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Trump e Putin ad Anchorage: un tête-à-tête carico di tensione

- di: Bruno Coletta
 
Trump e Putin ad Anchorage: un tête-à-tête carico di tensione
L’Alaska diventa palcoscenico diplomatico, tra speranze di pace, retroscena militari e geopolitica globale.

Verso l’Alaska: tempi, luoghi, strategie (e qualche sorpresa)

Il summit tra il presidente statunitense Donald Trump e quello russo Vladimir Putin è fissato per venerdì 15 agosto 2025, alle 11:00 ora locale di Anchorage (le 19:00 ora italiana). La Casa Bianca indica che Trump partirà nelle prime ore della mattina e farà rientro a Washington nella notte tra venerdì e sabato. L’incontro si svolgerà in un contesto ufficiale e blindato: la Joint Base Elmendorf-Richardson, scelta per ragioni di sicurezza e per il suo valore simbolico.

Dal “listening exercise” alla posta in gioco geopolitica

Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, ha definito l’incontro una “esercitazione d’ascolto” da parte di Trump, più orientata a ricevere informazioni che a firmare accordi immediati. Alla vigilia dell’evento, il presidente statunitense ha affermato che ritiene Putin “pronto a chiudere un accordo”, pur riconoscendo che una vera intesa potrebbe richiedere un secondo round con il coinvolgimento di Volodymyr Zelensky.

Dal Cremlino, Putin ha lodato quelli che definisce “sforzi energici e sinceri” degli Stati Uniti per porre fine al conflitto in Ucraina e ha lasciato intravedere la possibilità di discutere anche di controllo degli armamenti nucleari. Il summit si configura così come un preambolo delicato, in bilico tra prospettive di pace e dimostrazioni di potenza.

Ucraina, geopolitica e l’ombra europea

Il presidente Zelensky ribadisce la linea: nessuna concessione territoriale e nessun accordo senza un suo ruolo attivo al tavolo. In Europa cresce la preoccupazione che una ricerca di risultati rapidi possa tradursi in concessioni eccessive a Mosca, con effetti potenzialmente corrosivi sulla coesione dell’alleanza occidentale. Anche l’India osserva con attenzione, valutando gli effetti sui propri equilibri con Washington e Mosca.

Perché proprio l’Alaska? Il valore simbolico e oltre

La scelta di Anchorage non è casuale: questo avamposto tra Pacifico e Artico mantiene un filo storico tra Stati Uniti e Russia e rappresenta una soluzione logisticamente prudente. La cornice comunica un messaggio di riconciliazione cauta: incontro in territorio americano, lontano dai tradizionali salotti diplomatici, ma vicino – geograficamente e simbolicamente – alle traiettorie russe sul grande Nord.

Scenari sul tavolo diplomatico

  • Armi nucleari: possibilità di discutere limiti e verifiche, riaprendo un canale strategico che negli ultimi anni si è assottigliato.
  • Economia: esplorazione di “potenziali enormi” per la collaborazione bilaterale, con attenzione a energia, materie prime e catene del valore.
  • Archivio storico: ultimo faccia a faccia diretto tra i due leader nel 2019, a Osaka; il vertice di Anchorage segna quindi un ritorno a colloqui ad alto livello dopo anni di gelo.

Entusiasmo o cautela?

L’appuntamento di Anchorage è carico di significati diplomatici, simbolici e strategici. Non si profila un trattato immediato: appare piuttosto come una mossa preparatoria, un primo sguardo reciproco dopo un lungo raffreddamento. Il destino dell’Ucraina resta lo sfondo inevitabile, mentre il mondo osserva in equilibrio tra speranza e prudenza.

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