dirigenti hanno sollevato dubbi sulla capacità della giustizia di individuare le responsabilità in casi così intricati, mentre le richieste di risarcimento potrebbero aprire un nuovo capitolo nella lunga saga della banca senese.

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