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Mobilità sostenibile in Italia: auto dominante, cresce l’intermodalità

- di: Marta Giannoni
 
Mobilità sostenibile in Italia: auto dominante, cresce l’intermodalità
Mobilità sostenibile in Italia: auto dominante, cresce l’intermodalità
Indice 66/100, elettriche in ostacolo, binari su treno: gli italiani sognano l’intermodalità ma restano incatenati all’auto.

Un’Italia che usa l’auto… ma sogna alternative

Gli italiani confermano che l’automobile resta il mezzo più usato per gli spostamenti frequenti: quasi 8 su 10 la impiegano con regolarità e il 92% la utilizza almeno una volta alla settimana. Ma non tutto è fermo: cresce la sensibilità verso l’intermodalità, in particolare quella ferroviaria, considerata da 7 su 10 la via più sostenibile per muoversi. Il 57% dichiara di utilizzare i treni regionali, anche se il trasporto pubblico tradizionale (bus, tram, metro) è usato con frequenza elevata solo dal 19%.

L’indice 66 su 100, tra speranze e freni

Per la prima volta è stato misurato un Indice di mobilità sostenibile che si attesta a 66 su 100. Non è un voto altissimo, ma indica una base su cui costruire: consapevolezza ambientale in crescita e pratiche già in atto, frenate però da infrastrutture incomplete e resistenze economiche.

Elettrico, interesse tiepido e ostacoli concreti

Il quadro dell’auto elettrica resta sfaccettato: il 59% si dice non interessato, ma guardando al futuro il 38% pensa che tra dieci anni sarà il mezzo più usato. Le barriere principali? Prezzo elevato (55%), autonomia percepita insufficiente (43%), richiesta di energia per la ricarica (19%) e timori sulla sicurezza delle batterie (17%). A pesare è anche la rete: solo una minoranza giudica le colonnine adeguate e ben distribuite, con difficoltà più marcate nel Centro-Sud e nei piccoli comuni.

Merci e intermodalità, la consapevolezza cresce

Sul fronte del trasporto merci si registra una coscienza ambientale avanzata: oltre quattro quinti degli intervistati ritengono decisivo spostare carichi su modalità più sostenibili, puntando su soluzioni intermodali che combinano gomma e ferro. La logistica è percepita come leva per ridurre emissioni e, insieme, contenere i costi a valle.

La politica tra neutralità tecnologica e alternative

“La mobilità è una leva strategica di sviluppo: occorre rinnovare e decarbonizzare il settore dell’auto in maniera ragionevole, senza puntare soltanto sull’elettrico” — Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy.

“La decisione europea sul motore endotermico cadrà: la realtà ci porta alla neutralità tecnologica, con spazio a idrogeno e biometano” — Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.

La linea che emerge è chiara: neutralità tecnologica e pluralità di soluzioni. L’elettrico rimane asse portante, ma si spingono anche idrogeno e biometano, con la richiesta di incentivi più efficaci e investimenti in infrastrutture.

Geografie diverse, opportunità diseguali

Le percezioni cambiano lungo la penisola. Nel Nord e nelle grandi città c’è maggiore fiducia nelle alternative all’auto; nel Sud e nei centri piccoli pesano di più carenze di servizio e infrastrutture insufficienti. Senza riequilibri, la transizione rischia di procedere a velocità diverse, alimentando un divario che è insieme economico e sociale.

Il bivio davanti a noi

L’indice a 66/100 racconta un’Italia che ha già intrapreso la strada, ma deve superare tre nodi: risorse (per infrastrutture e incentivi), tecnologia (per valorizzare alternative come idrogeno e biometano) ed equità territoriale. Se nei prossimi anni la politica saprà essere coerente e gli investimenti diventeranno cantieri reali, la mobilità sostenibile smetterà di essere un orizzonte e diventerà politica industriale e quotidianità. Altrimenti, l’auto resterà non solo regina degli spostamenti, ma anche il simbolo di un Paese che guarda al futuro con il piede ancora sul freno.

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